TEDx Barletta, pronti alla "Sfida"?

In scena la seconda edizione del TEDx Barletta, dal tema “Sfide”

domenica 6 settembre 2020 12.21
A cura di Francesco Balducci
Ieri sera nella Piazza d'Armi di Barletta è andato in scena la seconda edizione del TEDxBarletta, il cui tema centrale era "Sfide". Iniziamo con lo spiegare cosa è un TEDx: è evento, diretto dall'associazione TED, organizzato in modo indipendente, in cui talk e performance dal vivo sono combinati allo scopo di favorire relazioni e discussioni tra i partecipanti. All'interno della programmazione di un TEDx ci sono vari personaggi, definiti "speaker", che raccontano in un monologo la loro esperienza, direttamente collegata al tema centrale dell'intero evento.

L'edizione del TEDxBarletta 2020 è la seconda che si tiene nella Città della Disfida, dopo quella dello scorso anno; e nonostante l'emergenza COVID-19 abbia complicato un po' le cose e abbia costretto l'evento a slittare di qualche mese rispetto al mese di Aprile, in cui era previsto, lo svolgimento è stato un grandissimo successo per quello che si è visto sul palco e tra il pubblico.

Tredici speaker per più di 4 ore di show ed il tema centrale, "Sfide", che canalizzano tutti gli interventi verso un messaggio comune: Cos'è una sfida? E come va affrontata? Ad aprire le danze ci ha pensato Raffaele Mauro, che subito mette il pubblico su uno shuttle e lo proietta nello spazio per poter guardare dall'altro la Terra, poi tocca in rapida picchiata verso la terra più umile, con Elisabetta Cipollone, mamma-coraggio che, dopo aver perso suo figlio Andrea 9 anni fa, ha deciso di proseguire il sogno del suo bambino, racchiuso tra le pagine di un diario segreto, e di portare acqua nei territori in cui l'acqua è un privilegio inestimabile, a concludere il trittico l'ex-giocatore del Milan Filippo Galli, che mette a disposizione la sua esperienza nel calcio, prima come giocatore, poi come dirigente del settore giovanile del Milan, per parlarci di come un ragazzo venga preparato alle sfide per essere un campione; oggi è un consulente per la FIGC e mantiene un occhio attento agli aspetti formativi sui giovani.

Di seguito il secondo tris di speaker: Giovanni Chimenti, biologo marino presso l'Università degli Studi di Bari "Aldo Moro", che ci parla delle profondità del mare e di come salvaguardarli; Simona Sinesi, fondatrice dell'associazione "NEVER GIVE UP", che si occupa di affrontare i problemi dovuti a disturbi della nutrizione alimentari, che sono la prima causa di morte per malattia per le persone tra i 12 e i 25 anni; e Annalisa Piccolo, talentuosa ballerina barlettana, attualmente nel corpo di ballo della Staatstheater di Cottbus, che si esibisce in uno spettacolo di luci e sinuosità.

Dopo una lunga pausa, si riparte con i terzo tris di artisti: Irene Ivoi, una rifiutologa, cioè colei che dà nuova vita ai rifiuti e agli scarti, dopo aver deciso, negli anni '90, di non progettare merci per il consumo, bensì il tragitto esattamente opposto; Ines Testoni rielabora la morte sotto un punto di vista mai visto, rendendola più che mai una parte stessa della vita, e Regloew x Ozey, due musicisti barlettani che studiano al conservatorio Niccolò Piccinni di Bari e nel 2017 hanno dato vita a questo progetto di musica elettronica, in cui l'ausilio di batterie e tastiere elettroniche si fonde ad uno spettacolo audiovisivo di impatto.

Infine l'ultimo tris, quello che forse ha raccolto il maggior successo tra il pubblico: Joice Preira ci trascina insieme a lei ed a sua figlia Gaia nel futuro, visto non come lontananza irraggiungibile, ma come opportunità vera e propria; Francesco Poroli, che spiega come un semplice passatempo come il disegno possa diventare un mestiere con la forza di volontà e tanta creatività, che lo porta da un ufficio nel quale lavorava come addetto alle pulizie, alla copertina del New York Times Magazine, ed infine Guglielmo Scilla, in arte "willwoosh", artista poliedrico e dai mille spunti, che spiega il dilemma plurisecolare tra l'essere e il sembrare e l'impatto che può avere la scelta di voler essere (o sembrare) una persona piuttosto che un'altra, lui che delle scelte avventurose ci ha fatto un leitmotiv.

Il closing è stato affidato a Giò Sada, musicista barese, che con il suo progetto Gulliver trascina la platea in un avventuroso viaggio musicale e raccoglie l'ovazione generale.
L'appuntamento è virtualmente rimandato anche al prossimo anno, in cui il TEDxBarletta avrà un altro tema e tanta altra gente pronta a far sentire la sua voce, ma nel frattempo abbiamo intercettato alcuni degli speaker di questa edizione:

Dici Filippo Galli e pensi al Milan: in campo hai fatto magie ed ora ti trovi dalla parte opposta della scrivania come consulente FIGC e ti occupi degli aspetti formativi dedicati ai giovani calciatori. In che modo credi che si debba puntare sui giovani, non solo nel calcio, ma anche nella vita di tutti i giorni?

Filippo Galli: «Credo che i giovani vadano innanzitutto ascoltati, perché sono una risorsa importante ma spesso non li ascoltiamo, tendiamo a non dare loro spazio, ma credo che davvero possano avere una marcia in più. Devono essere accompagnati, ovviamente, e questo è compito di noi adulti. Soprattutto nel calcio, ma non solo lì, c'è bisogno di una maggiore comprensione dell'importanza che ha il processo formativo, perché poi un ragazzo diventi un professionista e questa può essere una delle sfide del presente e dell'immediato futuro».

Lei è l'esempio di come la forza di una madre può abbattere anche le pareti più resistenti. Una domanda che potrebbe sembrare banale: ma quanto crede che sia importante farsi trovare gli altri per aiutare gli altri?

Elisabetta Cipollone: «Io credo che sia importantissimo, nel mio caso è stata una strada che mi è stata indicata da mio figlio. E' chiaro che la sua volontà è stato il mio agire, andava in una direzione e io l'ho seguito. La nostra educazione è sempre stata quella di guardare all'altro, perché io sono fermamente convinta, che non c'è altro modo di essere felici pienamente, se non quello di aiutare gli altri, di rendersi utili agli altri, ed è anche quello che poi sopravvivrà anche a noi stessi. Una morte che mi ha colpito molto, ultimamente. È stata quella di Ezio Bosso, perché oltre alla sua arte e alla sua musica, sopravvivrà di lui anche questa energia e questa propensione che aveva verso gli altri».

Alla luce di quello che è il tuo lavoro e di quella che è la tua carriera, quanto credi che sia potente oggi un'immagine?
Francesco Poroli: «Be', un'immagine è sempre forte di per sé, perché le immagini non hanno bisogno di traduzioni. Quindi fare il mio lavoro, in questo senso, è meraviglioso, perché le immagini hanno un linguaggio universale e arrivano dirette alle persone e sono anche molto democratiche: l'illustrazione parla a tutti, senza difficoltà».