Smog e inquinamento, a Barletta che aria tira?
Nel report "Mal'aria di città" pubblicato da Legambiente i dati sulla nostra città
giovedì 2 febbraio 2023
11.41
Da qualche giorno è stato reso pubblico il report di Legambiente "Mal'Aria di Città. Cambio di passo cercasi", il quale esordisce con parole che possiamo definire preoccupanti per tutta la nostra penisola: "Livelli di smog ancora troppo alti nelle città italiane e soprattutto molto lontani dai limiti normativi previsti dall'Unione Europea per il 2030. Se fossimo già nel 2030, 72 città saprebbero fuori legge" (qui è disponibile il report completo da scaricare).
Se nella vicina Trani è nota l'assenza delle colonnine di monitoraggio per la qualità dell'aria, e quindi la mancanza di dati sulla qualità, che porta i più attenti a sottolineare annualmente questa problematica, nella Puglia in generale quale è la situazione? E nella nostra Barletta?
La nostra regione si trova nella "top ten" delle città italiane lontane dall'obiettivo, per quanto riguarda l'inquinamento da PM10 (categoria delle polveri sottili), grazie alla città di Andria, che ora si trova a dover capire le cause e attuare delle soluzioni concrete, dato che l'inquinamento atmosferico è un problema che non si può risolvere dall'oggi al domani, ma sicuramente deve prendere dei provvedimenti entro i prossimi 7 anni, date le scadenze imposte dalla Comunità Europea e dall'OMS, l'Organizzazione Mondiale della Sanità.
A ruota, purtroppo, la città di Andria, è seguita dalla nostra Barletta, che non si trova tra le prime 10 città più inquinate d'Italia, per presenza di PM10, ma sicuramente non fa una bella figura, dati gli scarsi risultati ottenuti a seguito dei rilevamenti che le singole centraline di monitoraggio ufficiale di Arpa, presenti sul territorio, eseguono costantemente.
Si può solo dire che è necessario cambiare passo, è necessario che si vada verso qualcosa di concreto, per salvare degli obiettivi, che giunti a questo punto sembrano quasi irraggiungibili, dato l'attuale tasso di riduzione delle concentrazioni che si è registrato, ma che possono solo permettere di non mettere a repentaglio la salute dei cittadini e del popolo italiano in generale, continuamente esposto a concentrazioni inquinanti, che al momento sono ancora fin troppo elevate.
Legambiente nel suo report ha anche pubblicato una serie di proposte, "a misura di città", che possono fare la differenza, come ad esempio è accaduto e sta accadendo anche in altre città della nostra penisola e regione: ZTL, o meglio delle ZEZ, quindi un passaggio da zone a traffico limitato a un cambio radicale, "Zero emissioni Zone", cioè ampie zone nelle quali viene limita la circolazione di alcuni veicoli se non rispettano standard prestabiliti; "Low emission zone", cioè delle zone a bassa emissione, anche per il riscaldamento, e quindi provvedendo a un piano di qualificazione energetica, come ad esempio già in parte sta avvenendo grazie al bonus che prevede specifici interventi finalizzati all'efficienza energetica e al consolidamento statico o riduzione del rischio sismico degli edifici, più comunemente conosciuto come "Bonus 110%"; ridisegnare lo spazio urbano a misura d'uomo; e infine per concludere il famoso PUMS, il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile, del quale ne abbiamo già ampiamente parlato e approfondito adeguatamente in un precedente articolo.
Riuscirà la nostra Barletta ad adeguarsi e rispondere agli obiettivi del 2030? Non ci resta che restare a vedere, ovviamente auspicando però che ogni cittadino possa nel suo piccolo fare la sua parte, perché solo se vengono piantati tanti semi si riuscirà a creare una foresta e non soffrire più di "Mal'Aria di città".
Se nella vicina Trani è nota l'assenza delle colonnine di monitoraggio per la qualità dell'aria, e quindi la mancanza di dati sulla qualità, che porta i più attenti a sottolineare annualmente questa problematica, nella Puglia in generale quale è la situazione? E nella nostra Barletta?
La nostra regione si trova nella "top ten" delle città italiane lontane dall'obiettivo, per quanto riguarda l'inquinamento da PM10 (categoria delle polveri sottili), grazie alla città di Andria, che ora si trova a dover capire le cause e attuare delle soluzioni concrete, dato che l'inquinamento atmosferico è un problema che non si può risolvere dall'oggi al domani, ma sicuramente deve prendere dei provvedimenti entro i prossimi 7 anni, date le scadenze imposte dalla Comunità Europea e dall'OMS, l'Organizzazione Mondiale della Sanità.
A ruota, purtroppo, la città di Andria, è seguita dalla nostra Barletta, che non si trova tra le prime 10 città più inquinate d'Italia, per presenza di PM10, ma sicuramente non fa una bella figura, dati gli scarsi risultati ottenuti a seguito dei rilevamenti che le singole centraline di monitoraggio ufficiale di Arpa, presenti sul territorio, eseguono costantemente.
Si può solo dire che è necessario cambiare passo, è necessario che si vada verso qualcosa di concreto, per salvare degli obiettivi, che giunti a questo punto sembrano quasi irraggiungibili, dato l'attuale tasso di riduzione delle concentrazioni che si è registrato, ma che possono solo permettere di non mettere a repentaglio la salute dei cittadini e del popolo italiano in generale, continuamente esposto a concentrazioni inquinanti, che al momento sono ancora fin troppo elevate.
Legambiente nel suo report ha anche pubblicato una serie di proposte, "a misura di città", che possono fare la differenza, come ad esempio è accaduto e sta accadendo anche in altre città della nostra penisola e regione: ZTL, o meglio delle ZEZ, quindi un passaggio da zone a traffico limitato a un cambio radicale, "Zero emissioni Zone", cioè ampie zone nelle quali viene limita la circolazione di alcuni veicoli se non rispettano standard prestabiliti; "Low emission zone", cioè delle zone a bassa emissione, anche per il riscaldamento, e quindi provvedendo a un piano di qualificazione energetica, come ad esempio già in parte sta avvenendo grazie al bonus che prevede specifici interventi finalizzati all'efficienza energetica e al consolidamento statico o riduzione del rischio sismico degli edifici, più comunemente conosciuto come "Bonus 110%"; ridisegnare lo spazio urbano a misura d'uomo; e infine per concludere il famoso PUMS, il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile, del quale ne abbiamo già ampiamente parlato e approfondito adeguatamente in un precedente articolo.
Riuscirà la nostra Barletta ad adeguarsi e rispondere agli obiettivi del 2030? Non ci resta che restare a vedere, ovviamente auspicando però che ogni cittadino possa nel suo piccolo fare la sua parte, perché solo se vengono piantati tanti semi si riuscirà a creare una foresta e non soffrire più di "Mal'Aria di città".