Salvare quel pino di via Vittorio Veneto, una storia kafkiana

L'intervento dell'archeclub d'Italia pronto alla mobilitazione con altre realtà associative

venerdì 25 dicembre 2020
Dallo svolgimento dei lavori nell'ultima seduta del Consiglio Comunale teletrasmessa mercoledì 23 dicembre u.s. è emersa una sconvolgente trama kafkiana a proposito dei tortuosi percorsi seguiti negli uffici municipali. Per bocca del vicesindaco ed assessore avvocato Gennaro Cefola è stato raccontato il fallimento di determinate impostazioni e metodologie di lavoro attinenti, in quest'occasione, alla mancata comparsa in giudizio del Comune di Barletta avverso il ricorrente proprietario dell'immobile esposto al rischio di imminente caduta di quell'albero.

Ivi compresa l'assurda presa d'atto – tipica di chi opera e vive nella mentalità forense – che, pur costituendosi a scoppio ritardato nel giudizio di merito davanti al Tribunale di Trani e magari vincendolo dimostrando la relazione tecnica dell'ufficio ambiente, quell'albero risulterebbe già tagliato a scadenza dei termini imposti dal giudice sulla base della consulenza tecnica d'ufficio dell'agronomo nominato. Come dire: l'operazione è riuscita ma il malato è morto…

In questo labirinto di "malaburocrazia" – sindrome molto simile se non addirittura gemella di quell'altra "malaedilizia" costata a Barletta i crolli di Via Magenta 1952 (17 morti), Via Canosa 1959 (58 vittime) e Via Roma 2011 (5 vite spezzate) – possono cadere altre questioni attinenti, di cui sono piene le cronache cittadine e che illuminano di tetra luce oscurantista il funzionamento della cosiddetta "macchina amministrativa" comunale.

L'Archeoclub d'Italia APS Canne della Battaglia Barletta è membro responsabile della Consulta comunale per la salvaguardia dei beni ambientali ed architettonici con altre associazioni consorelle, fra cui Legambiente oggi obbligata a difendersi da determinate "accuse" espresse durante la videotrasmissione dei lavori consiliari a cui si è fatto cenno.

In forza di questo, i Soci, ascoltati secondo le procedure tecnologiche a distanza e col parere della Presidenza Nazionale di Roma, affermano che tale politica dello scaricabarile nel Palazzo (fra attori politici e personaggi dirigenziali, ivi compresi i dipendenti dell'apparato annessi e connessi) condanna la nostra Città di Barletta ad un ruolo marginale rispetto alle documentate potenzialità di singoli individui e di gruppi organizzati come previsto dal Codice del Terzo Settore in corso di applicazione via via progressiva.

La storia raccontata durante la teleseduta del Consiglio Comunale è lo specchio kafkiano di uno stato delle cose per il quale il salvataggio di quel pieno resta come simbolo di una mobilitazione alla quale Archeoclub d'Italia si dichiara pubblicamente disponibile nelle forme condivise e concertate con tutte le altre realtà espressive della democrazia partecipativa sul Territorio.