Sede legale: «Risvegliamo la cittadinanza di Barletta»
Assemblea straordinaria del Comitato di lotta. « Barletta deve essere unita e compatta in questa battaglia»
martedì 25 maggio 2010
Se il Consiglio provinciale ha di fatto assegnato la sede legale della sesta provincia pugliese ad Andria, Barletta è rimasta sicuramente delusa, ma non vuole arrendersi ad un'evidenza sotto troppi punti di vista scomoda. Troppi sono gli anni di storia che hanno visto i cittadini barlettani lottare per l'indipendenza, che hanno visto contestazioni, pacifiche e non, nascere per soddisfare i fabbisogni del territorio. È davvero troppo grande lo scotto di vedere Andria sede legale di questa provincia per mollare proprio ora. L'ultima iniziativa in ordine di tempo proposta dal Mida e dal Comitato di Lotta per Barletta Provincia è un'assemblea straordinaria, prevista per sabato 22 maggio presso la sala conferenze del pastificio "La Contadina". Molti erano i cittadini presenti e le autorità politiche invitate per programmare il futuro del Mida, del Comitato, della città di Barletta. Ha moderato i numerosi interventi che si sono susseguiti il segretario del Mida, Nardo Binetti. Ognuno dei relatori ha esposto la propria opinione.
Importanti le parole del presidente del Comitato di lotta, l'avvocato Di Modugno: «Non conviene far subito il referendum: Trani e Bisceglie hanno ancora l'illusione di ottenere degli enti. Attualmente Barletta non ha la forza per vincere il referendum. Servono 165.000 firme. La proposta da noi avanzata era quella di dividere gli organi tra le tre città capoluogo, e con la nostra idea nessuno sarebbe rimasto a mani vuote. Siamo stati presi in giro e ora c'è il rischio che Trani rimanga a mani vuote, visto che Ventola continua a promettere cose che non può mantenere».
Dure e al tempo stesso amare le affermazioni del presidente della commissione per lo statuto della provincia, il dottor Lodispoto: «Per noi in consiglio provinciale non è stato facile. Quello che mi ha dato fastidio è stato l'atteggiamento da furbo di Ventola. La verità è che siamo stati presi in giro: c'è un disegno premeditato per penalizzare Barletta. Ora c'è bisogno di una mobilitazione cittadina. Il sindaco deve studiare una strategia giuridica e non solo. Andria non c'entra niente in questa battaglia per la provincia. Bisogna fare la battaglia perché siamo nel giusto».
Oltre a Lodispoto, che fa ancora teoricamente parte della maggioranza, è intervenuto anche Antonucci, consigliere provinciale della Nuova Generazione le cui parole riecheggiano amare al ricordo dei momenti della votazione: «Mi sono sentito e mi sento tuttora come un padre che ha perso il proprio figlio. Ero davvero in sofferenza durante il consiglio. Poi mi è arrivata la telefonata di monsignor Monterisi, che mi disse: "Sei un barlettano, schiena diritta e vai avanti" e da lì ho capito come dovevo comportarmi per il bene della mia città. Avevo chiesto al Sindaco di essere presente al consiglio provinciale per testimoniare a tutti che Barletta è stata scippata. Ora voglio chiarimenti dal Presidente ed è giusto che io glieli chieda. Questa settimana sarò a Roma per ottenere la sede legale della Asl a Barletta, perché ora il nostro obiettivo è portare almeno la sede legale dell'Asl a Barletta».
Dello stesso partito di Antonucci è anche il dott. Michele Dibenedetto, e anche lui si è sentito davvero colpito dall'atteggiamento filo andriese tenuto dal presidente Ventola e da alcuni esponenti della maggioranza: «Penso che la difficoltà provata da Antonucci è stata provata anche da tutto il movimento di Nuova Generazione. Annunciamo il netto distacco da chi ci rappresentava fino a poco tempo fa. Ritengo inoltre che il ricorso vada preparato ed inviato il prima possibile. Propongo anche di far si che la città scenda a lutto. Non è giusto che la discussione resti tra di noi. La città deve partecipare. Bisogna poi che all'autosospensione segua una presa di posizione ancor più netta».
Importanti le parole di Domenico Borraccino, nipote del senatore Borraccino, uno dei primi che ha speso la propria vita per veder nascere questa provincia: «Ventola dovrebbe dimettersi. Quando fu eletto presidente affermò di essere a favore di Barletta, ma è stato il primo a tradirci. La gente non è molto informata sulla questione della sede legale. Servono atti forti. Barletta si deve muovere in un'unica direzione perché la questione non è politica. È una questione dei barlettani, di chi per 150 anni ha combattuto per la sede legale».
Chiosano due importanti esponenti della politica cittadina. Il primo intervento tocca a Marcello Lanotte, segretario cittadino del PdL autosospesosi dalla propria carica di consigliere comunale: « In consiglio comunale abbiamo ricambiato la buffonaggine di Ventola con una buffonata più grande. Il PdL a suo tempo chiese a Ventola la sede amministrativa e tecnica e la sede legale. Nella conferenza dei sindaci il segnale richiesto era un gesto d'apertura che attribuisse la sede legale Asl a Barletta. Il cerchio si è chiuso con la nomina di Giorgino a sindaco di Andria. Dobbiamo essere uniti, Barletta deve tornare ad essere concorde».
La chiusura dell'assemblea spetta al consigliere comunale Cioce: «A nome di tutti i componenti dell'assemblea ringrazio i consiglieri che hanno fatto gli interessi della città. Secondo me il ricorso va fatto dopo la pubblicazione della delibera. Ogni iniziativa deve essere sana e meditata. Dobbiamo mettere in difficoltà questo centro destra. Il presidente è venuto in consiglio per ascoltare la voce della città. Contro l'atteggiamento di Andria prevaricatore e campanilistico faremo un progetto serio e ragionato. Barletta va svegliata, perché siamo insensibili al tema».
Importanti le parole del presidente del Comitato di lotta, l'avvocato Di Modugno: «Non conviene far subito il referendum: Trani e Bisceglie hanno ancora l'illusione di ottenere degli enti. Attualmente Barletta non ha la forza per vincere il referendum. Servono 165.000 firme. La proposta da noi avanzata era quella di dividere gli organi tra le tre città capoluogo, e con la nostra idea nessuno sarebbe rimasto a mani vuote. Siamo stati presi in giro e ora c'è il rischio che Trani rimanga a mani vuote, visto che Ventola continua a promettere cose che non può mantenere».
Dure e al tempo stesso amare le affermazioni del presidente della commissione per lo statuto della provincia, il dottor Lodispoto: «Per noi in consiglio provinciale non è stato facile. Quello che mi ha dato fastidio è stato l'atteggiamento da furbo di Ventola. La verità è che siamo stati presi in giro: c'è un disegno premeditato per penalizzare Barletta. Ora c'è bisogno di una mobilitazione cittadina. Il sindaco deve studiare una strategia giuridica e non solo. Andria non c'entra niente in questa battaglia per la provincia. Bisogna fare la battaglia perché siamo nel giusto».
Oltre a Lodispoto, che fa ancora teoricamente parte della maggioranza, è intervenuto anche Antonucci, consigliere provinciale della Nuova Generazione le cui parole riecheggiano amare al ricordo dei momenti della votazione: «Mi sono sentito e mi sento tuttora come un padre che ha perso il proprio figlio. Ero davvero in sofferenza durante il consiglio. Poi mi è arrivata la telefonata di monsignor Monterisi, che mi disse: "Sei un barlettano, schiena diritta e vai avanti" e da lì ho capito come dovevo comportarmi per il bene della mia città. Avevo chiesto al Sindaco di essere presente al consiglio provinciale per testimoniare a tutti che Barletta è stata scippata. Ora voglio chiarimenti dal Presidente ed è giusto che io glieli chieda. Questa settimana sarò a Roma per ottenere la sede legale della Asl a Barletta, perché ora il nostro obiettivo è portare almeno la sede legale dell'Asl a Barletta».
Dello stesso partito di Antonucci è anche il dott. Michele Dibenedetto, e anche lui si è sentito davvero colpito dall'atteggiamento filo andriese tenuto dal presidente Ventola e da alcuni esponenti della maggioranza: «Penso che la difficoltà provata da Antonucci è stata provata anche da tutto il movimento di Nuova Generazione. Annunciamo il netto distacco da chi ci rappresentava fino a poco tempo fa. Ritengo inoltre che il ricorso vada preparato ed inviato il prima possibile. Propongo anche di far si che la città scenda a lutto. Non è giusto che la discussione resti tra di noi. La città deve partecipare. Bisogna poi che all'autosospensione segua una presa di posizione ancor più netta».
Importanti le parole di Domenico Borraccino, nipote del senatore Borraccino, uno dei primi che ha speso la propria vita per veder nascere questa provincia: «Ventola dovrebbe dimettersi. Quando fu eletto presidente affermò di essere a favore di Barletta, ma è stato il primo a tradirci. La gente non è molto informata sulla questione della sede legale. Servono atti forti. Barletta si deve muovere in un'unica direzione perché la questione non è politica. È una questione dei barlettani, di chi per 150 anni ha combattuto per la sede legale».
Chiosano due importanti esponenti della politica cittadina. Il primo intervento tocca a Marcello Lanotte, segretario cittadino del PdL autosospesosi dalla propria carica di consigliere comunale: « In consiglio comunale abbiamo ricambiato la buffonaggine di Ventola con una buffonata più grande. Il PdL a suo tempo chiese a Ventola la sede amministrativa e tecnica e la sede legale. Nella conferenza dei sindaci il segnale richiesto era un gesto d'apertura che attribuisse la sede legale Asl a Barletta. Il cerchio si è chiuso con la nomina di Giorgino a sindaco di Andria. Dobbiamo essere uniti, Barletta deve tornare ad essere concorde».
La chiusura dell'assemblea spetta al consigliere comunale Cioce: «A nome di tutti i componenti dell'assemblea ringrazio i consiglieri che hanno fatto gli interessi della città. Secondo me il ricorso va fatto dopo la pubblicazione della delibera. Ogni iniziativa deve essere sana e meditata. Dobbiamo mettere in difficoltà questo centro destra. Il presidente è venuto in consiglio per ascoltare la voce della città. Contro l'atteggiamento di Andria prevaricatore e campanilistico faremo un progetto serio e ragionato. Barletta va svegliata, perché siamo insensibili al tema».