Timac di Barletta, Pasquale Cascella: «Bonifica e sostegno ai lavoratori»
«Al risanamento insieme all'occupazione non si può rinunciare»
lunedì 14 maggio 2018
«Bonifica o lavoro? Perché non occupazione e risanamento insieme? È comprensibile l'allarme dei lavoratori per la gravità della decisione assunta dalla Timac di scaricare sulla occupazione i problemi derivanti dalla decisione della magistratura di non rinnovare dopo due anni la facoltà d'uso dello stabilimento. Ma proprio questa preoccupazione deve richiamare tutti - dall'impresa ai sindacati, dagli enti pubblici alla magistratura, dalle forze politiche alle associazioni e movimenti sociali - a una riflessione severa su quale sia stata, e resti, la reale posta in gioco» scrive Pasquale Cascella in un comunicato stampa.
«C'è stato il tempo e il modo per individuare soluzioni che rendessero compatibili le attività di bonifica richieste da due ordinanze della Provincia, e poste alla base del sequestro giudiziario, con la messa in sicurezza operativa disposta dalla Regione. Purtroppo, l'azienda ha ritenuto che gli interventi per la continuità delle attività produttive potessero assorbire, o rinviare, gli interventi per rimediare alle situazioni - persino quelle storiche - di contaminazione ambientale dell'area. E ha trovato qualche alibi in speculari pregiudiziali politiche e sociali. Così, è toccato al Comune contrastare ogni tabù facendosi carico, nel contesto del nuovo monitoraggio ambientale, di disporre uno studio di fattibilità della bonifica necessaria e ammissibile. Ha dovuto farlo in sostituzione dell'azienda, anzi subendo da questa diffide e contestazioni. E ha dovuto difendere la stessa equilibrata impostazione nelle sedi istituzionali - in occasione dell'esame del Documento unico di programmazione e, da ultimo, su un particolare emendamento al Documento preliminare al Piano urbanistico generale - pur di preservare una prospettiva senza lacerazioni sociali per le complesse questioni ambientali lasciate da tempo accumulare nella zona industriale.
Ora che la magistratura rende ineludibile il compito di affrontare le criticità irrisolte, sarebbe bene sgombrare il campo dalle strumentalizzazioni propagandistiche e dalle sterili contrapposizioni per recuperare gli spazi utili alla ricerca di soluzioni in grado di conciliare, finalmente, la tutela dell'ambiente con le garanzie (anche attraverso appropriati ammortizzatori sociali) per i lavoratori. Perché al risanamento insieme all'occupazione si può non rinunciare. E si deve, facendo valere proprio quella scrupolosa visione dello sviluppo sostenibile».
«C'è stato il tempo e il modo per individuare soluzioni che rendessero compatibili le attività di bonifica richieste da due ordinanze della Provincia, e poste alla base del sequestro giudiziario, con la messa in sicurezza operativa disposta dalla Regione. Purtroppo, l'azienda ha ritenuto che gli interventi per la continuità delle attività produttive potessero assorbire, o rinviare, gli interventi per rimediare alle situazioni - persino quelle storiche - di contaminazione ambientale dell'area. E ha trovato qualche alibi in speculari pregiudiziali politiche e sociali. Così, è toccato al Comune contrastare ogni tabù facendosi carico, nel contesto del nuovo monitoraggio ambientale, di disporre uno studio di fattibilità della bonifica necessaria e ammissibile. Ha dovuto farlo in sostituzione dell'azienda, anzi subendo da questa diffide e contestazioni. E ha dovuto difendere la stessa equilibrata impostazione nelle sedi istituzionali - in occasione dell'esame del Documento unico di programmazione e, da ultimo, su un particolare emendamento al Documento preliminare al Piano urbanistico generale - pur di preservare una prospettiva senza lacerazioni sociali per le complesse questioni ambientali lasciate da tempo accumulare nella zona industriale.
Ora che la magistratura rende ineludibile il compito di affrontare le criticità irrisolte, sarebbe bene sgombrare il campo dalle strumentalizzazioni propagandistiche e dalle sterili contrapposizioni per recuperare gli spazi utili alla ricerca di soluzioni in grado di conciliare, finalmente, la tutela dell'ambiente con le garanzie (anche attraverso appropriati ammortizzatori sociali) per i lavoratori. Perché al risanamento insieme all'occupazione si può non rinunciare. E si deve, facendo valere proprio quella scrupolosa visione dello sviluppo sostenibile».