Stress da gran caldo per gli allevamenti bovini: - 15% di latte

Coldiretti Puglia: «Oltre i 30 gradi, le mucche vanno in stress termico, mangiano poco, bevono molto e producono meno latte»

martedì 20 agosto 2019
Oltre agli uomini a soffrire il caldo sono anche gli animali nelle fattorie, dove le mucche con le alte temperature stanno producendo per lo stress fino ad oltre il 15% di latte in meno rispetto ai periodi normali. È l'allarme lanciato dalla Coldiretti Puglia sugli effetti negli allevamenti dell'innalzamento della colonna di mercurio nell'ultima settimana.

"Per le mucche il clima ideale è fra i 22 e i 24 gradi, oltre i 30 gradi vanno in stress termico, mangiano poco, bevono molto e producono meno latte. Al calo delle produzioni di latte si aggiunge anche un aumento dei costi nelle stalle per i maggiori consumi di acqua ed energia che gli allevatori devono sostenere per aiutare gli animali a resistere all'assedio del caldo. La situazione negli allevamenti è rappresentativo in realtà dello stato di disagio provocato dal clima su animali e piante", dice Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia. Per questo sono già scattate le contromisure anti afa nelle stalle – dice Coldiretti Puglia - dove sono in funzione anche ventilatori e doccette refrigeranti per aiutare le mucche a sopportare meglio la calura mentre gli abbeveratoi lavorano a pieno ritmo perché con le alte temperature ogni animale arriva a bere i fino a 140 litri di acqua al giorno contro i 70 dei periodi più freschi.

"Quanto sta avvenendo in questi ultimi giorni avrà ripercussioni negative fino all'autunno, perché lo stress termico che oggi stanno vivendo gli animali si traduce nell'immediato in un calo della produzione di latte del 15%, ma fino a settembre-ottobre si registrerà anche una diminuzione della fertilità e problemi sulle zampe. Gli animali nelle stalle non riescono a termoregolarsi e patiscono anche in termini di respirazione l'aumento esponenziale delle temperature associato all'alta umidità", spiega l'allevatore Onofrio Maellaro, presidente di Coldiretti a Noci, una delle aree zootecniche più vocate della Murgia barese, tarantino e del foggiano.

In Puglia, negli ultimi 40 anni, si è assistito ad un effetto desertificazione preoccupante – denuncia Coldiretti Puglia – con le precipitazioni diminuite paurosamente da 950 mm l'anno a circa 3/400 mm. Di contro convive ormai con un vero e proprio paradosso idrico, da un lato – aggiunge Coldiretti Puglia - è dilaniata da annosi fenomeni siccitosi, dall'altro è colpita da alluvioni e piogge torrenziali, con l'aggravante che l'acqua non viene riutilizzata a fini irrigui, a causa della carenza e/o mancanza di infrastrutture ad hoc. D'altro canto il clima impazzito, ormai una costante in Puglia, determina la maturazione precoce dei prodotti agricoli come mandorli e peschi in fiore a febbraio, mimose già pronte a dicembre e a gennaio, maturazione contemporanea degli ortaggi in autunno. Il caldo anomalo e le precipitazioni violente – conclude Coldiretti Puglia – rischiano ormai ogni anno di incrinare l'andamento del settore agricolo pugliese.