Un barlettano a Tokyo racconta la città ad un anno dal terremoto in Giappone
La testimonianza di Alessandro Centonze. Uno sguardo sull’altra parte del mondo
domenica 18 marzo 2012
20.18
L'occasione di essere a Tokyo è dovuta a un gioioso evento. Alessandro è mio fratello, vive e lavora a Tokyo ed è sposato con una giapponese di nome Makiko, e il mese scorso è nata la loro figlia, di nome Giulia. Da qui l'idea di un intervista singolare, in quanto rivolta a un fratello, per raccogliere l'esperienza di un altro "Barlettano nel mondo", un filone tematico seguito con molto interesse da Barlettalife e gradito ai lettori.
Definire Tokyo un "caos ordinato" è venuto naturale. Un ossimoro che contiene in sé tutto ciò che appare visibilmente, percorrendo questa città. Tutto è tanto, persone ovviamente in primis, ma scorre regolarmente. La dimostrazione di questa sensazione, come detto, è la gente. Se alle strade corrispondono ondate costanti e immani di veicoli, alle onnipresenti linee di trasporto pubblico (ferrovia e metro) corrispondono ondate costanti e immani di persone. Stazioni come vere e proprie autostrade umane senza sosta, dove solo tu, nel tuo ruolo di turista, con un passo magari più lento, alla ricerca delle indicazioni da seguire, puoi creare rallentamenti. La città è espressione di una rigenerazione continua. I tralicci dei cavi elettrici (che non percorrono i muri delle case) nelle strade, sono il segno che indica come qui è prassi consolidata abbattere e ricostruire gli edifici dopo un determinato numero di anni. La città è davvero moderna. Una sensazione del genere l'ho provata solo in piccola parte a Berlino. Trovarsi nella zona centrale è provare la sensazione di essere davvero piccoli ai piedi di giganti dell'architettura moderna che sovrastano e avvolgono il cuore della città. Ma a compensare questi "pieni urbani" vi sono meravigliosi spazi dove ad essere sovrani sono la natura e la spiritualità: grandi parchi, che appaiono come oasi in cui rifugiarsi dal frastuono metropolitano, si sovrappongono visivamente allo skyline urbano della città; luoghi religiosi, come templi buddhisti e shintoisti, di dimensioni molto grandi o molto piccole, richiamano persone di ogni estrazione sociale, casalinghe, "salary-men", uomini d'affari o pensionati che siano.
L'intervista ad Alessandro Centonze segue nella sezione iReport, ed è stata inevitabilmente l'occasione per avere una testimonianza dell'11 Marzo 2011, data del tragico terremoto avvenuto in Giappone, di cui è da pochi giorni trascorso l'anniversario.
Definire Tokyo un "caos ordinato" è venuto naturale. Un ossimoro che contiene in sé tutto ciò che appare visibilmente, percorrendo questa città. Tutto è tanto, persone ovviamente in primis, ma scorre regolarmente. La dimostrazione di questa sensazione, come detto, è la gente. Se alle strade corrispondono ondate costanti e immani di veicoli, alle onnipresenti linee di trasporto pubblico (ferrovia e metro) corrispondono ondate costanti e immani di persone. Stazioni come vere e proprie autostrade umane senza sosta, dove solo tu, nel tuo ruolo di turista, con un passo magari più lento, alla ricerca delle indicazioni da seguire, puoi creare rallentamenti. La città è espressione di una rigenerazione continua. I tralicci dei cavi elettrici (che non percorrono i muri delle case) nelle strade, sono il segno che indica come qui è prassi consolidata abbattere e ricostruire gli edifici dopo un determinato numero di anni. La città è davvero moderna. Una sensazione del genere l'ho provata solo in piccola parte a Berlino. Trovarsi nella zona centrale è provare la sensazione di essere davvero piccoli ai piedi di giganti dell'architettura moderna che sovrastano e avvolgono il cuore della città. Ma a compensare questi "pieni urbani" vi sono meravigliosi spazi dove ad essere sovrani sono la natura e la spiritualità: grandi parchi, che appaiono come oasi in cui rifugiarsi dal frastuono metropolitano, si sovrappongono visivamente allo skyline urbano della città; luoghi religiosi, come templi buddhisti e shintoisti, di dimensioni molto grandi o molto piccole, richiamano persone di ogni estrazione sociale, casalinghe, "salary-men", uomini d'affari o pensionati che siano.
L'intervista ad Alessandro Centonze segue nella sezione iReport, ed è stata inevitabilmente l'occasione per avere una testimonianza dell'11 Marzo 2011, data del tragico terremoto avvenuto in Giappone, di cui è da pochi giorni trascorso l'anniversario.