Sostegni economici: «Il governo rivolga attenzione alle aziende pugliesi»
Le parole dell'assessore regionale allo sviluppo economico
venerdì 26 marzo 2021
12.04
a Conferenza delle Regioni ha incontrato ieri il Ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti per una prima valutazione del DL Sostegni. All'incontro ha preso parte l'assessore regionale allo Sviluppo Economico Alessandro Delli Noci.
«Abbiamo ribadito - ha detto Delle Noci - alcune necessità della nostra regione; una regione il cui tessuto economico è composto da micro e piccole imprese che rischiano di scomparire e che necessitano di ristori immediati anche a fronte di enormi perdite di fatturato e di sostegni economici mai giunti perché le attività in questione non rientravano in nessun codice Ateco.
Tra le attività ferme, quelle dei fieristi ambulanti, impegnati negli eventi, nelle feste patronali, in tutte quelle iniziative bloccate per via delle misure restrittive volte a contenere l'emergenza epidemiologica. Abbiamo chiesto al Ministro di prendere in considerazione la situazione di queste piccole imprese che necessitano di ristori con percentuali di copertura di gran lunga superiori a quelle previste, per consentire loro di sopravvivere dopo un anno di fermo
Un'ulteriore osservazione ha riguardato il settore del Wedding. Duecento milioni di euro previsti dal nuovo Decreto che ci auguriamo non siano ripartiti tra le regioni in base alla densità di popolazione. Non credo che sia questo il metodo giusto per ripartire le risorse: la Puglia vanta un settore del wedding variegato, composto da numerosissime aziende impegnate in settori diversi. La nostra regione conta circa 19 mila matrimoni all'anno, il 10 per cento dei quali con sposi, amici e parenti in arrivo dall'estero, secondo i dati di Assoeventi, senza considerare tutti coloro che pur vivendo fuori rientrano in Puglia per celebrare il proprio matrimonio.
Si tratta di una filiera industriale vasta con un fatturato pre pandemia pari a un miliardo di euro. Un settore strategico per la Puglia. Per questa ragione, credo che per ripartire le risorse si debba tenere conto delle specificità di ogni territorio e del peso e del valore che il comparto preso in considerazione dal decreto ha per ogni territorio. Dunque, i 200 milioni di euro per il wedding non possono essere ripartiti in base alla popolazione residente ma in base alla presenza di aziende del comparto».
«Abbiamo ribadito - ha detto Delle Noci - alcune necessità della nostra regione; una regione il cui tessuto economico è composto da micro e piccole imprese che rischiano di scomparire e che necessitano di ristori immediati anche a fronte di enormi perdite di fatturato e di sostegni economici mai giunti perché le attività in questione non rientravano in nessun codice Ateco.
Tra le attività ferme, quelle dei fieristi ambulanti, impegnati negli eventi, nelle feste patronali, in tutte quelle iniziative bloccate per via delle misure restrittive volte a contenere l'emergenza epidemiologica. Abbiamo chiesto al Ministro di prendere in considerazione la situazione di queste piccole imprese che necessitano di ristori con percentuali di copertura di gran lunga superiori a quelle previste, per consentire loro di sopravvivere dopo un anno di fermo
Un'ulteriore osservazione ha riguardato il settore del Wedding. Duecento milioni di euro previsti dal nuovo Decreto che ci auguriamo non siano ripartiti tra le regioni in base alla densità di popolazione. Non credo che sia questo il metodo giusto per ripartire le risorse: la Puglia vanta un settore del wedding variegato, composto da numerosissime aziende impegnate in settori diversi. La nostra regione conta circa 19 mila matrimoni all'anno, il 10 per cento dei quali con sposi, amici e parenti in arrivo dall'estero, secondo i dati di Assoeventi, senza considerare tutti coloro che pur vivendo fuori rientrano in Puglia per celebrare il proprio matrimonio.
Si tratta di una filiera industriale vasta con un fatturato pre pandemia pari a un miliardo di euro. Un settore strategico per la Puglia. Per questa ragione, credo che per ripartire le risorse si debba tenere conto delle specificità di ogni territorio e del peso e del valore che il comparto preso in considerazione dal decreto ha per ogni territorio. Dunque, i 200 milioni di euro per il wedding non possono essere ripartiti in base alla popolazione residente ma in base alla presenza di aziende del comparto».