«Toccare la povertà a Barletta», intervista a Lorenzo Chieppa
La Caritas cittadina aumenta il suo ‘menù’ di servizi per i più bisognosi
venerdì 20 febbraio 2015
Papa Francesco durante il Concistoro di pochi giorni fa ha esortato a guardare "in faccia i poveri" a guardarli con un occhio di riguardo "anzi a toccarli". È questa la filosofia che spinge il prezioso lavoro della Caritas in tutto il mondo. L'impegno dei volontari è straordinario e instancabile, cercando di rattoppare la tela ormai lacerata della nostra società, dove la povertà è ormai una costante compagna di banco. Anche Barletta non è da meno, e per questo abbiamo incontrato Lorenzo Chieppa, responsabile della Caritas barlettana.
Chi sono i poveri di oggi?
«Un povero è un dimenticato, è un disagiato, è chi non ha nessuno che lo ascolti. Sempre più spesso sono persone comuni, che magari conducono vite apparentemente normali fuori, ma la sera hanno bisogno di un tetto; sono papà separati; sono coloro che non riescono ad assicurare un pasto alle loro famiglie; sono alcuni extracomunitari; le maglie si sono molto allargate recentemente: un nucleo famigliare con 500 euro al mese è sulla soglia di massima povertà; la crisi ha tirato dentro la cosiddetta classe media. La fascia di povertà relativa vede quattro persone vivere con 900 euro al mese senza una casa di proprietà. A Barletta, come altrove, il rapporto di 80% immigrati e 20% barlettani, valido qualche anno fa, oggi è quasi ribaltato».
Ma perché: sono migliorate le condizioni degli extracomunitari o sono peggiorate le condizioni dei barlettani?
«Sono per fortuna migliorate le condizioni degli immigrati anche grazie all'accoglienza e ai sistemi di volontariato internazionale, ma il problema è che il Governo centrale non attua serie politiche di welfare attivo e questo danneggia gravemente i nostri concittadini, che vedono notevolmente peggiorate le loro condizioni di vita».
Quali sono i servizi offerti dalla Caritas di Barletta?
«La Caritas cittadina ha due strutture: quella di via Manfredi, ampliata a fine 2014, con il doppio ingresso in via Bonello (alle spalle) favorendo così maggiore discrezione per gli utenti, e la "Mensa della povertà" in via Barberini, in locali messi a disposizione dalla parrocchia di San Giovanni Apostolo. Invece in via Manfredi ci occupiamo dell'accoglienza diurna e notturna, con venti posti letto, servizio lavanderia attivo h24 oltre che per i senzatetto anche per chi non ha la corrente elettrica in casa, raccolta e distribuzione indumenti, raccolta alimenti e farmaci, accoglienza e ascolto anche con figure professionali, servizio volontario medico e legale. La struttura è di proprietà della Diocesi e ogni piano dei quattro è dedicato a qualcosa. Abbiamo un servizio di barberia, su prenotazione, siamo arrivati prima di papa Francesco [ride]. Bisogna dire che il nostro impegno è complementare a quello dei Servizi Sociali comunali. Abbiamo recentemente avviato l'Unità di strada, in collaborazione con gli scout dell'Assoraider, per aiutare chi vive per strada, molti immigrati ma anche molti barlettani, anche interi nuclei familiari».
Quanti pasti al giorno offrite alla mensa cittadina?
«Fino a qualche mese fa eravamo in grado di offrire 80 pasti, ora, con l'ampliamento di ottobre, offriamo circa 120 pasti al giorno, sia per pranzo che a cena, di cui 80 in convenzione con il Comune e il resto a carico nostro. Abbiamo al varo, entro l'estate, l'ampliamento della mensa con l'allestimento di una cucina più grande che assicurerà fino a 300 pasti al giorno e gli imprenditori e le associazioni saranno invitate a contribuire».
Di cosa ha bisogno la Caritas cittadina da Istituzioni e cittadini?
«Sicuramente è sempre necessario un maggior intreccio tra Istituzioni e il nostro lavoro. Abbiamo il sindaco Cascella molto attivo e sensibile sui temi della solidarietà; anche il Prefetto Carla Minerva è molto vicina al nostro impegno. Ciò di cui abbiamo bisogno è il volontariato: la società civile ci vanga a dare una mano come può».
Chi sono i poveri di oggi?
«Un povero è un dimenticato, è un disagiato, è chi non ha nessuno che lo ascolti. Sempre più spesso sono persone comuni, che magari conducono vite apparentemente normali fuori, ma la sera hanno bisogno di un tetto; sono papà separati; sono coloro che non riescono ad assicurare un pasto alle loro famiglie; sono alcuni extracomunitari; le maglie si sono molto allargate recentemente: un nucleo famigliare con 500 euro al mese è sulla soglia di massima povertà; la crisi ha tirato dentro la cosiddetta classe media. La fascia di povertà relativa vede quattro persone vivere con 900 euro al mese senza una casa di proprietà. A Barletta, come altrove, il rapporto di 80% immigrati e 20% barlettani, valido qualche anno fa, oggi è quasi ribaltato».
Ma perché: sono migliorate le condizioni degli extracomunitari o sono peggiorate le condizioni dei barlettani?
«Sono per fortuna migliorate le condizioni degli immigrati anche grazie all'accoglienza e ai sistemi di volontariato internazionale, ma il problema è che il Governo centrale non attua serie politiche di welfare attivo e questo danneggia gravemente i nostri concittadini, che vedono notevolmente peggiorate le loro condizioni di vita».
Quali sono i servizi offerti dalla Caritas di Barletta?
«La Caritas cittadina ha due strutture: quella di via Manfredi, ampliata a fine 2014, con il doppio ingresso in via Bonello (alle spalle) favorendo così maggiore discrezione per gli utenti, e la "Mensa della povertà" in via Barberini, in locali messi a disposizione dalla parrocchia di San Giovanni Apostolo. Invece in via Manfredi ci occupiamo dell'accoglienza diurna e notturna, con venti posti letto, servizio lavanderia attivo h24 oltre che per i senzatetto anche per chi non ha la corrente elettrica in casa, raccolta e distribuzione indumenti, raccolta alimenti e farmaci, accoglienza e ascolto anche con figure professionali, servizio volontario medico e legale. La struttura è di proprietà della Diocesi e ogni piano dei quattro è dedicato a qualcosa. Abbiamo un servizio di barberia, su prenotazione, siamo arrivati prima di papa Francesco [ride]. Bisogna dire che il nostro impegno è complementare a quello dei Servizi Sociali comunali. Abbiamo recentemente avviato l'Unità di strada, in collaborazione con gli scout dell'Assoraider, per aiutare chi vive per strada, molti immigrati ma anche molti barlettani, anche interi nuclei familiari».
Quanti pasti al giorno offrite alla mensa cittadina?
«Fino a qualche mese fa eravamo in grado di offrire 80 pasti, ora, con l'ampliamento di ottobre, offriamo circa 120 pasti al giorno, sia per pranzo che a cena, di cui 80 in convenzione con il Comune e il resto a carico nostro. Abbiamo al varo, entro l'estate, l'ampliamento della mensa con l'allestimento di una cucina più grande che assicurerà fino a 300 pasti al giorno e gli imprenditori e le associazioni saranno invitate a contribuire».
Di cosa ha bisogno la Caritas cittadina da Istituzioni e cittadini?
«Sicuramente è sempre necessario un maggior intreccio tra Istituzioni e il nostro lavoro. Abbiamo il sindaco Cascella molto attivo e sensibile sui temi della solidarietà; anche il Prefetto Carla Minerva è molto vicina al nostro impegno. Ciò di cui abbiamo bisogno è il volontariato: la società civile ci vanga a dare una mano come può».