Sciopero generale nazionale della CGIL contro la manovra finanziaria
Pesanti critiche al governo Berlusconi dalle altre parti sociali. Pesa l’assenza degli altri sindacati confederali
martedì 6 settembre 2011
Perché astenersi dal lavoro e scendere in piazza quest'oggi? A spiegarlo è Luigi Antonucci, segretario generale della CGIL BAT: «Si tratta di una manovra finanziaria che è riuscita a scontentare tutti, che penalizza tutti quelli che hanno sempre pagato, lavoratori, pensionati, non solo levando soldi dalle tasche ma colpendo indirettamente attraverso i tagli ai fondi destinati alle amministrazioni comunali. È in atto un attacco pesante, ignobile, all'idea del lavoro e dei lavoratori, si vuole realizzare un passo indietro di anni, cancellando le certezze dell'Articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e i contratti collettivi».
Qualcuno ovviamente accuserà il più grande sindacato dei lavoratori italiani di avere come unico obiettivo di questa grande mobilitazione quello di ribaltare l'esito delle elezioni, mandando a casa il governo Berlusconi. Ma gli stessi vertici locali della CGIL precisano di puntare alla spoliticizzazione dell'evento, coinvolgendo le altre parti sociali, sicuramente non proprio contente della Manovra Tremonti (?). In prima linea gli enti locali, già nei passati giorni mobilitati per evidenziare le difficoltà in cui si dibattono. E il colore politico degli stessi non è una discriminante. «Prima si basava l'equilibrio sociale sui sindaci. Noi sindaci, oggi, siamo vittime di un momento in cui bisogna fare cassa. Siamo noi che dobbiamo aumentare le tasse o diminuire i servizi» dice il sindaco di Bisceglie, Francesco Spina, tra i relatori della Tavola rotonda dello scorso sabato, organizzata dalla CGIL per discutere degli effetti della manovra sull'intero territorio della sesta provincia e rendere note alla cittadinanza le controproposte del sindacato guidato da Susanna Camusso. «Di federalismo fiscale c'è ben poco nei comuni, che hanno perso la loro autonomia», continua il primo cittadino, che lamenta il fatto che i primi cittadini siano diventati solo degli amministratori condominiali e sottolinea i rischi che corrono le radici culturali con la cancellazione delle feste patronali. «Evviva la lotta ai clientelismi ma mancano le risorse per tutto», un altro dei passaggi chiave dell'intervento di Spina.
Va giù duro anche Cosimo Santoro, Presidente del consiglio di zona di Confindustria di Bari e Barletta-Andria-Trani. «Smontare norme costituzionali e accordi con le parti sociali è un modo di fare che non rispetta le regole. È una concezione liberista che vuole scardinare le regole. Questa manovra penalizza tutti, senza dialogo tra le parti sociali e tra maggioranza e opposizione. Se dietro ci fosse un piano di rilancio della Nazione, sicuramente avremmo trovato un accordo. Ma il governo è chiuso in un castello e fa proposte demagogiche. Parlando a titolo personale ritengo necessario un governo di unità nazionale per un progetto di sviluppo».
Sottolinea il rischio del crollo dei consumi a causa dell'aumento dell'IVA, invece, il delegato regionale di Confcommercio, Ciccio Divenuto. «Il Presidente del Consiglio non sa cosa sono le cooperative. È necessaria una maggiore selezione della classe dirigente del Paese», non le manda a dire Andrea Pugliese, Confcooperative BAT. «Mi aspettavo una certa riduzione dei costi della politica e una patrimoniale ben vista dagli stessi ricchi. Ma tassare i patrimoni delle cooperative con una fiscalità aggiuntiva del 10 per cento porterà alla trasformazione delle stesse in società. Si tratta di una manovra finanziaria basata sul televoto, si spara la prima proposta e si attende il giorno dopo per vedere chi si incazza di più», il commento piccato di Pugliese.
E allora come non concludere con le parole del segretario generale CGIL Puglia, Giovanni Forte: «E' una manovra classista, è tutta una parte del Paese a pagare mentre l'altra n'è esclusa. Le affermazioni del ministro Sacconi sono aberranti, quelle del Presidente del Consiglio rasentano il ridicolo, ci facciamo deridere dagli altri paesi. Stiamo diventando lo zimbello del mondo. Possibile che i grandi patrimoni e le rendite finanziarie non paghino e chi soldi non ne ha è costretto a dare di più?» domanda il dirigente sindacale pugliese. E su giovani e disabili precisa: «Siamo davanti allo spreco dei cervelli non più alla loro fuga; i giovani stanno peggio di dieci anni fa non certo a causa della difesa dei diritti dei pensionati […]. Si mira a destrutturare il collocamento dei disabili». Infine l'affondo finale: «Se il capofamiglia fa il debosciato, i restanti membri della famiglia si sentono deresponsabilizzati».
Unica nota stonata di questa giornata è l'assenza degli altri sindacati, in primis quelli confederali. Che abbiano dimenticato di dover rappresentare gli interessi di lavoratori, pensionati, piccoli e medi imprenditori?
Qualcuno ovviamente accuserà il più grande sindacato dei lavoratori italiani di avere come unico obiettivo di questa grande mobilitazione quello di ribaltare l'esito delle elezioni, mandando a casa il governo Berlusconi. Ma gli stessi vertici locali della CGIL precisano di puntare alla spoliticizzazione dell'evento, coinvolgendo le altre parti sociali, sicuramente non proprio contente della Manovra Tremonti (?). In prima linea gli enti locali, già nei passati giorni mobilitati per evidenziare le difficoltà in cui si dibattono. E il colore politico degli stessi non è una discriminante. «Prima si basava l'equilibrio sociale sui sindaci. Noi sindaci, oggi, siamo vittime di un momento in cui bisogna fare cassa. Siamo noi che dobbiamo aumentare le tasse o diminuire i servizi» dice il sindaco di Bisceglie, Francesco Spina, tra i relatori della Tavola rotonda dello scorso sabato, organizzata dalla CGIL per discutere degli effetti della manovra sull'intero territorio della sesta provincia e rendere note alla cittadinanza le controproposte del sindacato guidato da Susanna Camusso. «Di federalismo fiscale c'è ben poco nei comuni, che hanno perso la loro autonomia», continua il primo cittadino, che lamenta il fatto che i primi cittadini siano diventati solo degli amministratori condominiali e sottolinea i rischi che corrono le radici culturali con la cancellazione delle feste patronali. «Evviva la lotta ai clientelismi ma mancano le risorse per tutto», un altro dei passaggi chiave dell'intervento di Spina.
Va giù duro anche Cosimo Santoro, Presidente del consiglio di zona di Confindustria di Bari e Barletta-Andria-Trani. «Smontare norme costituzionali e accordi con le parti sociali è un modo di fare che non rispetta le regole. È una concezione liberista che vuole scardinare le regole. Questa manovra penalizza tutti, senza dialogo tra le parti sociali e tra maggioranza e opposizione. Se dietro ci fosse un piano di rilancio della Nazione, sicuramente avremmo trovato un accordo. Ma il governo è chiuso in un castello e fa proposte demagogiche. Parlando a titolo personale ritengo necessario un governo di unità nazionale per un progetto di sviluppo».
Sottolinea il rischio del crollo dei consumi a causa dell'aumento dell'IVA, invece, il delegato regionale di Confcommercio, Ciccio Divenuto. «Il Presidente del Consiglio non sa cosa sono le cooperative. È necessaria una maggiore selezione della classe dirigente del Paese», non le manda a dire Andrea Pugliese, Confcooperative BAT. «Mi aspettavo una certa riduzione dei costi della politica e una patrimoniale ben vista dagli stessi ricchi. Ma tassare i patrimoni delle cooperative con una fiscalità aggiuntiva del 10 per cento porterà alla trasformazione delle stesse in società. Si tratta di una manovra finanziaria basata sul televoto, si spara la prima proposta e si attende il giorno dopo per vedere chi si incazza di più», il commento piccato di Pugliese.
E allora come non concludere con le parole del segretario generale CGIL Puglia, Giovanni Forte: «E' una manovra classista, è tutta una parte del Paese a pagare mentre l'altra n'è esclusa. Le affermazioni del ministro Sacconi sono aberranti, quelle del Presidente del Consiglio rasentano il ridicolo, ci facciamo deridere dagli altri paesi. Stiamo diventando lo zimbello del mondo. Possibile che i grandi patrimoni e le rendite finanziarie non paghino e chi soldi non ne ha è costretto a dare di più?» domanda il dirigente sindacale pugliese. E su giovani e disabili precisa: «Siamo davanti allo spreco dei cervelli non più alla loro fuga; i giovani stanno peggio di dieci anni fa non certo a causa della difesa dei diritti dei pensionati […]. Si mira a destrutturare il collocamento dei disabili». Infine l'affondo finale: «Se il capofamiglia fa il debosciato, i restanti membri della famiglia si sentono deresponsabilizzati».
Unica nota stonata di questa giornata è l'assenza degli altri sindacati, in primis quelli confederali. Che abbiano dimenticato di dover rappresentare gli interessi di lavoratori, pensionati, piccoli e medi imprenditori?
In occasione dello sciopero della Cgil, la Bar.S.A. S.p.A. comunica alla cittadinanza che «Il giorno 6 settembre 2011 è indetto uno sciopero generale che coinvolgerà ogni settore lavorativo. Pertanto, ci si scusa sin d'ora per eventuali disservizi. Contestualmente, Bar.S.A. s'impegnerà per la normalizzazione dei servizi nel più breve tempo possibile».