«Se restiamo fermi, moriremo»
Inventarsi un mestiere contro la crisi. Nicola Di Leo e il suo carretto di Pinocchio
lunedì 20 agosto 2012
14.33
Nicola Di Leo ha 48 anni, e combatte la mancanza di lavoro col suo carrettino, decorato col suo tocco personale, vendendo arachidi e semini sul retro della Cattedrale di Barletta. Arriva alle 19.30 e resta qui fino alle 24. Si è reinventato l'antico mestiere di venditore di semini e arachidi, divenendo un punto fisso da due estati.
Perché ha deciso di vendere arachidi e semini?
«Mi sono dovuto inventare questo mestiere, a causa della mancanza di lavoro. Oramai è la seconda stagione che sono qui».
Come ha costruito questo carrettino?
«L'ho costruito per fare giocare i miei figli. Adesso i miei figli sono grandi, e questo carrettino si è trasformato da un gioco ad un mezzo lavorativo».
Lei è molto conosciuto in questa zona?
«Si. All'inizio ero guardato con un misto di sospetto e curiosità, ma ora mi conoscono come il "carrettino di Pinocchio"».
Questo carrettino è decorato con foto di Bruce Lee, animali e simboli asiatici. Cosa rappresentano per lei?
«Bruce Lee è il mio mito, la tigre rappresenta il coraggio necessario ad affrontare questa situazione lavorativa. Dopo avere avuto brutte esperienze lavorative, mi sono fatto coraggio e mi sono messo a vendere arachidi, per poter portare il pane a casa».
Il suo carrettino è anche una attrazione per i turisti?
«Si, molti turisti si fermano ad osservare il mio carrettino, ricordando le antiche tradizioni di venditori di semini».
A 48 anni, lei si reinventato un mestiere, sfidando la crisi. Si sente un esempio per i giovani?
Si, vorrei trasmettere ai giovani un po' di coraggio. Secondo me, bisogna riprendere i lavori manuali, tornare in strada, altrimenti Barletta non si riprenderà. Se restiamo fermi, moriremo. Io mi sono mosso».
Come proseguirà la sua estate?
«Esattamente in questo modo».
Perché ha deciso di vendere arachidi e semini?
«Mi sono dovuto inventare questo mestiere, a causa della mancanza di lavoro. Oramai è la seconda stagione che sono qui».
Come ha costruito questo carrettino?
«L'ho costruito per fare giocare i miei figli. Adesso i miei figli sono grandi, e questo carrettino si è trasformato da un gioco ad un mezzo lavorativo».
Lei è molto conosciuto in questa zona?
«Si. All'inizio ero guardato con un misto di sospetto e curiosità, ma ora mi conoscono come il "carrettino di Pinocchio"».
Questo carrettino è decorato con foto di Bruce Lee, animali e simboli asiatici. Cosa rappresentano per lei?
«Bruce Lee è il mio mito, la tigre rappresenta il coraggio necessario ad affrontare questa situazione lavorativa. Dopo avere avuto brutte esperienze lavorative, mi sono fatto coraggio e mi sono messo a vendere arachidi, per poter portare il pane a casa».
Il suo carrettino è anche una attrazione per i turisti?
«Si, molti turisti si fermano ad osservare il mio carrettino, ricordando le antiche tradizioni di venditori di semini».
A 48 anni, lei si reinventato un mestiere, sfidando la crisi. Si sente un esempio per i giovani?
Si, vorrei trasmettere ai giovani un po' di coraggio. Secondo me, bisogna riprendere i lavori manuali, tornare in strada, altrimenti Barletta non si riprenderà. Se restiamo fermi, moriremo. Io mi sono mosso».
Come proseguirà la sua estate?
«Esattamente in questo modo».