Speciale Disfida di Barletta: i capitani di Spagna e Francia

Conosciamo il contesto da cui scaturì la famosa sfida

lunedì 4 settembre 2023
A cura di Cosimo Campanella
Quando si parla di Disfida di Barletta tutti sanno che i cavalieri italiani protagonisti della vicenda (tranne uno) posero le loro spade al servizio del Re di Spagna e che furono di grande aiuto nella resistenza dei soldati di Ferdinando il Cattolico all'assedio francese in terra di Puglia.

Già, ma chi impartiva ordini a fanti e cavalieri sul campo di battaglia dall'una e dall'altra parte? Chi erano i "Rommel" e i "Montgomery" che agli albori del Cinquecento si contendevano a suon di spade e archibugi i territori dell'allora Regno di Napoli?

Louis D'Armagnac, Duca di Nemours

Le forze francesi presenti nel Regno di Napoli, dopo la rottura del Patto di Granada del 1500, scesero in guerra contro gli spagnoli capitanate dal Duca di Nemours, al secolo Louis D'Armagnac.

Il generale Louis D'Armagnac nacque nel 1472, terzo genito di Jacques D'Armagnac Duca di Nemours e di Luisa D'Angiò, dalla quale Louis ereditò il titolo di Duca di Guisa.

La storia del generale D'Armagnac e della sua famiglia fu una delle più drammatiche e tormentate dell'epoca. Suo padre Jacques fu tra i più importanti nobili di Francia del XV secolo. Quest'ultimo, tuttavia, pur avendo ricevuto numerosi onori dall'allora Re Luigi XI, ebbe un rapporto piuttosto controverso con il monarca, tanto da essere prima arrestato, spogliato del titolo nobiliare e infine giustiziato sotto l'accusa di tradimento a favore degli inglesi nel 1477.

Come per una sorta di pentimento postumo riguardo l'esecuzione di Jacques d'Armagnac, Luigi XI restituì ai suoi eredi il titolo di Duca di Nemours nel 1484, tra cui Louis, il futuro comandante delle forze francesi nel Regno di Napoli, nonché presto capofamiglia, data la scomparsa dei suoi due fratelli maggiori Giacomo e Giovanni.

Il Duca di Nemours, che nel frattempo ha ottenuto dalla Corona francese il titolo di Vicerè di Napoli, guidò l'assedio francese a Barletta e dintorni dove si erano asserragliate le forze spagnole. Un assedio che molto probabilmente fu spezzato proprio grazie alla tregua dovuta alla sfida tra italiani e francesi del 13 febbraio 1503 (e non solo). Una tregua che consentì l'arrivo via mare di ingenti rinforzi all'esercito spagnolo, oltre a un gran numero di fanti tedeschi (i famigerati lanzichenecchi), che di lì a poche settimane sarebbero risultati decisivi per le sorti del conflitto nella celebre Battaglia di Cerignola. Battaglia dove troverà la morte lo stesso Louis D'Armagnac.

Gonzalo Fernandez de Aguilar de Cordoba (Consalvo da Cordova)

Se per noi barlettani è semplicemente uno dei personaggi di contorno dell'epopea di Ettore Fieramosca e dei suoi, per gli spagnoli Consalvo da Cordova è una sorta di Giuseppe Garibaldi ante litteram. Uno dei principali eroi nazionali, se non il principale, tanto da essere passato alla storia con l'appellativo di "El Gran Capitan".

Gonzalo Fernandez de Aguilar vede la luce presso il castello di Montilla, nei pressi della città di Cordova, il 1° settembre del 1453. Secondo genito di Pedro Fernandez de Aguilar, rimasto orfano in tenera età, essendo figlio cadetto, fu ben presto costretto alla vita militare e a conquistarsi sin da giovanissimo la fama di valoroso combattente. Lo fece a tal punto da suscitare l'ammirazione di Isabella di Castiglia, sua amica di infanzia (si ipotizzò persino una relazione tra i due), che lo volle ben presto al suo servizio.

Gonzalo fu tra i principali artefici del completamento della cosiddetta "reconquista", culminata con la definitiva sconfitta di Boabdil di Granada, detto anche "el Rey Chico" (il Re giovane, o reuccio), e della cacciata definitiva dei "moriscos" (mori, musulmani) dalla terra di Spagna.

Ma è in Italia, e precisamente al tempo delle guerre franco-spagnole che, dopo l'iniziale sconfitta nella battaglia di Seminara contro il generale Robert Stuart d'Abigny, Gonzalo si guadagna l'appellativo di Gran Capitan risalendo i territori del Regno di Napoli a suon di vittorie contro l'esercito francese (ritenuto al tempo il più forte in circolazione), costringendo in pratica il Re di Francia Luigi XII a siglare in segreto i celebri accordi di Granada con il Re di Spagna Ferdinando il Cattolico del novembre 1500, che portarono alla spartizione tra le due monarchie del Regno di Napoli.

Come noto, la tregua siglata a Granada ebbe vita brevissima in quanto fu sufficiente la disputa sulla cosiddetta "dogana delle pecore" (che altro non era che la contesa sul possesso della Terra di Capitanata, "abruzzese" per i francesi, pugliese per gli spagnoli) affinchè Gonzalo e il suo omologo francese Louis d'Armagnac Duca di Nemours dissotterrassero l'appena sepolta ascia di guerra.

Come già detto, le forse spagnole, guidate dal Gran Capitan riuscirono a spezzare il possente assedio francese grazie anche all'ausilio dei cavalieri italiani reclutati dai fratelli Colonna, proprio in occasione della cattura di Guy de la Motte e i suoi da cui hanno tratto origine i fatti d'arme del 13 febbraio 1503. E mentre in quei giorni gli italiani, guidati da Fieramosca, riscattavano il loro onore ferito dalle quanto mai improvvide provocazioni di La Motte, Gonzalo approfittava cinicamente della tregua proclamata proprio per permettere lo svolgimento della Disfida, per permettere ai rinforzi spagnoli di risalire la penisola e, a conti fatti, di decidere la guerra franco-spagnola per il possesso del meridione d'Italia. Non mancarono durante la controffensiva spagnola episodi controversi, come il massacro di Ruvo, avvenuto sempre nel febbraio 1503, dove gli spagnoli, non riuscendo a espugnare la città ancora in mano francese, la misero letteralmente a ferro e fuoco causando la morte di numerosissimi civili.

Sconfitti i francesi, Gonzalo raggiunse l'apice della sua carriera non solo ottenendo nel 1503 il titolo di Vicerè di Napoli. Non solo, ma l'anno successivo pose praticamente fine al discusso e decisamente ambiguo pontificato di Papa Alessandro VI (al secolo Rodrigo Borgia) facendolo prigioniero ed esiliandolo in Spagna.

Successivamente, le crescenti ambizioni di Gonzalo culminarono in forti contrasti con il Re Ferdinando che culminarono con la perdita, da parte di Gonzalo, del vicereame napoletano. Confinato a Granada, il Gran Capitano si spegnerà il 2 dicembre del 1515.

Fonti bibliografiche: