Sel, dimissioni del coordinatore cittadino

Acclavio lascia la guida del partito e va alla casa di riposo. Il Partito ha sempre ragione

mercoledì 30 maggio 2012 12.51
A cura di Alessandro Porcelluzzi
L'Unione dei comunisti italiani (marxisti –leninisti), più nota con il nome del giornale Servire il popolo è stata una delle sigle della sinistra extraparlamentare negli anni Settanta. Diversamente da Potere Operaio e Lotta continua, Servire il popolo non produsse grandi elaborazioni teoriche né cavalcò battaglie di avanguardia. Balzò invece agli onori della cronaca per alcune bizzarre manifestazioni. Maoisti convinti, i militanti di Servire il popolo cercarono di riprodurre in modo dogmatico in Italia costumi, iniziative, azioni che si richiamavano alla Cina della Rivoluzione culturale. Matrimoni comunisti (Moretti ne fa un richiamo ne Il Caimano, facendo recitare la parte della sposa a Margherita Buy nell'improbabile pellicola Cataratte), asili maoisti, giacche a tre quarti e libretti rossi. Al Grande Timoniere Mao, i Cinesi italiani affiancarono il Piccolo Timoniere, il loro leader Aldo Brandirali.

Michelangelo Acclavio è un po' così: un Cinese fuori dalla Cina, un grigio funzionario del PCI degli anni Cinquanta al tempo di Internet, della politica sul web e della fiducia nei partiti al minimo storico. Un trentenne col mito del partito-guida, del centralismo democratico, di Castro e di Togliatti. Il Piccolissimo Timoniere, il Micro Timoniere Acclavio ha guidato il Partito (rigorosamente con la maiuscola), Sel, prima e dopo le amministrative del 2011 che hanno confermato Maffei sindaco. Per il Partito ha chiesto le primarie a gran voce. Sempre per il Partito ha poi ritirato il proprio candidato in pectore, Peppino Dicorato, sostenendo il Sindaco uscente (e allora perché chiedere la prova delle primarie?).

Per assicurare al Partito un risultato elettorale dignitoso, ha imbarcato candidati fuoriusciti e rifiutati da altre formazioni e si è difeso dall'accusa di giocare a gonfiare la propria lista. Quando i due consiglieri eletti (Ventura e Santeramo) hanno abbandonato il Partito, ha tuonato contro il trasformismo, chiedendo al Pd di rifiutare loro l'ingresso nel gruppo consiliare. Salvo accogliere con comunicati giubilanti l'ingresso in Sel di altri due transfughi, Lasala e Crudele. Ma, si sa, il Partito ha sempre ragione. Nella lunga fase in cui Sel è rimasta senza rappresentanza in Consiglio, Acclavio si è atteggiato a cane da guardia, acritico e al limite del ridicolo, di Maffei, l'unico in grado di garantire la permanenza in giunta dell'assessore Mazzarisi. Acclavio teneva così tanto alla permanenza di Mazzarisi e alla valorizzazione delle sue competenze che, in occasione del rimpasto, ha lasciato al neoconsigliere Crudele il compito di indicare l'assessore nella persona di Giuseppe Andriani. Abbandonato nel corso dei mesi da tutti i padrini, al riparo dei quali ha costruito la propria elezione a coordinatore (da Natale Binetti a Mimmo Dilillo a Peppino Dicorato), ha avuto anche l'ardore di abbaiare contro i giornalisti che criticano l'amministrazione. Che vadano a prendersi il consenso, che cerchino di farsi votare, ha scritto in un comunicato stampa. Prescindendo dal fatto che non è questo il dovere dei giornalisti, non pare che Acclavio riscuota consensi oceanici: 35 voti al Consiglio comunale.

Oggi Acclavio si dimette. Ufficialmente per allargare gli orizzonti di Sel. In realtà per due ragioni molto meno nobili. La prima: le sue dimissioni erano fin dall'inizio una condizione dell'ingresso di Lasala e Crudele. Crudele si è garantito l'assessore, Lasala si prenderà la segreteria. La seconda: il Partito ha diritto, secondo la famosa "lista della spesa", a un posto nel Consiglio di amministrazione della Casa di riposo ex Ipab. Dunque Acclavio coordinatore, per il Partito, ha condotto le trattative per garantire ad Acclavio (non più coordinatore) un posto retribuito nel sottogoverno cittadino. Poco male. Nessuno sentirà la mancanza del coordinatore Acclavio, e in pochi si accorgeranno del suo addio. Forse potrebbero accorgersi del suo arrivo, dell'arrivo del Micro Timoniere, i poveri vecchietti della Casa di riposo. Già li immaginiamo costretti a salutare col pugno chiuso e il fazzoletto rosso al collo. Forse canteranno in coro una canzone di Lauzi: "Arrivano i cinesi/succede un quarantotto/si piazzano in salotto/non se ne vanno più".
Sento oggi più che mai il dovere della coerenza, sento la necessita di contribuire ancora una volta con l'ennesimo sforzo personale alla causa comune di SEL, sento di non poter non favorire quell'ambizioso progetto che, con pochi amici e molti compagni, ha visto nascere e crescere anche a Barletta Sinistra Ecologia e Libertà. Come si sa il partito, a Barletta come in provincia ed un po' in tutta Italia, ha lanciato una vera e propria sfida nazionale per poter finalmente uscire "a sinistra" da questa devastante crisi economico-sociale; abbiamo voluto rimescolare le carte ed a piccoli passi ci stiamo riuscendo.

Questa volontà si traduce inevitabilmente nello stimolo che ogni giorno la società civile lancia alla politica, stimolo questo tutto teso ad "allargare le fila" quanto più possibile al fine di comprendere di più e meglio il disagio che oramai ogni categoria sociale vive. In qualità di dirigente locale del partito non posso che fare mio questo sentimento collettivo e per questo non posso lasciare il campo a dietrologie o tatticismi di sorta, devo (ma dobbiamo tutti) essere anche stavolta "a disposizione" della causa comune. Voglio che SEL sia per tutti la casa della nuova sinistra italiana e per questo voglio che il partito rappresenti quella moltitudine di anime che credono che ciò che serva davvero oggi all'Italia sia più Sinistra, più Ecologia e più Libertà. Perciò, consapevole della fatica personale e collettiva che in questi anni SEL ha profuso, non posso che auspicare e consentire favorevolmente che un tale allargamento prenda subito l'avvio rimettendo in gioco tutto, a partire da un azzeramento totale di ogni carica fin qui ricoperta da me e conseguentemente da ogni iscritto SEL di Barletta.

Faccio questo al fine di evitare che anche in SEL, anche in questa giovane e splendida aggregazione politica, accada quello che da sempre mal si sopporta nell'operato dei partiti, ovvero la così detta "autonomia tra la morale e la politica". Dobbiamo essere capaci sempre di rigenerarci noi per primi se vogliamo sperare in un cambiamento collettivo, per questo voglio evitare che il partito divenga un partito-persona (o personalistico), voglio evitare di "invecchiare" travestito in un ruolo che all'unanimità mi è stato riconosciuto dai compagni che assieme a me ne sono stati i fondatori e che non ho mai considerato di mia proprietà, voglio evitare di essere portatore della solita logica del partito dei pochi assolutamente immobile al suo interno, voglio offrire la possibilità ad altri mossi dalla mia stessa passione di fare questa indimenticabile esperienza politica e voglio dire a tutti (una volta di più) che in SEL coordinare gli iscritti significa saper ascoltare e scegliere, non ha mai significato (né significherà mai) comandare.

Da questo momento dunque si apre una fase di discussione e riorganizzazione che vedrà tutti, i vecchi come i neo iscritti, più impegnati di prima nell'assolvere al difficile compito che abbiamo voluto intraprendere anni fa, ossia il governo stabile e credibile di Barletta, la nostra città che abbiamo voluto sperare di poter migliorare. Abbiamo voluto esserci dal primo momento e per questo non rinunciamo al nostro ruolo ed alle nostre responsabilità. Ringrazio chi mi ha sostenuto fin'ora con parole e gesti di sincero incoraggiamento anche in momenti difficili (personali e politici) e ritengo che un'Italia migliore possa realizzarsi soltanto con sincera passione e quotidiano impegno civico a partire dagli ultimi e soprattutto partire da chi le mani pulite non le vuole più soltanto tenere in tasca.

Dott. Michelangelo Acclavio