«Salvate l’Utic a Barletta», appello di Antonucci della Cgil

Cascella chiede la sospensione dell’intervento. «Rischio di compromettere efficienza sistema sanitario»

venerdì 6 settembre 2013
Intorno alla metà di settembre le porte del reparto dell'Unità di terapia intensiva coronarica dell'ospedale di Barletta, oltre che di Canosa di Puglia saranno chiuse, così come deciso dal Piano di riordino ospedaliero regionale. Le emergenze, a partire dal prossimo autunno, saranno affrontate nell'Utic di Andria che, al momento, conta sei posti letto ma è chiamata a servire un'utenza di circa 400 mila abitanti.

«Si possono chiudere reparti ospedalieri così importanti che hanno lo scopo, come accade per l'Utic, di salvare la vita agli ammalati?» a chiederlo è Luigi Antonucci, segretario generale Cgil Bat. «Praticamente – denuncia Antonucci – i cittadini della Provincia che ne avranno bisogno dovranno mettersi in fila per 'aggiudicarsi' uno dei sei posti letto di Andria. Se le cose dovessero andare così, si creerebbe un rapporto sproporzionato, rispetto alle medie nazionali, tra il numero degli abitanti ed i posti letto dell'Utic».

Inoltre, ieri, in apertura dei lavori della riunione della Giunta comunale, il Sindaco ha comunicato che nel corso di un incontro, svoltosi in mattinata, con i direttori medici dell'Ospedale Mons. Dimiccoli di Barletta sono state esposte le diverse problematiche di carattere assistenziale, organizzativo, di sicurezza e medico-legale che potrebbero derivare dalla prossima operatività – il 15 settembre – di quanto disposto dalla delibera della ASL BT n. 995 del 27 giugno 2013 in relazione al Piano di Riordino Regionale.

Di fronte al rischio che possa essere compromessa l'efficienza del servizio sanitario offerto alla città e all'intero territorio in cui opera la ASL BT, il Sindaco Cascella ha annunciato un intervento urgente presso il Direttore Generale dell'Azienda, Giovanni Gorgoni, l'Assessore Regionale alla Sanità, Elena Gentile e il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, teso alla sospensione dell'esecutività del provvedimento in modo che possa svolgersi un costruttivo confronto di merito sulle scelte più efficaci.