Sequestrati beni a un imprenditore andriese, titolare di una grande azienda di Barletta

Tenore di vita superiore rispetto al reddito, applicato il Codice Antimafia

mercoledì 8 ottobre 2014 18.05
A cura di Stefano Massaro
Un tenore di vita spropositato rispetto al dichiarato. E' questa la motivazione principale che ha spinto i Carabinieri di Bari ad approfondire il patrimonio in possesso di un 60enne andriese, Domenico Quacquarelli, imprenditore del settore calzaturiero. Il patrimonio stimato è di circa 100 milioni di euro ma sono ancora in corso approfondimenti soprattutto sui conti correnti, ben 42, sequestrati in mattinata in 20 istituti di credito. L'operazione di questa mattina dei Carabinieri è stata in esecuzione di un decreto di sequestro beni emesso dal Tribunale di Trani, Sezione Misure di Prevenzione, su proposta della Procura della Repubblica di Trani, misura adottata ai sensi della nuova normativa del Codice Antimafia, che prevede il sequestro e la confisca di beni accumulati illecitamente da soggetti ritenuti socialmente pericolosi.

L'imprenditore andriese già assolto in un'altra inchiesta conclusasi nel 2013, in cui vi era stata la contestazione di usura ed estorsione ai danni di diversi altri imprenditori del territorio, era in possesso di un'industria manifatturiera di calzature, la Jayne Sport (produttrice anche per noti marchi nazionali), due società di investimento immobiliare, due società che gestiscono il commercio e l'esportazione all'estero di calzature con punti vendita al dettaglio ubicati ad Andria (BT), Bitonto (BA), ed all'interno di due centri commerciali di Foggia e Gallipoli (LE), una lussuosa villa nella città di Bisceglie in zona Salsello, 4 appartamenti e 9 immobili ad uso commerciale tra cui diversi locali all'interno del Baricentro di Casamassima. Infine, anche 19 auto tra cui un Porsche Panamera ed una Maserati scoperta proprio durante i sequestri di questa mattina. Massime rassicurazioni da parte degli inquirenti per i circa 30 addetti dell'azienda manifatturiera con sede nella Zona Industriale di Barletta: tutte le società sequestrate sono state affidate alla cura di un amministratore giudiziario nominato dal Tribunale.

Durante la conferenza stampa in Procura è stata rimarcata l'importanza di aver proceduto all'aggressione patrimoniale: «L'aggressione ai patrimoni - Francesco Giannella, Procuratore aggiunto della Procura di Trani - è una delle norme introdotte che ci permette di verificare l'effettiva corrispondenza del tenore di vita rispetto alle reali dichiarazioni. Questo patrimonio accumulato è riferibile anche ad evasione fiscale ma ci sono possibili altri reati». I carabinieri del Reparto Operativo di Bari hanno passato al setaccio la vita dell’'imprenditore e del suo nucleo familiare, risalendo fino agli anni '90: «L’'attenzione si è concentrata sul periodo 1991 / 2009 - ha detto il Colonnello Rosario Castello, Comandante dei Carabinieri di Bari - dove il reddito dichiarato è stato abbondantemente inferiore alle spese sostenute, a fronte di poco più di 2 milioni di euro dichiarati, le spese sono state di quasi 3 milioni e mezzo di euro, circa 1.200.000 euro in più dei redditi dichiarati».