Uil Puglia e Bat sul drammatico bilancio occupazionale nel Mezzogiorno
Il segretario generale, Aldo Pugliese: «La ripresa economica è lontana anni luce»
martedì 7 aprile 2015
«A volte la realtà dipende dal punto di vista da cui la si guarda. Questo Governo ha un solo punto di vista: il suo. Un punto di vista completamente scollato dalla realtà del Paese, che è ben diversa da quella degli annunci trionfalistici delle ultime ore». Aldo Pugliese, segretario generale della UIL di Puglia e di Bari-Bat, si esprime così sui dati diffusi dal Ministero del Lavoro, che evidenziano un aumento del 35% dei contratti a tempo indeterminato nei primi due mesi dell'anno.
«Poletti e Renzi – continua Pugliese – festeggiano i 303mila contratti a tempo indeterminato attivati tra gennaio e febbraio e l'aumento di 79mila unità. Sarà, ma perché tutto tace sulla qualità dell'occupazione che si è generata? Ma soprattutto perché nulla si dice sui posti di lavoro che, nello stesso periodo, sono andati perduti, in particolare nel Mezzogiorno? Purtroppo siamo, come al solito, di fronte alla politica degli spot: la crescita, la ripresa economica e occupazionale, sono ben altra cosa e sono ancora lontane anni luce.
Il Mezzogiorno continua ad essere in pesante deficit nel proprio bilancio occupazionale e la Puglia non fa eccezione – prosegue il Segretario regionale della UIL – visto che si continuano a perdere 137 posti di lavoro al giorno, nonostante il Jobs Act, ben più di quelli che si creano. Senza considerare che la maggior parte dell'occupazione che si genera è nel terziario, con il minimo della retribuzione che è ormai un'abitudine consolidata. La disoccupazione giovanile non cala, anzi aumenta costantemente con i picchi drammatici di quella giovanile, così come il tasso di povertà. Purtroppo la nostra (facile) previsione si sta rivelando corretta: il fenomeno della nuova occupazione si sta limitando al Nord, dove il mercato è più attivo, mentre non si frena l'emorragia da Roma in giù. Il Governo ha sottratto 3,5 miliardi dai fondi per lo sviluppo del Sud, spalmandoli su tutto il territorio nazionale e favorendo, in sostanza, il Nord, dove il mercato occupazionale è tendenzialmente più attivo. Inoltre, tale distribuzione delle risorse è avvenuta senza un piano di politica industriale e produttiva coerente e non farà altro se non drogare il mercato occupazionale, incentivando solo le stabilizzazioni e le assunzioni che comunque si sarebbero fatte, iniettando metadone alle aziende senza alcun principio di premialità per quelle che invece danno vita a sana occupazione e occupazione aggiuntiva, il vero problema di questo Paese e la chiave per riprendere il cammino dello sviluppo».
«Poletti e Renzi – continua Pugliese – festeggiano i 303mila contratti a tempo indeterminato attivati tra gennaio e febbraio e l'aumento di 79mila unità. Sarà, ma perché tutto tace sulla qualità dell'occupazione che si è generata? Ma soprattutto perché nulla si dice sui posti di lavoro che, nello stesso periodo, sono andati perduti, in particolare nel Mezzogiorno? Purtroppo siamo, come al solito, di fronte alla politica degli spot: la crescita, la ripresa economica e occupazionale, sono ben altra cosa e sono ancora lontane anni luce.
Il Mezzogiorno continua ad essere in pesante deficit nel proprio bilancio occupazionale e la Puglia non fa eccezione – prosegue il Segretario regionale della UIL – visto che si continuano a perdere 137 posti di lavoro al giorno, nonostante il Jobs Act, ben più di quelli che si creano. Senza considerare che la maggior parte dell'occupazione che si genera è nel terziario, con il minimo della retribuzione che è ormai un'abitudine consolidata. La disoccupazione giovanile non cala, anzi aumenta costantemente con i picchi drammatici di quella giovanile, così come il tasso di povertà. Purtroppo la nostra (facile) previsione si sta rivelando corretta: il fenomeno della nuova occupazione si sta limitando al Nord, dove il mercato è più attivo, mentre non si frena l'emorragia da Roma in giù. Il Governo ha sottratto 3,5 miliardi dai fondi per lo sviluppo del Sud, spalmandoli su tutto il territorio nazionale e favorendo, in sostanza, il Nord, dove il mercato occupazionale è tendenzialmente più attivo. Inoltre, tale distribuzione delle risorse è avvenuta senza un piano di politica industriale e produttiva coerente e non farà altro se non drogare il mercato occupazionale, incentivando solo le stabilizzazioni e le assunzioni che comunque si sarebbero fatte, iniettando metadone alle aziende senza alcun principio di premialità per quelle che invece danno vita a sana occupazione e occupazione aggiuntiva, il vero problema di questo Paese e la chiave per riprendere il cammino dello sviluppo».