Si fa presto a dire “autism friendly” il 2 aprile. E tutto il resto dell’anno?

La riflessione nella giornata mondiale di consapevolezza sull'autismo

venerdì 2 aprile 2021 13.05
A cura di Cosimo Campanella
Si fa presto, oggi 2 aprile, a dichiararsi "autism friendly". Si fa presto oggi 2 aprile ad accendere le luci blu. In tanti si lavano così la coscienza, giusto per 24 ore. In tanti magari lo fanno dopo aver trascorso i restanti 364 giorni dell'anno a maledire le famiglie di questi bambini "irrequieti e rumorosi" che magari abitano nell'appartamento accanto, come fosse colpa delle mamme e dei papà l'impossibilità di liberare i loro figlioletti da questo mostro che potrebbe tranquillamente essere definito come la "peste silenziosa del 21esimo secolo", visto il numero sempre maggiore di casi cui soltanto i posteri, magari tra qualche secolo, sapranno dare una spiegazione.

Spiegazione che, ahiloro, non potranno certo avere le tante mamme e i tanti papà costretti a subire in silenzio l'ergastolo emotivo di non poter sognare per i loro figli un matrimonio, nipotini da vezzeggiare, una brillante carriera, o magari di trasmettere loro, un domani, il proprio mestiere. Guerrieri fieri e stanchi, questi genitori speciali. Combattenti di una guerra persa in partenza: contro la medicina, contro gli inquilini del piano di sotto, contro i loro locatori, contro lo Stato che pensa di lavarsi la coscienza tramite pensioni ed indennità di accompagnamento anziché sforzarsi di capire come provare a cercare un rimedio contro questa ferita al cuore di sempre più mamme e sempre più papà che sanguina ininterrottamente dal giorno della infausta diagnosi sino al mortal sospiro.

Mortal sospiro che giunge con l'ulteriore pena di non sapere nelle mani di chi finiranno i loro bambini (perché tali restano) una volta passati loro a miglior vita. Forse è proprio questo il più grande dei drammi per un genitore di questi splendidi bambini, cioè il non poter usufruire di una immortalità che meriterebbero, non fosse altro per potersi godere i loro "bimbi speciali" fino alla fine, ridendo con loro, giocando con loro, e soprattutto fregandosene altamente di un mondo che li accetta solo a parole e per sole 24 ore l'anno.