Sospesi gli 8 consiglieri dimissionari del PD
Le liste che li ospiteranno siano escluse dalla coalizione. L’anno zero del PD
venerdì 7 dicembre 2012
11.53
Passate le primarie, il PD ha deciso. Il comitato provinciale di garanzia ha emesso il verdetto. Gli 8 consiglieri comunali del PD che si sono dimessi determinando, col concorso di altri 11 eletti, la caduta dell'amministrazione Maffei, sono stati sospesi per 15 mesi. Niente espulsione, dunque, ma una lunga fase di purgatorio. La principale, forse l'unica conseguenza, è che i dimissionari non entreranno nelle liste del Pd alle prossime comunali. L'esito della vicenda genera diversi livelli di lettura.
Il primo livello riguarda lo stato di salute del PD. La lunga stagione di Maffei aveva demolito qualsiasi credibilità del Partito democratico. L'ex primo cittadino ha usato in questi anni le aree del suo partito come liane a cui appendersi. Cambiando di volta in volta l'interlocutore di riferimento, da Mennea a Caracciolo e viceversa. Questo processo interno e la decisione finale consegnano alla città un partito diverso. Un partito che lascia in panchina 8 specialisti delle preferenze e sicuramente recupera credibilità e autorevolezza, in un momento non facile per la politica tutta.
Il secondo livello riguarda la chiave politica di questa decisione. Il PD con questo atto riprende lo scettro della coalizione. Azzerando lo scontro tra pro-Maffei e anti-Maffei, tra proi-Caracciolo e anti-Caracciolo, il PD è ora in grado di prendere qualsiasi decisione rispetto ai propri interlocutori. Maffei ha perso perché è caduta l'amministrazione, Caracciolo ha perso non potendo candidare sé e i suoi. Dunque anche i rapporti all'intero dell'ex maggioranza ripartono dall'anno zero. Su che base rinascerà una alleanza per le imminenti elezioni amministrative? Quali saranno i suoi confini? Al momento non esiste una risposta a questi interrogativi. E tuttavia occorre dire qualche parola definitiva. Occorre ammettere che la coalizione blindata di un anno e mezzo fa è stata la rovina di questa ultima amministrazione. I partiti, in questa città, non possono considerarsi autosufficienti: si sono dimostrati affamati, inadeguati, litigiosi. E dunque il futuro commissario del PD dovrebbe cominciare da qui. Occorre aprire in temi brevi una costituente in cui partiti e movimenti, associazioni, comitati si incontrino da pari a pari. Si diano regole per la ricostruzione etica di una legalità minima. Sarebbe un buon segnale di disarmo, da parte dei partiti, se si ritirassero (repetita iuvant) i nominati nelle diverse lottizzazioni di questi ultimi mesi.
L'ultimo livello riguarda il comportamento degli altri partiti della ex coalizione. È possibile che gli 8 ammoniti, o almeno alcuni tra loro, cerchino ospitalità nelle liste degli altri partiti del centrosinistra. È già successo un anno e mezzo fa quando, esclusa l'Udc dalla coalizione, alcuni aderenti a quel partito chiesero e ottennero la candidatura sotto altri simboli. È doveroso dirlo sin da subito. Perché il provvedimento di "congelamento" sia credibile, il PD dovrà essere irremovibile. Le liste che ospiteranno gli 8 sospesi dovranno essere escluse dalla coalizione. Senza se e senza ma. Nel migliore dei mondi possibili, a quest'ora, anche gli altri partiti del centrosinistra avrebbero avviato un processo di riforma interna. Attendiamo con ansia l'unica decisione sensata: nessun esponente della amministrazione uscente sia ricandidato. Un periodo di purgatorio, saltare un giro, sarebbe salutare per tutti.
Il primo livello riguarda lo stato di salute del PD. La lunga stagione di Maffei aveva demolito qualsiasi credibilità del Partito democratico. L'ex primo cittadino ha usato in questi anni le aree del suo partito come liane a cui appendersi. Cambiando di volta in volta l'interlocutore di riferimento, da Mennea a Caracciolo e viceversa. Questo processo interno e la decisione finale consegnano alla città un partito diverso. Un partito che lascia in panchina 8 specialisti delle preferenze e sicuramente recupera credibilità e autorevolezza, in un momento non facile per la politica tutta.
Il secondo livello riguarda la chiave politica di questa decisione. Il PD con questo atto riprende lo scettro della coalizione. Azzerando lo scontro tra pro-Maffei e anti-Maffei, tra proi-Caracciolo e anti-Caracciolo, il PD è ora in grado di prendere qualsiasi decisione rispetto ai propri interlocutori. Maffei ha perso perché è caduta l'amministrazione, Caracciolo ha perso non potendo candidare sé e i suoi. Dunque anche i rapporti all'intero dell'ex maggioranza ripartono dall'anno zero. Su che base rinascerà una alleanza per le imminenti elezioni amministrative? Quali saranno i suoi confini? Al momento non esiste una risposta a questi interrogativi. E tuttavia occorre dire qualche parola definitiva. Occorre ammettere che la coalizione blindata di un anno e mezzo fa è stata la rovina di questa ultima amministrazione. I partiti, in questa città, non possono considerarsi autosufficienti: si sono dimostrati affamati, inadeguati, litigiosi. E dunque il futuro commissario del PD dovrebbe cominciare da qui. Occorre aprire in temi brevi una costituente in cui partiti e movimenti, associazioni, comitati si incontrino da pari a pari. Si diano regole per la ricostruzione etica di una legalità minima. Sarebbe un buon segnale di disarmo, da parte dei partiti, se si ritirassero (repetita iuvant) i nominati nelle diverse lottizzazioni di questi ultimi mesi.
L'ultimo livello riguarda il comportamento degli altri partiti della ex coalizione. È possibile che gli 8 ammoniti, o almeno alcuni tra loro, cerchino ospitalità nelle liste degli altri partiti del centrosinistra. È già successo un anno e mezzo fa quando, esclusa l'Udc dalla coalizione, alcuni aderenti a quel partito chiesero e ottennero la candidatura sotto altri simboli. È doveroso dirlo sin da subito. Perché il provvedimento di "congelamento" sia credibile, il PD dovrà essere irremovibile. Le liste che ospiteranno gli 8 sospesi dovranno essere escluse dalla coalizione. Senza se e senza ma. Nel migliore dei mondi possibili, a quest'ora, anche gli altri partiti del centrosinistra avrebbero avviato un processo di riforma interna. Attendiamo con ansia l'unica decisione sensata: nessun esponente della amministrazione uscente sia ricandidato. Un periodo di purgatorio, saltare un giro, sarebbe salutare per tutti.