Saldi, vale ancora la pena parlarne? Intervista a Raffaele Mario Landriscina
Parola al direttore di Confesercenti Bat. Tra vendite promozionali e offerte anticipate, dubbi e rinnovamento
martedì 15 gennaio 2013
1.20
Tra i tanti motivi per attendere con ansia l'avvio del nuovo anno, storicamente ve n'è uno meno "romantico" ma più utilitaristico degli altri: l'avvio dei saldi, quest'anno caratterizzato da una novità sul panorama nazionale. Quest'inverno i saldi invernali hanno avuto inizio il 5 gennaio 2013. Hanno fatto eccezione la Campania, Basilicata e Sicilia. che hanno deciso di anticipare i tempi, facendo partire le promozioni, gli sconti e i saldi nei negozi commerciali già a partire dal 2 gennaio. Anche in Valle d'Aosta è stata anticipata la stagione, in quanto il periodo dei saldi è stato stabilito al 3 gennaio. In Puglia e a Barletta sono trascorsi i primi nove giorni di saldi all'insegna della "caccia all'affare". Gli sconti oscillano fra il 30 e il 50 per cento, con punte del 70 nei negozi a basso costo e negli outlet, in particolare nel settore degli accessori. Una crepa, già denunciata da AdiConsum, si è insinuata però in questo avvio di 2012. Vendite promozionali, saldi interni, riconoscenza per i clienti più affezionati: quanti acquirenti, già nei giorni a ridosso del Natale, avranno usufruito a Barletta e in Italia di questa formula di vendita al confine tra legalità e "astuzia"? Quanti furbetti avranno cercato di anticipare i saldi convenzionali con quelli "ad personam"? Di questo e altro abbiamo parlato con Raffaele Mario Landriscina, direttore di Confesercenti Bat:
I saldi hanno avuto il via da diversi giorni. Che riscontri avete avuto sul piano economico a Barletta? Con la crisi incombente , il via dei saldi è un momento sempre più topico nell'anno commerciale?
«Sicuramente il periodo dei saldi è visto come un periodo nel quale recuperare quanto non si è fatto durante l'anno. Il nostro referente a Barletta, Tommaso Ruta, ci ha riferito che anche in città si segue il trend nazionale, ossia un calo di vendite del 10%. Siamo da 10 anni dell'idea che questa normativa sui saldi, a prescindere da quanto le altre organizzazioni sostengono, va comunque cambiata. Non ci sono più garanzie: quest'anno, tra mail, sms e vendite promozionali, quasi tutti li hanno anticipati. A Bari mi è addirittura capitato di vedere una vetrina di un negozio, di cui non voglio fare il nome, con la scritta a caratteri cubitali "Noi li abbiamo già iniziati". Vogliamo sicuramente che tutti abbiano le stesse opportunità, ma vediamo comunque che le stesse opportunità non sono garantite».
Quale sarebbe la proposta di Confesercenti per migliorare la normativa?
«Vogliamo sederci intorno a un tavolo e cercare di capire come si possa agire: perché non pensare che ognuno possa attuare i saldi quando lo ritiene più opportuno? Il sistema oggi è incontrollabile, e ne risulta che quasi più nessuno controlla e sanziona. Si potrebbe pensare di fidelizzare la propria clientela nel periodo in cui si preferisce, attuando pratiche di promozione commerciale a favore di sé stesso e del cliente. Se poi le grandi catene di distribuzione o di franchising vogliono in maniera ferrea rispettare l'abitudine dei saldi, che lo facciano pure, ma tanto si è capito che è una presa in giro. Ormai è evidente che durante il periodo dei saldi, nonostante la legge vieti l'immissione sul mercato di nuova merce, molti negozi creano linee, stock ad hoc per i saldi».
Quindi, volendo lanciare una provocazione, sbaglia chi continua con la pratica delle vendite promozionali fuori stagione o chi non si "ribella" a questa formula dei saldi?
«Non ci sono colpe, né del singolo imprenditore tantomeno solo del consumatore: sono responsabilità da condividere, senza andare alla ricerca di pieghe entro le quali fare polemica. Purtroppo, con questi quarti di luna sul piano economico, bisogna anche adeguarsi. La normativa è legata a calzature e abbigliamento: consideriamo che fiscalmente le rimanenze dell'anno precedente sono tassate al proprietario dell'esercizio fiscale, e continua a costare quello che si è pagata, senza tener conto che in un anno la merce subisce un deprezzamento».
L'AdiConsum aveva previsto un consumo medio di 220 euro per famiglia durante i saldi. Nella Bat sono state sin qui rispettate le previsioni?
«Sono dei dati buoni per la statistica, che non mi appassionano. Purtroppo non abbiamo un osservatorio provinciale per studiare i campioni, quindi sono dati che lasciano il tempo che trovano. Poi c'è sicuramente chi spende 600 euro e chi ne spende 100, ma non sono affezionato a questi dati di media».
Il fatto di partire in maniera uniforme in tutta Italia tranne che per Basilicata, Campania, Valle d'Aosta e Sicilia può risultare deleterio per le altre regioni?
«La cosa più ridicola di quest'anno è stata quello di leggere un'intervista al presidente di Confesercenti Basilicata, che diceva che le attività della sua regione sarebbero potute essere avvantaggiate dalle persone provenienti dalla Puglia per approfittare dei saldi anticipati. Questo non può esistere, l'Italia è una. A questo punto, vale la pena di lasciare decidere ai singoli. Non si fa questa guerra tra poveri, che può solo portare a una corsa al ribasso. Cambiare qualcosa appare necessario».
(Twitter: @GuerraLuca88)
I saldi hanno avuto il via da diversi giorni. Che riscontri avete avuto sul piano economico a Barletta? Con la crisi incombente , il via dei saldi è un momento sempre più topico nell'anno commerciale?
«Sicuramente il periodo dei saldi è visto come un periodo nel quale recuperare quanto non si è fatto durante l'anno. Il nostro referente a Barletta, Tommaso Ruta, ci ha riferito che anche in città si segue il trend nazionale, ossia un calo di vendite del 10%. Siamo da 10 anni dell'idea che questa normativa sui saldi, a prescindere da quanto le altre organizzazioni sostengono, va comunque cambiata. Non ci sono più garanzie: quest'anno, tra mail, sms e vendite promozionali, quasi tutti li hanno anticipati. A Bari mi è addirittura capitato di vedere una vetrina di un negozio, di cui non voglio fare il nome, con la scritta a caratteri cubitali "Noi li abbiamo già iniziati". Vogliamo sicuramente che tutti abbiano le stesse opportunità, ma vediamo comunque che le stesse opportunità non sono garantite».
Quale sarebbe la proposta di Confesercenti per migliorare la normativa?
«Vogliamo sederci intorno a un tavolo e cercare di capire come si possa agire: perché non pensare che ognuno possa attuare i saldi quando lo ritiene più opportuno? Il sistema oggi è incontrollabile, e ne risulta che quasi più nessuno controlla e sanziona. Si potrebbe pensare di fidelizzare la propria clientela nel periodo in cui si preferisce, attuando pratiche di promozione commerciale a favore di sé stesso e del cliente. Se poi le grandi catene di distribuzione o di franchising vogliono in maniera ferrea rispettare l'abitudine dei saldi, che lo facciano pure, ma tanto si è capito che è una presa in giro. Ormai è evidente che durante il periodo dei saldi, nonostante la legge vieti l'immissione sul mercato di nuova merce, molti negozi creano linee, stock ad hoc per i saldi».
Quindi, volendo lanciare una provocazione, sbaglia chi continua con la pratica delle vendite promozionali fuori stagione o chi non si "ribella" a questa formula dei saldi?
«Non ci sono colpe, né del singolo imprenditore tantomeno solo del consumatore: sono responsabilità da condividere, senza andare alla ricerca di pieghe entro le quali fare polemica. Purtroppo, con questi quarti di luna sul piano economico, bisogna anche adeguarsi. La normativa è legata a calzature e abbigliamento: consideriamo che fiscalmente le rimanenze dell'anno precedente sono tassate al proprietario dell'esercizio fiscale, e continua a costare quello che si è pagata, senza tener conto che in un anno la merce subisce un deprezzamento».
L'AdiConsum aveva previsto un consumo medio di 220 euro per famiglia durante i saldi. Nella Bat sono state sin qui rispettate le previsioni?
«Sono dei dati buoni per la statistica, che non mi appassionano. Purtroppo non abbiamo un osservatorio provinciale per studiare i campioni, quindi sono dati che lasciano il tempo che trovano. Poi c'è sicuramente chi spende 600 euro e chi ne spende 100, ma non sono affezionato a questi dati di media».
Il fatto di partire in maniera uniforme in tutta Italia tranne che per Basilicata, Campania, Valle d'Aosta e Sicilia può risultare deleterio per le altre regioni?
«La cosa più ridicola di quest'anno è stata quello di leggere un'intervista al presidente di Confesercenti Basilicata, che diceva che le attività della sua regione sarebbero potute essere avvantaggiate dalle persone provenienti dalla Puglia per approfittare dei saldi anticipati. Questo non può esistere, l'Italia è una. A questo punto, vale la pena di lasciare decidere ai singoli. Non si fa questa guerra tra poveri, che può solo portare a una corsa al ribasso. Cambiare qualcosa appare necessario».
(Twitter: @GuerraLuca88)