San Ruggero tra storia e leggenda
La storia del Santo Patrono raccontata dall'archivista di Stato Michele Grimaldi
venerdì 29 dicembre 2023
«Il prossimo 30 dicembre si festeggerà, come ogni anno, San Ruggero Vescovo di Canne e Patrono della Città di Barletta. Sulla questione traslazione, nel senso cristiano del termine, ci sono molti dubbi in quanto in tanti adotterebbero, in modo più appropriato, la parola trafugamento visto che quel blitz fu compiuto per mire di potere religioso. A riguardo non ho intenzione di disquisire in quanto tanti ne hanno parlato ed alcuni (purtroppo non tutti) anche in modo storicamente documentato, desidero, al contrario, soffermarmi sulla storia o se preferite, la leggenda del Santo». Così l'archivista di Stato, Michele Grimaldi.
«Posso affermare, senza essere blasfemo, che la vita di Ruggero (deriva dal germanico Hrodger o Hrotger, composto dai termini hrod o hruod fama o gloria e ger lancia e in Italia si chiamano Rugg(i)ero 23.236 persone), da vivo e dopo che ritornò al Padre, non è stata né tranquilla e tanto meno normale, nell'eccezione positiva della parola.
Don Nicola Monterisi nel 1905, scrivendo la prefazione ad una pubblicazione riguardante la vita del Santo, sottolineava che l'opera aveva l'esplicita mansione di rendere il culto "[…] più razionale e positivo" affermando, non tanto velatamente, che tutto quello scritto su Ruggero di Canne, non aveva fondamento storico. Monterisi, laureato in Teologia, Diritto ed in Lettere, mal accettava le vite leggendarie scritte, tutte, seguendo un canovaccio valido per ogni personaggio, tipo quelle riferite al Santo pubblicate, in diversi periodi, dall'Anonimo nel 1300, dal Grimaldi nel 1607 ed infine da Gianluigi nel 1860. E per differenziarsi da questi, Monterisi penso bene di raccontare il Vescovo cucendogli addosso un'immagine da persona "umana", portando, per far questo, documenti inoppugnabili che descrivevano le vicende storiche di Canne. Ovviamente non tutti furono d'accordo con il Monterisi e la sua tesi, tant'è che qualcuno eccepì ponendo una legittima domanda e cioè "Ma se intorno alla sua vita non fosse stata creata la leggenda, qualcuno avrebbe mai ricordato il Vescovo di Canne?"
Debbo, in tutta franchezza, affermare che attira tanto un racconto tipo quello riportato dall'anonimo il quale racconta come Ruggero, appena nato, "[…] la prima parola che disse, quanno parlio la prima volta fu: Gesù amore, Maria et madre". Come è ovvio una parte rilevante, se non fondamentale, l'hanno i tanti miracoli operati da Ruggero durante la sua vita e subito dopo la scomparsa. Lo stile narrativo con il quale si riportano i miracoli è, senza dubbio, immaginoso come se fossero stati visti dal narratore con i propri occhi, quando non era, ovviamente, così.
Esempio, tra i più famosi, quello dei sette idolatri fulminati e uccisi in Chiesa ma resuscitati dal Vescovo il quale, sceso dal pulpito si accostò " […] agli infelici e disse: Alzatevi e date lode al Creatore e Redentore delle vostre anime". O ancora, il conosciuto miracolo di Salpi, forse il più scenografico, che racconta come il popolo di quella comunità era obbligato ad offrire sacrifici ad una statua. Allora Ruggiero si recò davanti al simulacro e rivolto a quello perentoriamente intimò "[…] Ti comando di far riverenza e dare onore a Gesù Nazareno figlio del suo Dio". Naturalmente la statua si gettò in avanti e "[…] si fece in minutissimi pezzi".
Questi i più clamorosi ma poi ci sono i meno "appariscenti" (chiedo umilmente perdono al Santo!) come il miracolo dell'uomo sordo, muto e cieco posseduto dal demonio, quello della moltiplicazione del pane, delle 50 vacche morte e riportate in vita o il più volte ripetuto prodigio di far piovere ogni qual volta una pericolosa siccità minacciava i raccolti.
Manco a dire che Ruggero aveva anche il dono della profezia e tra queste la più famosa quando rivelò la scomparsa di Canne dicendo "[…] Popolo di Canne, per il tuo peccato rimarrai, un giorno, senza patria e ti vedrai ramingo in un altro suolo". A Ruggero, Cassandra gli fa un baffo! Attraverso un altro racconto della leggenda fu possibile "datare" il tempo in cui visse il Vescovo e questo grazie al suo viaggio verso il Gargano, in compagnia di Riccardo e Sabino, Vescovi di Andria e Canosa, per andare a visitare i luoghi dove, nel 493, era apparso l'Arcangelo Michele. Questa occasione permise di collocare Ruggero nel V secolo ed ovviamente parimenti lo si fece per i due noti Compagni.
Infine, nel momento in cui Il Santo cannese rese l'anima al suo Creatore, si udì nell'aria una musica celeste, una cisterna si riempi di acqua miracolosa ed una pianta di fiori, come in piena primavera, fiorì…peccato che era il 30 dicembre, pieno inverno. Nel 1276 le spoglie mortali del Vescovo di Canne furono traslate da Canne a Barletta. Il clero cannese accusò di "furto" gli omologhi barlettani ed inviò una lettera di fuoco appellandosi al Papa Innocenzo V. Il Pontefice dispose un'inchiesta affidandola al Vescovo di Minervino il quale assolse (un po' forse no) il clero barlettano. Quanto detto rafforza, grazie alla leggenda ma anche ai documenti, la convinzione, mia e di tanti fedeli, che il Santo Vescovo Ruggero è stato realmente un uomo di Dio che ha speso la propria vita correndo in soccorso di chi aveva bisogno, portando sempre a tutti da missionario ante litteram, la parola di Nostro Signore».
«Posso affermare, senza essere blasfemo, che la vita di Ruggero (deriva dal germanico Hrodger o Hrotger, composto dai termini hrod o hruod fama o gloria e ger lancia e in Italia si chiamano Rugg(i)ero 23.236 persone), da vivo e dopo che ritornò al Padre, non è stata né tranquilla e tanto meno normale, nell'eccezione positiva della parola.
Don Nicola Monterisi nel 1905, scrivendo la prefazione ad una pubblicazione riguardante la vita del Santo, sottolineava che l'opera aveva l'esplicita mansione di rendere il culto "[…] più razionale e positivo" affermando, non tanto velatamente, che tutto quello scritto su Ruggero di Canne, non aveva fondamento storico. Monterisi, laureato in Teologia, Diritto ed in Lettere, mal accettava le vite leggendarie scritte, tutte, seguendo un canovaccio valido per ogni personaggio, tipo quelle riferite al Santo pubblicate, in diversi periodi, dall'Anonimo nel 1300, dal Grimaldi nel 1607 ed infine da Gianluigi nel 1860. E per differenziarsi da questi, Monterisi penso bene di raccontare il Vescovo cucendogli addosso un'immagine da persona "umana", portando, per far questo, documenti inoppugnabili che descrivevano le vicende storiche di Canne. Ovviamente non tutti furono d'accordo con il Monterisi e la sua tesi, tant'è che qualcuno eccepì ponendo una legittima domanda e cioè "Ma se intorno alla sua vita non fosse stata creata la leggenda, qualcuno avrebbe mai ricordato il Vescovo di Canne?"
Debbo, in tutta franchezza, affermare che attira tanto un racconto tipo quello riportato dall'anonimo il quale racconta come Ruggero, appena nato, "[…] la prima parola che disse, quanno parlio la prima volta fu: Gesù amore, Maria et madre". Come è ovvio una parte rilevante, se non fondamentale, l'hanno i tanti miracoli operati da Ruggero durante la sua vita e subito dopo la scomparsa. Lo stile narrativo con il quale si riportano i miracoli è, senza dubbio, immaginoso come se fossero stati visti dal narratore con i propri occhi, quando non era, ovviamente, così.
Esempio, tra i più famosi, quello dei sette idolatri fulminati e uccisi in Chiesa ma resuscitati dal Vescovo il quale, sceso dal pulpito si accostò " […] agli infelici e disse: Alzatevi e date lode al Creatore e Redentore delle vostre anime". O ancora, il conosciuto miracolo di Salpi, forse il più scenografico, che racconta come il popolo di quella comunità era obbligato ad offrire sacrifici ad una statua. Allora Ruggiero si recò davanti al simulacro e rivolto a quello perentoriamente intimò "[…] Ti comando di far riverenza e dare onore a Gesù Nazareno figlio del suo Dio". Naturalmente la statua si gettò in avanti e "[…] si fece in minutissimi pezzi".
Questi i più clamorosi ma poi ci sono i meno "appariscenti" (chiedo umilmente perdono al Santo!) come il miracolo dell'uomo sordo, muto e cieco posseduto dal demonio, quello della moltiplicazione del pane, delle 50 vacche morte e riportate in vita o il più volte ripetuto prodigio di far piovere ogni qual volta una pericolosa siccità minacciava i raccolti.
Manco a dire che Ruggero aveva anche il dono della profezia e tra queste la più famosa quando rivelò la scomparsa di Canne dicendo "[…] Popolo di Canne, per il tuo peccato rimarrai, un giorno, senza patria e ti vedrai ramingo in un altro suolo". A Ruggero, Cassandra gli fa un baffo! Attraverso un altro racconto della leggenda fu possibile "datare" il tempo in cui visse il Vescovo e questo grazie al suo viaggio verso il Gargano, in compagnia di Riccardo e Sabino, Vescovi di Andria e Canosa, per andare a visitare i luoghi dove, nel 493, era apparso l'Arcangelo Michele. Questa occasione permise di collocare Ruggero nel V secolo ed ovviamente parimenti lo si fece per i due noti Compagni.
Infine, nel momento in cui Il Santo cannese rese l'anima al suo Creatore, si udì nell'aria una musica celeste, una cisterna si riempi di acqua miracolosa ed una pianta di fiori, come in piena primavera, fiorì…peccato che era il 30 dicembre, pieno inverno. Nel 1276 le spoglie mortali del Vescovo di Canne furono traslate da Canne a Barletta. Il clero cannese accusò di "furto" gli omologhi barlettani ed inviò una lettera di fuoco appellandosi al Papa Innocenzo V. Il Pontefice dispose un'inchiesta affidandola al Vescovo di Minervino il quale assolse (un po' forse no) il clero barlettano. Quanto detto rafforza, grazie alla leggenda ma anche ai documenti, la convinzione, mia e di tanti fedeli, che il Santo Vescovo Ruggero è stato realmente un uomo di Dio che ha speso la propria vita correndo in soccorso di chi aveva bisogno, portando sempre a tutti da missionario ante litteram, la parola di Nostro Signore».