Sarà il barlettano Fabio Maria Damato a "salvare" Chiara Ferragni?
ll manager vissuto nella Bat viene indicato come capro espiatorio del "Pandorogate" della influencer
martedì 26 dicembre 2023
14.52
Che qualcuno dello staff di Chiara Ferragni sarebbe stato immolato a vittima sacrificale per la salvezza della sua reputazione di benefattrice dei piccoli e degli indifesi, tanto da essere stata degna del prestigioso Ambrogino d'oro in tempi di Covid - era apparsa a molti, dalle prime ore del "Pandorogate" sulle pagine di tutto il mondo, come l'unica strategia possibile. Già, magari dicendo al prescelto/a, come in una appassionante sceneggiatura di film: "Tu ti addossi tutte le colpe, noi ti garantiamo un ambito lavorativo tutto nuovo che faccia dimenticare lo scivolone del marketing improntato sull'amore per i bambini malati", o qualcosa del genere.
Che il capro espiatorio potesse essere colui che è considerato il braccio sia destro che sinistro della bionda influencer, (voce che serpeggia dalle pagine di molti giornali), darebbe certo ancora più peso alla innocenza e alla buona fede della "povera" Chiara in tuta grigia; ma che colpisse indirettamente il nostro territorio invece non lo sanno in molti: perché il suddetto braccio, ossia Fabio Maria Damato, è nato a Barletta, ed è dunque orgoglio, vista la carriera folgorante, del nostro territorio e di tutta la provincia BAT in particolare.
Uno che si è fatto da sé, dal nulla, come è venuto a raccontare nel luglio scorso al TEDx Barletta: una storia nata da sacrifici, impegno, tenacia , forza di volontà e ovviamente un grande talento.
Ora, ognuno salvi chi vuole, certo è che pensare che una donna come Chiara Ferragni adesso, scherzi a parte - non sia al corrente della chiarezza di determinati messaggi - soprattutto perché la fabbrica Ferragnez punta moltissimo del suo marketing sulla azione di solidarietà sociale - riesce sicuramente difficile o quantomeno bizzarro. La bionda influencer, visti gli straordinari successi imprenditoriali, è stata anche invitata infatti in più di una occasione a tenere lectio magistralis in popò di università, tipo Harvard, per dirne una: e come vai a pensare che operazioni del genere non siano da lei controllate meticolosamente?
Lungi da voler difendere il giovane uomo in carriera perché pugliese: non sta a noi, se ne parla tanto, anche troppo, lo stiamo facendo anche adesso. Ma ricordare che un manager è al servizio di un "capo" che non esita a utilizzare i propri figli per incrementare il proprio marketing, in un mondo del web in cui la raccomandazione di non esporre eccessivamente i bambini è diffusa e - ci sarebbe da dire - sempre più necessaria, la storiella della buona fede diciamo che vacilla un po' troppo, ecco, posto che ognuno è libero di crescere i suoi figli come ritiene meglio. "Attacca il ciuccio dove vuole il padrone", in altre parole, come si usa dire da queste parti? È solo un'ipotesi, fatto sta che in tutta questa storia fanno male tante cose, compreso l'odio e il livore che si sono scatenati in men che non si dica, con le aggressioni verbali violente e decisamente deplorevoli di tanti haters che da anni rosicano per il successo, il lusso, la bellezza, persino la salute dei Ferragnez e la possibilità di curarsi. Perché, è da dire e da sottolineare, i Ferragnez di messaggi buoni sono stati generosi e efficaci nel diffonderne: e non è poco la lotta per l'assistenza psicologica soprattutto ai giovani, ma anche l'invito a donare il sangue, gesto che dopo gli appelli di Fedez in particolare ha avuto una notevole amplificazione.
Cosa sarà del nostro Fabio Maria Damato? Sarà davvero scelto come capro espiatorio non di tutti mali del mondo - come nella storia biblica o per il povero Malaussene di Daniel Pennac - ma di tutti i mali di Chiara, che tra uova e pandori sembrano sbucare dalla immensa cabina armadio? Quello che ci si augura da tutta questa storia potrebbe essere che sia ci si augurerebbe, l'inizio sociale, anzi, social, di un ridimensionamento dell'atteggiamento di venerazione di questi Re o regine Mida che qualunque cosa tocchino sfiorino, pronuncino, diventa oro. Perché si capisca che quel che sia oro per loro è perdita per noi, di denaro, di identità, di capacità di scelta, di libertà, senza accorgercene.
Nel frattempo Fabio Maria Damato è riapparso sui social, postando nelle storie di Instagram due passi nel centro storico della sua Barletta. Via dalla pazza folla nella quiete di casa propria scegliendo quel silenzio di cui aveva parlato proprio al TEDx Barletta, "prima di lanciarsi nel buio, prima di lanciarsi in nuove idee".
Che il capro espiatorio potesse essere colui che è considerato il braccio sia destro che sinistro della bionda influencer, (voce che serpeggia dalle pagine di molti giornali), darebbe certo ancora più peso alla innocenza e alla buona fede della "povera" Chiara in tuta grigia; ma che colpisse indirettamente il nostro territorio invece non lo sanno in molti: perché il suddetto braccio, ossia Fabio Maria Damato, è nato a Barletta, ed è dunque orgoglio, vista la carriera folgorante, del nostro territorio e di tutta la provincia BAT in particolare.
Uno che si è fatto da sé, dal nulla, come è venuto a raccontare nel luglio scorso al TEDx Barletta: una storia nata da sacrifici, impegno, tenacia , forza di volontà e ovviamente un grande talento.
Ora, ognuno salvi chi vuole, certo è che pensare che una donna come Chiara Ferragni adesso, scherzi a parte - non sia al corrente della chiarezza di determinati messaggi - soprattutto perché la fabbrica Ferragnez punta moltissimo del suo marketing sulla azione di solidarietà sociale - riesce sicuramente difficile o quantomeno bizzarro. La bionda influencer, visti gli straordinari successi imprenditoriali, è stata anche invitata infatti in più di una occasione a tenere lectio magistralis in popò di università, tipo Harvard, per dirne una: e come vai a pensare che operazioni del genere non siano da lei controllate meticolosamente?
Lungi da voler difendere il giovane uomo in carriera perché pugliese: non sta a noi, se ne parla tanto, anche troppo, lo stiamo facendo anche adesso. Ma ricordare che un manager è al servizio di un "capo" che non esita a utilizzare i propri figli per incrementare il proprio marketing, in un mondo del web in cui la raccomandazione di non esporre eccessivamente i bambini è diffusa e - ci sarebbe da dire - sempre più necessaria, la storiella della buona fede diciamo che vacilla un po' troppo, ecco, posto che ognuno è libero di crescere i suoi figli come ritiene meglio. "Attacca il ciuccio dove vuole il padrone", in altre parole, come si usa dire da queste parti? È solo un'ipotesi, fatto sta che in tutta questa storia fanno male tante cose, compreso l'odio e il livore che si sono scatenati in men che non si dica, con le aggressioni verbali violente e decisamente deplorevoli di tanti haters che da anni rosicano per il successo, il lusso, la bellezza, persino la salute dei Ferragnez e la possibilità di curarsi. Perché, è da dire e da sottolineare, i Ferragnez di messaggi buoni sono stati generosi e efficaci nel diffonderne: e non è poco la lotta per l'assistenza psicologica soprattutto ai giovani, ma anche l'invito a donare il sangue, gesto che dopo gli appelli di Fedez in particolare ha avuto una notevole amplificazione.
Cosa sarà del nostro Fabio Maria Damato? Sarà davvero scelto come capro espiatorio non di tutti mali del mondo - come nella storia biblica o per il povero Malaussene di Daniel Pennac - ma di tutti i mali di Chiara, che tra uova e pandori sembrano sbucare dalla immensa cabina armadio? Quello che ci si augura da tutta questa storia potrebbe essere che sia ci si augurerebbe, l'inizio sociale, anzi, social, di un ridimensionamento dell'atteggiamento di venerazione di questi Re o regine Mida che qualunque cosa tocchino sfiorino, pronuncino, diventa oro. Perché si capisca che quel che sia oro per loro è perdita per noi, di denaro, di identità, di capacità di scelta, di libertà, senza accorgercene.
Nel frattempo Fabio Maria Damato è riapparso sui social, postando nelle storie di Instagram due passi nel centro storico della sua Barletta. Via dalla pazza folla nella quiete di casa propria scegliendo quel silenzio di cui aveva parlato proprio al TEDx Barletta, "prima di lanciarsi nel buio, prima di lanciarsi in nuove idee".