
Tessiture per un nuovo alfabeto dell’umana avventura
La recensione di Giuseppe Lagrasta, Presidente del Comitato Dante Alighieri di Barletta.
domenica 16 febbraio 2025
Riceviamo e pubblichiamo la recensione del professor Giuseppe Lagrasta sulla raccolta di poesie "Tessiture".
La raccolta di poesie "Tessiture" di Carol Serafino, pubblicata dalla CSA Editrice nel 2024, attraverso i suoi versi, esprime le potenzialità generative per scuotere l'animo umano e indurlo a riflettere, a pensare: poesia comunicativa, empatica e suggestiva attraverso cui, la parola poetica apre le braccia per accogliere l'umano che è immenso, disperso e infinito a causa della sua inquieta e turbata condizione interiore che, racconta passioni e desideri, storie e storie di profonda complessità.
E attraverso la tessitura poetica, Carol Serafino produce la parola interiore che si fa canto, preghiera per il mondo offeso, indicando la solitudine dell'umano, che produce inquietudinee dissonanti visioni; è il canto che racconta di infiniti umani e di infiniti naufragi. Il mondo, per essere compreso richiede continue sfide conoscitive e, anche il linguaggio della poesia, secondo la scrittura di Carol Serafino, possiede la linfa vitale per nutrire di tenerezza, magia e leggerezza, l'umana condizione. Una umana esistenza, smarrita in un labirinto terrestre e cosmico, che non gli consente di interpretarlo. Da qui, la declinazione di una "poetica della visione del mondo poetico-riflessiva" che propone un alfabeto giovanile visionario, capace di far emergere prossimità umana e profonda umanità.
Le segrete metafore che abitano questi versi sono figure poetiche che guidano la tessitura della parola, e narrano tramite la viva voce della poetessa, il sapore del mallo della contemporaneità. Scrive Carol nella poesia "Foglie d'avorio": "Perché tanta trepidazione per un mantello/d'avorio sui prati?/E' forse il colore della mia anima/che non rinuncia alla vita?/In quel labirinto di spine, avide di me,/ho estirpato i rovi e ho scorto l'avorio./L'avorio delle prime foglie d'autunno,/il più emozionante addio alla floridezza dell'estate,/il più discreto saluto/ al passo ombroso dell'inverno./
Il colore dell'anima, il labirinto, le foglie dell'autunno, l'inverno e la discrezione rispettosa verso la natura, e poi l'amore per la natura. Poesia dell'interiorità ma anche poesia dell'amore verso la natura. E non è poco, di questi tempi amari, leggere poesie che si occupano della grammatica interiore delle giovani generazioni e della tessitura esistenziale che stabiliscono, in un rapporto critico, tra vita interiore e vita naturale.
La tessitura poetica di Carol Serafino, così, accoglie e cesella, trasformando l'intreccio poetico delle parole in un messaggio di condivisione d'amore e di forte riflessione partecipata, al fine di scoprire, insieme "l'alfabeto dell'umana avventura". Versi che nella loro richiesta di comunione e ascolto rendono il paesaggio d'intorno impalpabile, quasi metafisico e silente, anche se alcune parole telluriche e dialogiche frantumano i nascondimenti dell'opacità del male.
E la specificità poetica del discorso avviato da Carol Serafino, fa tessitura, annoda, cesella la parola che dona vigore ai lembi delle parole dimenticate e riportate in primo piano dal linguaggio poetico.
Così tra paesaggi d'ombre e luci, le immagini poetiche di Carol, aprono spazi di fiducia rinforzando una parola poetica piena di energie vitali, capace di donare parole di profondo spessore umano e di illuminare luoghi dimenticati dalla memoria .
La "memoria interiore" di Carol Serafino, si fonde con la "memoria sociale ed esistenziale" favorendo l'intreccio delle autobiografie collettive, fonti primarie dell'energia poetica fondante della nostra poetessa e, linfa vitale per la poetica della parola, come segno, come cifra, come simbolo di una riflessione sull'umano.
Dal sistema carsico che aggredisce la forma della nostra parola quotidiana, la poetessa barlettana recupera i lacerti, i frammenti, le vocali disperse e le consonanti turbate dalla solitudine, facendole rivivere in un sistema di versi intensi che intrecciano tessiture che altrimenti si sarebbero disperse. La raccolta di queste emozioni trasformative rende la poesia di Carol uno scrigno segreto, che man mano, ad una continua lettura e approfondimento si svela, nella sua possibilità di comunicare sia passioni e sentimenti sia energie primarie per comunicare, attraverso la poesia, la presenza di nuove esistenze per affrontare i cambiamenti che impone il presente, innervando tessiture di storie,parole ed emozioni, per un futuro di luce. In "Rosa dei venti", la poetessa barlettana, scrive: "Cerco pienezza,/ tra i miei vuoti,/respirando gli affanni/dei miei ricordi./ Come una fronda/adusta/ dalla stagione secca,/rivoglio la voce/ delle assenze/il petricore/delle presenze./Spoglia/mi cerco/ma non mi trovo,/lungo i crinali/in un battito d'ali/." Così, tra passato e presente, la poesia di Carol Serafino si fa testimonianza di un mondo, fatto di sussulti, silenzi e ferite invisibili, definendo così, un alfabeto della memoria, composto da tessiture di inquietudini ma anche e soprattutto, composto, nell'improvviso, di slanci vitali per poter raccogliere fino in fondo i "frammenti della nostra umana avventura".
La raccolta di poesie "Tessiture" di Carol Serafino, pubblicata dalla CSA Editrice nel 2024, attraverso i suoi versi, esprime le potenzialità generative per scuotere l'animo umano e indurlo a riflettere, a pensare: poesia comunicativa, empatica e suggestiva attraverso cui, la parola poetica apre le braccia per accogliere l'umano che è immenso, disperso e infinito a causa della sua inquieta e turbata condizione interiore che, racconta passioni e desideri, storie e storie di profonda complessità.
E attraverso la tessitura poetica, Carol Serafino produce la parola interiore che si fa canto, preghiera per il mondo offeso, indicando la solitudine dell'umano, che produce inquietudinee dissonanti visioni; è il canto che racconta di infiniti umani e di infiniti naufragi. Il mondo, per essere compreso richiede continue sfide conoscitive e, anche il linguaggio della poesia, secondo la scrittura di Carol Serafino, possiede la linfa vitale per nutrire di tenerezza, magia e leggerezza, l'umana condizione. Una umana esistenza, smarrita in un labirinto terrestre e cosmico, che non gli consente di interpretarlo. Da qui, la declinazione di una "poetica della visione del mondo poetico-riflessiva" che propone un alfabeto giovanile visionario, capace di far emergere prossimità umana e profonda umanità.
Le segrete metafore che abitano questi versi sono figure poetiche che guidano la tessitura della parola, e narrano tramite la viva voce della poetessa, il sapore del mallo della contemporaneità. Scrive Carol nella poesia "Foglie d'avorio": "Perché tanta trepidazione per un mantello/d'avorio sui prati?/E' forse il colore della mia anima/che non rinuncia alla vita?/In quel labirinto di spine, avide di me,/ho estirpato i rovi e ho scorto l'avorio./L'avorio delle prime foglie d'autunno,/il più emozionante addio alla floridezza dell'estate,/il più discreto saluto/ al passo ombroso dell'inverno./
Il colore dell'anima, il labirinto, le foglie dell'autunno, l'inverno e la discrezione rispettosa verso la natura, e poi l'amore per la natura. Poesia dell'interiorità ma anche poesia dell'amore verso la natura. E non è poco, di questi tempi amari, leggere poesie che si occupano della grammatica interiore delle giovani generazioni e della tessitura esistenziale che stabiliscono, in un rapporto critico, tra vita interiore e vita naturale.
La tessitura poetica di Carol Serafino, così, accoglie e cesella, trasformando l'intreccio poetico delle parole in un messaggio di condivisione d'amore e di forte riflessione partecipata, al fine di scoprire, insieme "l'alfabeto dell'umana avventura". Versi che nella loro richiesta di comunione e ascolto rendono il paesaggio d'intorno impalpabile, quasi metafisico e silente, anche se alcune parole telluriche e dialogiche frantumano i nascondimenti dell'opacità del male.
E la specificità poetica del discorso avviato da Carol Serafino, fa tessitura, annoda, cesella la parola che dona vigore ai lembi delle parole dimenticate e riportate in primo piano dal linguaggio poetico.
Così tra paesaggi d'ombre e luci, le immagini poetiche di Carol, aprono spazi di fiducia rinforzando una parola poetica piena di energie vitali, capace di donare parole di profondo spessore umano e di illuminare luoghi dimenticati dalla memoria .
La "memoria interiore" di Carol Serafino, si fonde con la "memoria sociale ed esistenziale" favorendo l'intreccio delle autobiografie collettive, fonti primarie dell'energia poetica fondante della nostra poetessa e, linfa vitale per la poetica della parola, come segno, come cifra, come simbolo di una riflessione sull'umano.
Dal sistema carsico che aggredisce la forma della nostra parola quotidiana, la poetessa barlettana recupera i lacerti, i frammenti, le vocali disperse e le consonanti turbate dalla solitudine, facendole rivivere in un sistema di versi intensi che intrecciano tessiture che altrimenti si sarebbero disperse. La raccolta di queste emozioni trasformative rende la poesia di Carol uno scrigno segreto, che man mano, ad una continua lettura e approfondimento si svela, nella sua possibilità di comunicare sia passioni e sentimenti sia energie primarie per comunicare, attraverso la poesia, la presenza di nuove esistenze per affrontare i cambiamenti che impone il presente, innervando tessiture di storie,parole ed emozioni, per un futuro di luce. In "Rosa dei venti", la poetessa barlettana, scrive: "Cerco pienezza,/ tra i miei vuoti,/respirando gli affanni/dei miei ricordi./ Come una fronda/adusta/ dalla stagione secca,/rivoglio la voce/ delle assenze/il petricore/delle presenze./Spoglia/mi cerco/ma non mi trovo,/lungo i crinali/in un battito d'ali/." Così, tra passato e presente, la poesia di Carol Serafino si fa testimonianza di un mondo, fatto di sussulti, silenzi e ferite invisibili, definendo così, un alfabeto della memoria, composto da tessiture di inquietudini ma anche e soprattutto, composto, nell'improvviso, di slanci vitali per poter raccogliere fino in fondo i "frammenti della nostra umana avventura".