Stipendi folli nella pubblica amministrazione, soprattutto nei comuni
Segretari e dirigenti costano come due manager. Tanti tagli, ma i politici non soffrono la crisi
giovedì 30 agosto 2012
La crisi economica sembra esserci per molti ma non per tutti. Nella pubblica amministrazione ci sono dirigenti, i quali vengono definiti come privilegiati, con stipendi elevati di centinaia di migliaia di euro l'anno e qualcuno addirittura più di mezzo milione.
Gli alti papaveri dello Stato italiano che secondo l'indagine dell'Ocse "Government at a glance 2011″ sono i meglio pagati al mondo, con una media di 308 mila euro per i top manager, riescono addirittura a doppiare il tetto imposto dal governo alle retribuzioni pubbliche. I dirigenti pubblici italiani, insomma, non si possono davvero lamentare dei loro stipendi. Ma se la passano molto bene e senza troppe verifiche i manager pubblici, ci sono i dirigenti comunali che sono completamente fuori dalla grazia di dio. A prescindere dalle dimensioni del Comune e dal numero dei suoi abitanti, gli stipendi dei dirigenti sono tutti pressochè uguali e tutti al massimo della retribuibilit. Qui si parla anche e soprattutto di dirigenti, presidenti e commissari di autorità indipendenti, di municipalizzate, di signorotti e burocrati con stipendi maturati in anni di privilegi e vacche grasse che adesso guai a chi glieli tocca. Come nel caso del segretario generale del Comune di Lecce (95.520 abitanti) che si accaparra un reddito annuo di 205.108 euro e, al top, il direttore generale del Comune di Milano che sbanca con i suoi 289.000 euro tondi tondi. Emolumenti da centinaia di migliaia di euro l'anno che sono schiaffi in faccia a chi tocca ogni giorno con mano il livello qualitativo medio dei servizi erogati dalla pubblica amministrazione. Quando si tratta di onorare i debiti con i fornitori e pagare il dovuto per i beni e servizi ricevuti, la PA si prende tutto il tempo che vuole, quando invece deve pagare lo stipendio ai suoi alti papaveri non ci sono problemi.
Come faranno i sindaci e gli amministratori comunali a giustificarli davanti ai cittadini ai quali continuamente ripetono che non c'è una lira in cassa per questo o quel servizio o ai loro dipendenti, che guadagnano la quarta, quinta parte dei loro stipendi, spesso per accollarsi la maggioranza del lavoro?
Per Giovanni D'Agata, fondatore dello "Sportello dei Diritti", occorre dare una sforbiciata alle retribuzioni dei dirigenti con più anzianità congelando in attesa immediatamente gli stipendi e i premi dei per i prossimi 5 anni. Oltre ad un effettivo risparmio per le casse comunali sarebbe un bel segnale nei confronti dei tanti cittadini che non arrivano a fine mese ed un occasione per ridurre le tasse inique. Insomma tagli che non servono solo a salvare i Comuni ma che dovrebbero servire a salvare la faccia di chi ci governa.
Gli alti papaveri dello Stato italiano che secondo l'indagine dell'Ocse "Government at a glance 2011″ sono i meglio pagati al mondo, con una media di 308 mila euro per i top manager, riescono addirittura a doppiare il tetto imposto dal governo alle retribuzioni pubbliche. I dirigenti pubblici italiani, insomma, non si possono davvero lamentare dei loro stipendi. Ma se la passano molto bene e senza troppe verifiche i manager pubblici, ci sono i dirigenti comunali che sono completamente fuori dalla grazia di dio. A prescindere dalle dimensioni del Comune e dal numero dei suoi abitanti, gli stipendi dei dirigenti sono tutti pressochè uguali e tutti al massimo della retribuibilit. Qui si parla anche e soprattutto di dirigenti, presidenti e commissari di autorità indipendenti, di municipalizzate, di signorotti e burocrati con stipendi maturati in anni di privilegi e vacche grasse che adesso guai a chi glieli tocca. Come nel caso del segretario generale del Comune di Lecce (95.520 abitanti) che si accaparra un reddito annuo di 205.108 euro e, al top, il direttore generale del Comune di Milano che sbanca con i suoi 289.000 euro tondi tondi. Emolumenti da centinaia di migliaia di euro l'anno che sono schiaffi in faccia a chi tocca ogni giorno con mano il livello qualitativo medio dei servizi erogati dalla pubblica amministrazione. Quando si tratta di onorare i debiti con i fornitori e pagare il dovuto per i beni e servizi ricevuti, la PA si prende tutto il tempo che vuole, quando invece deve pagare lo stipendio ai suoi alti papaveri non ci sono problemi.
Come faranno i sindaci e gli amministratori comunali a giustificarli davanti ai cittadini ai quali continuamente ripetono che non c'è una lira in cassa per questo o quel servizio o ai loro dipendenti, che guadagnano la quarta, quinta parte dei loro stipendi, spesso per accollarsi la maggioranza del lavoro?
Per Giovanni D'Agata, fondatore dello "Sportello dei Diritti", occorre dare una sforbiciata alle retribuzioni dei dirigenti con più anzianità congelando in attesa immediatamente gli stipendi e i premi dei per i prossimi 5 anni. Oltre ad un effettivo risparmio per le casse comunali sarebbe un bel segnale nei confronti dei tanti cittadini che non arrivano a fine mese ed un occasione per ridurre le tasse inique. Insomma tagli che non servono solo a salvare i Comuni ma che dovrebbero servire a salvare la faccia di chi ci governa.