Si chiude con 15 indagati l’inchiesta sul crollo di Via Roma
Per tutti comune l'accusa di omicidio colposo plurimo. Ora gli indagati devono presentare la propria difesa
venerdì 26 ottobre 2012
2.37
Il 3 ottobre dello scorso anno le macerie dell'edificio uccisero le operaie Matilde Doronzo, 32 anni, Giovanna Sardaro, 30, Antonella Zaza, 36, Tina Cenci, 37, e Maria Cinquepalmi, 14enne figlia di Savio Cinqueplami, titolare del laboratorio tessile che insisteva al piano terra dell'edificio.
Nelle ultime ore la polizia giudiziaria ha notificato l'avviso di conclusione delle indagini, a firma dal procuratore capo Carlo Maria Capristo e dal sostituto procuratore Giuseppe Maralfa, a: Cosimo Giannini, legale rappresentante dell'omonima Srl proprietaria del suolo adiacente la palazzina crollata; Salvatore Chiarulli, legale rappresentante dell'impresa esecutrice dei lavori per la demolizione dell'edificio e la bonifica dell'area attigua; i fratelli-dipendenti Andrea e Giovanni; il dirigente a scavalco dell'Ufficio Tecnico Comunale di Barletta Francesco Gianferrini; l'architetto Giovanni Paparella, ritenuto direttore dei lavori di bonifica dell'area Giannini; il geometra comunale Roberto Mariano; il vigile urbano addetto alla polizia edilizia Giovanni Andriolo; l'ingegnere comunale Rosario Palmitessa; l'ing. Pietro Ceci; il geometra Vincenzo Zagaria; il maresciallo di polizia municipale Alessandro Mancini; il funzionario comunale Valeria Valendino; Antonio Sica, incaricato della sorveglianza del cantiere Giannini e la stessa società a responsabilità limitata chiamata a rispondere dell'illecito amministrativo in riferimento ai reati di omicidio colposo e lesioni colpose.
Le 14 persone fisiche indagate sono tutte accusate di omicidio colposo plurimo e, in relazione ai feriti, anche di lesioni colpose. Alcuni indagati rispondono di altre ipotesi di reato. A seconda dei casi: falso, omissione d'atti d'ufficio, rivelazione di segreto d'ufficio, violazioni della normativa edilizia.
Richiesta di archiviazione, invece, per il vigile del fuoco Emanuele Sterlicchio, intervenuto al sopralluogo del 30 settembre 2011, e per Savio Cinquepalmi, padre di Maria (quel giorno era uscita prima da scuola per l'assenza di un professore) nonchè datore di lavoro delle 4 operaie "a nero" uccise dal crollo. Dunque l'ufficio inquirente tranese ha ritenuto che l'imprenditore non ha responsabilità per la morte delle sue dipendenti.
L'avviso di conclusione delle indagini è giunto non appena l'ing. Sergio Civino ha depositato la relazione conclusiva sul traffico telefonico di Giannini, Paparella, Ceci e Zagaria. Il pm mirava ad accertare, anche con questo mezzo d'indagine, se i 4 fossero stati o meno nel cantiere nelle ore o nei giorni precedenti il crollo e precisamente tra il 21 settembre ed il 3 ottobre dello scorso anno: tutti infatti l'hanno negato.
Dalla perizia sono giunti profili di compatibilità ma non di assoluta certezza. Agli atti dell'inchiesta spicca soprattutto l'incidente probatorio (che ha valore di prova dibattimentale) sulle cause del cedimento della palazzina. I periti nominati dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Trani Angela Schiralli hanno confermato che l'edificio crollò a causa dei lavori eseguiti nell'attiguo cantiere della Giannini Srl.
Ora la parola passa agli indagati che hanno 20 giorni per portare all'attenzione del pm Maralfa elementi difensivi per evitare la richiesta di rinvio a giudizio.
Nelle ultime ore la polizia giudiziaria ha notificato l'avviso di conclusione delle indagini, a firma dal procuratore capo Carlo Maria Capristo e dal sostituto procuratore Giuseppe Maralfa, a: Cosimo Giannini, legale rappresentante dell'omonima Srl proprietaria del suolo adiacente la palazzina crollata; Salvatore Chiarulli, legale rappresentante dell'impresa esecutrice dei lavori per la demolizione dell'edificio e la bonifica dell'area attigua; i fratelli-dipendenti Andrea e Giovanni; il dirigente a scavalco dell'Ufficio Tecnico Comunale di Barletta Francesco Gianferrini; l'architetto Giovanni Paparella, ritenuto direttore dei lavori di bonifica dell'area Giannini; il geometra comunale Roberto Mariano; il vigile urbano addetto alla polizia edilizia Giovanni Andriolo; l'ingegnere comunale Rosario Palmitessa; l'ing. Pietro Ceci; il geometra Vincenzo Zagaria; il maresciallo di polizia municipale Alessandro Mancini; il funzionario comunale Valeria Valendino; Antonio Sica, incaricato della sorveglianza del cantiere Giannini e la stessa società a responsabilità limitata chiamata a rispondere dell'illecito amministrativo in riferimento ai reati di omicidio colposo e lesioni colpose.
Le 14 persone fisiche indagate sono tutte accusate di omicidio colposo plurimo e, in relazione ai feriti, anche di lesioni colpose. Alcuni indagati rispondono di altre ipotesi di reato. A seconda dei casi: falso, omissione d'atti d'ufficio, rivelazione di segreto d'ufficio, violazioni della normativa edilizia.
Richiesta di archiviazione, invece, per il vigile del fuoco Emanuele Sterlicchio, intervenuto al sopralluogo del 30 settembre 2011, e per Savio Cinquepalmi, padre di Maria (quel giorno era uscita prima da scuola per l'assenza di un professore) nonchè datore di lavoro delle 4 operaie "a nero" uccise dal crollo. Dunque l'ufficio inquirente tranese ha ritenuto che l'imprenditore non ha responsabilità per la morte delle sue dipendenti.
L'avviso di conclusione delle indagini è giunto non appena l'ing. Sergio Civino ha depositato la relazione conclusiva sul traffico telefonico di Giannini, Paparella, Ceci e Zagaria. Il pm mirava ad accertare, anche con questo mezzo d'indagine, se i 4 fossero stati o meno nel cantiere nelle ore o nei giorni precedenti il crollo e precisamente tra il 21 settembre ed il 3 ottobre dello scorso anno: tutti infatti l'hanno negato.
Dalla perizia sono giunti profili di compatibilità ma non di assoluta certezza. Agli atti dell'inchiesta spicca soprattutto l'incidente probatorio (che ha valore di prova dibattimentale) sulle cause del cedimento della palazzina. I periti nominati dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Trani Angela Schiralli hanno confermato che l'edificio crollò a causa dei lavori eseguiti nell'attiguo cantiere della Giannini Srl.
Ora la parola passa agli indagati che hanno 20 giorni per portare all'attenzione del pm Maralfa elementi difensivi per evitare la richiesta di rinvio a giudizio.