“Se non le donne, chi?”: il ricordo di Matilde, Tina, Giovanna, Antonella e Maria
La regista Comencini commemora sul palco le vittime del crollo di Barletta. Centomila donne nelle piazze di tutt’Italia
martedì 13 dicembre 2011
Matilde, Tina, Giovanna, Antonella, Maria. I nomi delle cinque vittime del crollo di Barletta sono state rievocate, con un momento di silenzio, dalle ventimila donne del movimento "Se non ora quando?", costituitosi lo scorso 13 febbraio, che hanno manifestato domenica a Piazza del Popolo a Roma. "Se non le donne, chi?" questo lo slogan adottato, e che come un grido si è sollevato per rivendicare diritti, pari opportunità, lavoro, rispetto, accomunando le centomila donne scese nelle piazze delle principali città d'Italia, da Torino a Messina.
La manifestazione è stata in qualche modo idealmente dedicata alla commemorazione della tragedia di Barletta, la quale – afferma la regista Cristina Comencini, membro del comitato promotore - «è una tragedia che coinvolge tutti e tutte, tanto che il 3 ottobre dovrebbe essere un giorno di lutto nazionale. Abbiamo scelto di raccontare le vite delle donne che sono morte sotto alle macerie, il loro quotidiano, perché sono donne come loro quelle che reggono sulle spalle il paese». Anche Francesca Comencini, regista come la sorella, ricorda il crollo di Barletta nel blog dedicato a "Se non ora quando?", scrivendo: «Della giornata di domenica mi rimangono e mi rimarranno per sempre nel cuore le voci delle nostre sei giovani attrici che raccontavano le giornate e le piccole cose della vita delle cinque ragazze morte a Barletta, e su quella piazza è sceso un silenzio come mai ne avevo sentito uno, un silenzio che respirava insieme per loro, Maria, Tina, Matilde, Giovanna e Antonella». Per un momento, tutta Piazza del Popolo si è fermata, tutte le donne di Roma hanno ricordato le vittime di Barletta. Un ricordo che invece è mancato a Barletta, nella loro città, dove le tenaci ma poche donne che scesero in piazza lo scorso 13 febbraio sono rimaste in silenzio: un silenzio troppo profondo laddove ci sarebbe stato da urlare, protestare, invocare giustizia e dignità, per chi lavora per pochi euro, per chi perde la vita sotto le macerie di irresponsabilità e negligenza. A Siena invece - città più volte vicina al crollo di Barletta - hanno realizzato e distribuito un volantino, rosa come il logo che identifica il movimento Snoq, con un grosso buco nero nel terreno e gente che scruta nella cupa oscurità, in quel baratro di tufi dove sono scomparse le donne di Barletta.
«L'Italia può salvarsi solo se si mettono al centro le donne». Quelle donne spesso dimenticate come Matilde, Tina, Giovanna e Antonella, morte per il lavoro, per portare a casa qualche spicciolo e "tirare avanti", morte soprattutto per l'incoscienza. E infine Maria, la più incolpevole delle vittime. «Le donne reggono il mondo», aveva scritto questa frase Antonella Zaza sul suo profilo Facebook, solo pochi giorni prima di morire. Come donne, come lavoratrici, come coloro che condividono l'aria e la strade di quella stessa città chiamata Barletta, dobbiamo sentirci in dovere di dare giustizia a quei nomi. E per dar loro giustizia, non dobbiamo dimenticarli.
La manifestazione è stata in qualche modo idealmente dedicata alla commemorazione della tragedia di Barletta, la quale – afferma la regista Cristina Comencini, membro del comitato promotore - «è una tragedia che coinvolge tutti e tutte, tanto che il 3 ottobre dovrebbe essere un giorno di lutto nazionale. Abbiamo scelto di raccontare le vite delle donne che sono morte sotto alle macerie, il loro quotidiano, perché sono donne come loro quelle che reggono sulle spalle il paese». Anche Francesca Comencini, regista come la sorella, ricorda il crollo di Barletta nel blog dedicato a "Se non ora quando?", scrivendo: «Della giornata di domenica mi rimangono e mi rimarranno per sempre nel cuore le voci delle nostre sei giovani attrici che raccontavano le giornate e le piccole cose della vita delle cinque ragazze morte a Barletta, e su quella piazza è sceso un silenzio come mai ne avevo sentito uno, un silenzio che respirava insieme per loro, Maria, Tina, Matilde, Giovanna e Antonella». Per un momento, tutta Piazza del Popolo si è fermata, tutte le donne di Roma hanno ricordato le vittime di Barletta. Un ricordo che invece è mancato a Barletta, nella loro città, dove le tenaci ma poche donne che scesero in piazza lo scorso 13 febbraio sono rimaste in silenzio: un silenzio troppo profondo laddove ci sarebbe stato da urlare, protestare, invocare giustizia e dignità, per chi lavora per pochi euro, per chi perde la vita sotto le macerie di irresponsabilità e negligenza. A Siena invece - città più volte vicina al crollo di Barletta - hanno realizzato e distribuito un volantino, rosa come il logo che identifica il movimento Snoq, con un grosso buco nero nel terreno e gente che scruta nella cupa oscurità, in quel baratro di tufi dove sono scomparse le donne di Barletta.
«L'Italia può salvarsi solo se si mettono al centro le donne». Quelle donne spesso dimenticate come Matilde, Tina, Giovanna e Antonella, morte per il lavoro, per portare a casa qualche spicciolo e "tirare avanti", morte soprattutto per l'incoscienza. E infine Maria, la più incolpevole delle vittime. «Le donne reggono il mondo», aveva scritto questa frase Antonella Zaza sul suo profilo Facebook, solo pochi giorni prima di morire. Come donne, come lavoratrici, come coloro che condividono l'aria e la strade di quella stessa città chiamata Barletta, dobbiamo sentirci in dovere di dare giustizia a quei nomi. E per dar loro giustizia, non dobbiamo dimenticarli.