Slot mob a Bari: il regista ai microfoni di Barlettalife

La lotta contro il GAP continua tra promozione sociale e documentario

venerdì 17 gennaio 2014 8.27
A cura di Floriana Doronzo
Una mobilitazione cittadina per coinvolgere studenti, famiglie e passanti di ogni genere ed età nella battaglia contro il gioco d'azzardo patologico. Lo slot mob, figlio dei flah mob tradizionali, usa la strada per un intento sociale: rompere la quotidianità e premiare tutti i bar e le attività commerciali aderenti all'iniziativa "no slot". Il fenomeno sta avendo un grande successo in tutte le principali città italiane e a Bari, più che in altre, l'ostilità delle forze politiche all'azzardo si fa sentire più della società civile. La speranza è quella di continuare su questa strada e, proprio al termine dello slot mob barese, abbiamo ascoltato le impressioni a caldo di chi ha diretto il tutto: Fabio Leli.

Il consiglio regionale pugliese è in prima linea contro il GAP, di recente approvazione è la legge "No-slot" e ci si sta attivando per una disciplina più rigida dei Compro Oro: qual è stato il feedback che lei ha ricevuto dai baresi?
«La politica del nostro territorio si sta battendo molto contro la diffusione del gioco d'azzardo, ma dalla popolazione barese mi aspettavo di più. Forse la presenza così radicata dell'illegalità nel fenomeno fa da contraltare a chi invece ha voglia di combatterlo».

L'adesione delle attività commerciali invece? Degli studenti?
Slot Mob
«Questa è stata molto più forte ed evidente. Lo slot mob, oltre alla sua forma ludica, ha visto gli interventi del coordinatore nazionale "Insieme contro l'azzardo" Attilio Simeone e del prof. Giuseppe Capozza, preside dell'Istituto Marconi, scuola che si sta opponendo all'apertura di una sala slot proprio nei pressi dell'istituto. E' intervenuta anche Terry Marinuzzi, rappresentante dei genitori degli studenti dell'istituto comprensivo Marconi- San Cataldo».

Rimanendo sul commerciale: quanto è difficile oggi fare una scelta etica come questa e indietreggiare rispetto alle logiche del mercato e del profitto?
«Sono scelte molto coraggiose: si tratta di una perdita di 3000 euro al mese, da compensare con altrettanti caffè. Ma come dice il payofff di questa iniziativa: "Un bar senza slot ha più spazio per le persone". Si spera in un incremento dei clienti che premiano l'iniziativa».

A proposito di promozione e premiazione: lo slot mob può essere il segnale che anche il buono e il bene vanno pubblicizzati e resi noti?
«Certamente sì. Lo slot mob nasce come mezzo di promozione sociale del gioco pulito. L'intento è quello di coinvolgere tutte le fasce d'età perché il gioco dal guadagno facile è il passatempo di ragazzini e padri di famiglia. La colazione collettiva è stato il simbolo di una comunione d'intenti; solo insieme si riesce a sconfiggere una piaga sociale così dilagante».

Lei è stato alla regia di questa "folla no-slot". Vista la sua tematica sociale e la portata umana, si può considerare un documentario?
«Be, un documentario è fatto di scene di vita quotidiana, di voci delle persone coinvolte-in questo caso- nel gioco patologico e di gente disposta a contrastarlo. Noi questo l'abbiamo fatto e nel nostro piccolo possiamo dire di aver documentato una faccia di questa patologia sociale, che difficilmente mostra per intero il suo volto. Spero che tutto questo lavoro abbia sensibilizzato davvero le coscienze e denunciato il fenomeno dilagante, anche se sono ancora tanti quelli che ignorano gli effetti negativi del GAP».