Sulla trasparenza, ovvero una modesta proposta per prevenire

In due parti la riflessione di Nicola Corvasce. Un viaggio sul dialogo con le istituzioni

venerdì 23 novembre 2012 13.23
Una Amministrazione pubblica moderna e imparziale dovrebbe essere permeabile al dialogo e alle esigenze dei cittadini e impermeabile a manovre e faccende varie che nulla hanno a che fare con l'interesse pubblico. Questa è la regola. Da molto tempo ho invece l'impressione (e non sono il solo, a quanto pare) che le cose al Comune stiano in modo esattamente opposto. Non è una questione che riguarda l'ultima Amministrazione, ma è un andazzo che dura ormai da decenni, con maggiore o minore intensità, che è passato indenne e immutato dalla cosiddetta prima alla cosiddetta seconda repubblica e che continua a interessare trasversalmente il cosiddetto centrodestra e il cosiddetto centrosinistra (naturalmente si dirà che sono un qualunquista, è ovvio). E allora, per tentare di venire fuori da questa maionese rancida e immangiabile, intendo trattare di trasparenza, tema del quale si parla spesso a sproposito e nei casi migliori, come nel manifesto di alcuni movimenti (vedi articolo su Barlettalife del 22 novembre u.s.) in buona fede e con tanta lodevole buona volontà, ma senza dettagliare in che modo questo principio si debba tradurre nella realtà amministrativa di tutti i giorni. Per fare questo, ho mutuato il titolo da un noto pamphlet del 1971 di Giuseppe Berto, proprio per dare a questo termine carne e sangue, per capire come essa possa diventare realtà se attuata con una serie di interventi concreti, il cui scopo è appunto quello di prevenire.

Inizierò con un esempio molto semplice: se abbiamo due immobili dei quali uno è protetto da porta blindata, impianto di allarme ed è costantemente illuminato, mentre l'altro è chiuso con una vetrinetta, non ha alcun tipo di sorveglianza ed è al buio, dove andrà il ladro? Riportiamo questo in una realtà amministrativa e chiediamoci: se un Comune ha una comunicazione e informazione capillare con i cittadini, un sistema di controlli efficace sugli atti e un'attività istituzionale continuamente visibile, mentre un altro ha un'informazione carente e pilotata, una selezione clientelare e non meritocratica della classe dirigente amministrativa, difficoltà nell'accesso agli atti e un'attività istituzionale non conoscibile, dove si dirigerà il maneggione e l'affarista politico e ahimè nei casi peggiori la criminalità organizzata? O sulla base di quale dei due tipi di organizzazione questi ultimi, nel caso in cui facciano già parte delle istituzioni, modelleranno l'Ente?

Mi scuso per la banalità dell'esempio, con l'aggravante delle domande che contengono in sé le risposte. Nessuno si senta offeso per questo. Si tratta in realtà di una forma di comunicazione semplificata che serve esclusivamente per introdurre una trattazione che sarà da questo momento in poi un po' più complessa, anche se eviterò di cadere in tecnicismi, avendo come faro sempre e comunque la comprensibilità. Aggiungo che è una tematica, questa, che non suscita particolari emozioni, non scalda gli animi, ma con la quale è necessario fare i conti per la semplice ragione che si tratta di un pre-requisito, vale a dire di una condizione preliminare senza la quale non è possibile una buona amministrazione né è pensabile la realizzazione di un qualunque programma amministrativo che abbia come obiettivo, al di là delle singole realizzazioni, lo sviluppo economico e civile della città.

Per essere ancora più chiari, senza un sistema politico e anche tecnico-amministrativo trasparente è del tutto inutile parlare di "cambiamento" (termine oramai inflazionato e svuotato di ogni significato) e la città continuerà ad essere zona franca per le scorribande di praticoni e mestieranti della politica e di comitati d'affari organizzati, dentro e fuori dal Comune.

E' necessario a questo punto fare una premessa, per evitare fraintendimenti su quanto segue. A coloro i quali dovessero considerare l'argomento come una utopia irrealizzabile o, peggio, come una sequela di chiacchiere, è utile sottolineare che una buona parte delle azioni che tratterò nel dettaglio sono già previste da norme in vigore e di conseguenza la loro attuazione è già oggi obbligatoria per le amministrazioni pubbliche. Per il resto, si tratta di interventi realistici, concretamente realizzabili e in molti casi già realizzati. Basta volerlo.

Per le persone particolarmente sensibili all'argomento, che potrebbero eventualmente ravvisare una certa genericità nella trattazione, è doveroso far presente che, per ragioni di spazio e di comunicazione, non è possibile andare nello specifico di ciascun aspetto, senza cadere in tecnicismi. Resta il fatto che per i possibili interessati anche alla parte concretamente operativa, sono disponibile, ma in altre sedi, ad ogni approfondimento.

Vado avanti. Per raggiungere un livello accettabile di trasparenza è necessario, a mio avviso, operare fondamentalmente su due piani: il primo è quello del rapporto con i cittadini, singoli o associati, il secondo quello dell'attività amministrativa propriamente detta.

Rapporto Comune - Cittadini
In questo campo vi sono gli interventi volti ad instaurare un rapporto intenso, continuo e bilaterale con i cittadini, singoli o organizzati. Essi devono operare in particolare:
Attività amministrativa
Su questo versante si considerano tutte quelle azioni finalizzate a garantire la legittimità, la legalità e l'efficienza dell'azione amministrativa. E' necessario intervenire in particolare:
Fine prima parte