Tre dirigenti donne tagliate su quattro, l'accusa del Comitato SNOQ
«Esiste una misoginia del potere a Barletta?». La discrasia tra panorama politico pugliese e locale
giovedì 19 luglio 2012
«Quando c'è da pagare, a pagare di più sono sempre le donne ». Così ha inizio il comunicato del comitato a difesa delle donne Se Non Ora Quando (SNOQ) in merito al mancato rinnovo del contratto, scaduto il 10 luglio, a quattro dirigenti del Comune di Barletta, tra cui 3 donne, la dott.ssa Donno, la dott.ssa Palmiotta e la dott.ssa Scommegna. Una voce che accusa di misoginia l'amministrazione comunale retta dal sindaco Maffei, che ricalca quanto già affermato in parte ai nostri microfoni da Santa Scommegna in una recente intervista.
«Tantissimi sono gli ambiti in cui questo assunto è -ahinoi- tragicamente valido nel nostro paese e non è questa l'occasione per elencarli tutti. E non è vittimismo il nostro: sfidiamo chiunque a contraddire statistiche e numeri che parlano di un'Italia in cui la parità di condizioni e di opportunità rappresenta ancora un orizzonte troppo lontano. Una recentissima notizia di cronaca politica locale – segue il comunicato- ci porta oggi a riflettere sul fatto che il "potere", qui da noi, è ancora essenzialmente maschile e che a parole e nei dibattiti si è tutti molto sensibili sulla questione femminile ma quando c'è da decidere si decide spesso a sfavore delle donne senza che nessuno si ponga il problema.
Dei quattro dirigenti rimossi dal proprio incarico per i previsti e legittimi tagli per il riordino della macchina amministrativa, tre sono donne. Non vogliamo credere che ci sia stata una precisa volontà misogina, certamente non è così; i settori guidati dalle dott.sse Scommegna, Palmiotti e Donno sono ritenuti non strategici e dunque sono stati "accorpati" ad altri, però ci chiediamo: nessuno mai si pone il problema di una presenza paritaria di uomini e donne? Si parli di assessori, dirigenti, primari d'ospedale, il refrain è sempre il medesimo.
Oggi le donne e i loro diritti sono al centro del dibattito, importanti decreti e sentenze affermano il principio delle pari opportunità allo scopo di favorire un riequilibrio dei ruoli apicali in vari ambiti: consigli di amministrazione delle società quotate, pubbliche amministrazioni, giunte. E ancora fa eco il recente e massiccio impegno di molte di noi, donne pugliesi di partiti, associazioni e movimenti, che ha prodotto in 3 mesi più di 30.000 firme a sostegno di una proposta di legge di iniziativa popolare per il 50/50 nelle liste elettorali e l'introduzione della doppia preferenza, strumenti per riempire il vistoso e preoccupante gap di rappresentanza nei luoghi delle decisioni (si pensi al consiglio regionale pugliese, dove su 70 consiglieri, solo 3 sono donne). Eppure nulla. Ancora nulla. Sembra davvero impresa titanica costruire una parità che sia formale e al tempo stesso sostanziale.
Quelle poche donne che occupano posizioni di potere percorrono ogni giorno una strada in salita, devono faticare al doppio per superare scetticismo e diffidenza, eppure molto spesso "rendono" il doppio: è ormai riconosciuto da tutti gli economisti e gli studiosi internazionali che le qualità femminili come la concretezza, l'intelligenza sociale, la capacità di comunicare, la flessibilità sono preziosissime e che il mancato o parziale utilizzo di competenze e talenti delle donne rappresenta un freno per lo sviluppo economico e sociale di un territorio. O si cambia, o si muore, dice qualcuno in queste ore.
Noi vogliamo che si cambi- conclude il Comitato SNOQ- E' responsabilità di tutti, generare il cambiamento necessario alla sopravvivenza. L'assunzione di responsabilità parta da noi donne: "Molte volte, anche in tempi recenti, abbiamo altezzosamente rifiutato i luoghi collettivi di elaborazione e confronto delle donne, nella convinzione che ognuna dovesse rappresentare sè stessa e trovare la propria personale soluzione per superare le discriminazioni, per dimostrare di essere brava quanto e più di un uomo. L'aver ceduto in qualche modo all'individualismo dilagante nella nostra società ci ha indebolito e frammentato", ha scritto una donna autorevole di questo paese... Riscopriamo la capacità di metterci in rete, saremo meno sole. L'altra assunzione di responsabilità la chiediamo a chi ci governa. Suggeriamo di considerare con attenzione la questione di genere, chiediamo di compiere scelte "normali", che sapranno di "rivoluzionario" per le condizioni in cui siamo. Le disuguaglianze generano nuove diseguaglianze e il cambiamento così non giungerà mai. Oggi molti elementi ci consegnano il disegno un paese diseguale, impari, sbilanciato, irrigidito, vecchio. Ridisegnamola, la nostra Italia. E che sia un paese di uguali, tra eguali».
«Tantissimi sono gli ambiti in cui questo assunto è -ahinoi- tragicamente valido nel nostro paese e non è questa l'occasione per elencarli tutti. E non è vittimismo il nostro: sfidiamo chiunque a contraddire statistiche e numeri che parlano di un'Italia in cui la parità di condizioni e di opportunità rappresenta ancora un orizzonte troppo lontano. Una recentissima notizia di cronaca politica locale – segue il comunicato- ci porta oggi a riflettere sul fatto che il "potere", qui da noi, è ancora essenzialmente maschile e che a parole e nei dibattiti si è tutti molto sensibili sulla questione femminile ma quando c'è da decidere si decide spesso a sfavore delle donne senza che nessuno si ponga il problema.
Dei quattro dirigenti rimossi dal proprio incarico per i previsti e legittimi tagli per il riordino della macchina amministrativa, tre sono donne. Non vogliamo credere che ci sia stata una precisa volontà misogina, certamente non è così; i settori guidati dalle dott.sse Scommegna, Palmiotti e Donno sono ritenuti non strategici e dunque sono stati "accorpati" ad altri, però ci chiediamo: nessuno mai si pone il problema di una presenza paritaria di uomini e donne? Si parli di assessori, dirigenti, primari d'ospedale, il refrain è sempre il medesimo.
Oggi le donne e i loro diritti sono al centro del dibattito, importanti decreti e sentenze affermano il principio delle pari opportunità allo scopo di favorire un riequilibrio dei ruoli apicali in vari ambiti: consigli di amministrazione delle società quotate, pubbliche amministrazioni, giunte. E ancora fa eco il recente e massiccio impegno di molte di noi, donne pugliesi di partiti, associazioni e movimenti, che ha prodotto in 3 mesi più di 30.000 firme a sostegno di una proposta di legge di iniziativa popolare per il 50/50 nelle liste elettorali e l'introduzione della doppia preferenza, strumenti per riempire il vistoso e preoccupante gap di rappresentanza nei luoghi delle decisioni (si pensi al consiglio regionale pugliese, dove su 70 consiglieri, solo 3 sono donne). Eppure nulla. Ancora nulla. Sembra davvero impresa titanica costruire una parità che sia formale e al tempo stesso sostanziale.
Quelle poche donne che occupano posizioni di potere percorrono ogni giorno una strada in salita, devono faticare al doppio per superare scetticismo e diffidenza, eppure molto spesso "rendono" il doppio: è ormai riconosciuto da tutti gli economisti e gli studiosi internazionali che le qualità femminili come la concretezza, l'intelligenza sociale, la capacità di comunicare, la flessibilità sono preziosissime e che il mancato o parziale utilizzo di competenze e talenti delle donne rappresenta un freno per lo sviluppo economico e sociale di un territorio. O si cambia, o si muore, dice qualcuno in queste ore.
Noi vogliamo che si cambi- conclude il Comitato SNOQ- E' responsabilità di tutti, generare il cambiamento necessario alla sopravvivenza. L'assunzione di responsabilità parta da noi donne: "Molte volte, anche in tempi recenti, abbiamo altezzosamente rifiutato i luoghi collettivi di elaborazione e confronto delle donne, nella convinzione che ognuna dovesse rappresentare sè stessa e trovare la propria personale soluzione per superare le discriminazioni, per dimostrare di essere brava quanto e più di un uomo. L'aver ceduto in qualche modo all'individualismo dilagante nella nostra società ci ha indebolito e frammentato", ha scritto una donna autorevole di questo paese... Riscopriamo la capacità di metterci in rete, saremo meno sole. L'altra assunzione di responsabilità la chiediamo a chi ci governa. Suggeriamo di considerare con attenzione la questione di genere, chiediamo di compiere scelte "normali", che sapranno di "rivoluzionario" per le condizioni in cui siamo. Le disuguaglianze generano nuove diseguaglianze e il cambiamento così non giungerà mai. Oggi molti elementi ci consegnano il disegno un paese diseguale, impari, sbilanciato, irrigidito, vecchio. Ridisegnamola, la nostra Italia. E che sia un paese di uguali, tra eguali».