Stop al referendum eutanasia legale, tante le firme che furono raccolte a Barletta

Lacerenza: «La democrazia del palazzo ha deciso che la democrazia diretta e popolare, quella referendaria, può aspettare»

mercoledì 16 febbraio 2022 10.16
Per la Corte costituzionale il referendum sull'eutanasia legale è «inammissibile». Furono tante le firme raccolta anche a Barletta. «La Consulta ha ritenuto di rigettare il referendum eutanasia legale. Ha ritenuto insufficiente la volontà espressa da oltre un milione di persone di poter decidere della propria vita. Ha ritenuto inadatto lo strumento referendario a modificare la materia del fine vita» scrive Luca Lacerenza di- Più Europa.


«Tra qualche giorno leggeremo la sentenza, ma è facile immaginare le belle parole che vi troveremo dentro, dal fare molto paternalista. Scriveranno che la Corte ha tenuto in debito conto tutte le istanze pervenute e pienamente cosciente della necessità di una legge che normi la materia, volontà per altro già espressa nella recente sentenza sul caso Antoniani ma, tutto ciò premesso, ha ritenuto insufficiente lo strumento referendario; l'abrogazione parziale dell'omicidio del consenziente non è di per sé sufficiente ha garantire "la tutela minima costituzionalmente necessaria". Rimandando ovviamente al Parlamento il compito di approvare una legge organica che possa soddisfare efficacemente le istanze di tutte le parti.

Come se non fosse un film già visto! Come se non fossero passati inutilmente quarant'anni dalla prima proposta di legge. Quasi vent'anni dal primo richiamo formale del presidente della Repubblica a normare la materia. Altri anni dal primo richiamo della Corte. Quanti altri anni ancora dovremo aspettare? Quante altre persone ancora dovranno morire tra atroci sofferenze? Questo Parlamento è evidente che non sarà mai in grado di approvare una legge sul fine vita e con questa legge elettorale non lo sarà, verosimilmente, nemmeno il prossimo. Quant'altra sofferenza? Quant'altra indifferenza? Quant'altro dolore?

La democrazia del palazzo ha deciso che la democrazia diretta e popolare, quella referendaria, può aspettare. Quando leggeremo la sentenza e tutte le sue buone intenzioni leggeremo il solito bla, bla, bla... Certo è che noi, domani, ripartiremo. La nostra battaglia e quella di milioni di persone non si ferma certo qui! Questo era solo l'inizio, il primo passo».