Scommesse al limite della legalità a Barletta negli Internet-point
L’azzardo dei gestori ingenerosamente disponibili. Le aporie di un sistema troppo mascherato
martedì 12 febbraio 2013
12.11
Altro giro, altra corsa: nel mirino questa volta si son trovati i famigerati internet-point, distribuiti a Barletta su larga scala ma in strette vie. Sebbene strategicamente siti in angoli occulti, i clienti ormai affiliati vi si recano almeno ogni Domenica.
Per "internet-point" il decreto Milleproroghe intende qualsiasi esercizio pubblico che fornisce l'accesso a internet in via principale. Questo significa che le agenzie di scommesse che nascono come internet-point non dovrebbero avere preposti umani a riscuotere le giocate perché c'è già un software gestionale basato su un sistema centralizzato e completo delle funzionalità di registrazione utenti, identificazione tracciabilità degli accessi, registro degli incassi e stampa dei movimenti contabili. Tutto dovrebbe aver inizio, esser consumato e concluso, quindi, da un utente giocatore che si serve della rete per effettuare la sua giocata tramite la sua personale "connecting-card". Il gestore è il ricevente di un software "CardManager" ai fini della gestione elettronica dell'utente e ha il solo ed esclusivo compito di impostare le modalità di funzione del totem grazie al sistema "settings".
In tutto questo meccanismo digitale e telecomunicativo, la figura umana diventa marginale, accessoria, strumentale nella ricezione e decisione dei programmi virtuali; non dovrebbe essere affatto il pubblicano dell'antica Roma! A ricordare all'utente la pericolosità del gioco ci pensa persino una virtuale dichiarazione di responsabilità da stampare e firmare previa lettura. Attenzione, dunque, a fare le opportune distinzioni tra le agenzie Sisal, legalmente registrate alla AAMS, e gli esercizi pubblici, come Stanley Bet (sempre più numerosi sul territorio barlettano), che, con registrazione maltese, sono autorizzati a svolgere l'attività di internet-point e nulla più.
Quello che noi di Barlettalife segnaliamo è la facilità con cui ci è stato permesso di giocare una schedina, pagata personalmente a un preposto. Abbiamo riscontrato, inoltre, che i computer si trovavano troppo in alto per poter essere utilizzati comodamente dai clienti. In altri esercizi, gli artefatti erano addirittura spenti perché tutta l'utenza si rivolgeva personalmente ai preposti. Palesemente una copertura quella di questi internet-point, dietro i quali si nascondono gestori invasivi e manipolatori di denaro reale. Sarà che il confine tra mondo virtuale e mondo reale sta diventando sempre più labile ma l'uomo non si dovrebbe mai sostituire alle interfacce o essere il medium di questa "interrealtà"; egli deve avere in pugno la tecnologia tenendo sempre presente la legalità.
Per "internet-point" il decreto Milleproroghe intende qualsiasi esercizio pubblico che fornisce l'accesso a internet in via principale. Questo significa che le agenzie di scommesse che nascono come internet-point non dovrebbero avere preposti umani a riscuotere le giocate perché c'è già un software gestionale basato su un sistema centralizzato e completo delle funzionalità di registrazione utenti, identificazione tracciabilità degli accessi, registro degli incassi e stampa dei movimenti contabili. Tutto dovrebbe aver inizio, esser consumato e concluso, quindi, da un utente giocatore che si serve della rete per effettuare la sua giocata tramite la sua personale "connecting-card". Il gestore è il ricevente di un software "CardManager" ai fini della gestione elettronica dell'utente e ha il solo ed esclusivo compito di impostare le modalità di funzione del totem grazie al sistema "settings".
In tutto questo meccanismo digitale e telecomunicativo, la figura umana diventa marginale, accessoria, strumentale nella ricezione e decisione dei programmi virtuali; non dovrebbe essere affatto il pubblicano dell'antica Roma! A ricordare all'utente la pericolosità del gioco ci pensa persino una virtuale dichiarazione di responsabilità da stampare e firmare previa lettura. Attenzione, dunque, a fare le opportune distinzioni tra le agenzie Sisal, legalmente registrate alla AAMS, e gli esercizi pubblici, come Stanley Bet (sempre più numerosi sul territorio barlettano), che, con registrazione maltese, sono autorizzati a svolgere l'attività di internet-point e nulla più.
Quello che noi di Barlettalife segnaliamo è la facilità con cui ci è stato permesso di giocare una schedina, pagata personalmente a un preposto. Abbiamo riscontrato, inoltre, che i computer si trovavano troppo in alto per poter essere utilizzati comodamente dai clienti. In altri esercizi, gli artefatti erano addirittura spenti perché tutta l'utenza si rivolgeva personalmente ai preposti. Palesemente una copertura quella di questi internet-point, dietro i quali si nascondono gestori invasivi e manipolatori di denaro reale. Sarà che il confine tra mondo virtuale e mondo reale sta diventando sempre più labile ma l'uomo non si dovrebbe mai sostituire alle interfacce o essere il medium di questa "interrealtà"; egli deve avere in pugno la tecnologia tenendo sempre presente la legalità.