Il consigliere regionale Ruggiero Mennea conversa con Barlettalife
«Non mi sento un politico isolato». Si è parlato di Ofanto, Canne della Battaglia, prospettive del PD
martedì 21 febbraio 2012
20.31
Una lunga e articolata conversazione quella che si è svolta presso la redazione di Barlettalife con il consigliere regionale del Partito Democratico Ruggiero Mennea, politico barlettano che si distingue nella bruma del centrosinistra per caparbietà e spirito d'iniziativa, qualità che spesso, tra le fila del suo stesso schieramento politico in orizzonte barlettano, sembrano essere ignorate. Con il consigliere abbiamo discusso di problematiche da lui strenuamente impugnate e difese in più occasioni, come la tutela dell'Ofanto e la valorizzazione di Canne della Battaglia, soffermandoci poi sul suo profilo politico, non di rado scomodo. L'occasione è stata propizia per tracciare insieme a Mennea uno spaccato dei "Partiti Democratici" che esistono a Barletta, nell'attesa del congresso cittadino.
• Consigliere Mennea, mi consenta di iniziare con una domanda prosaica. In qualità di consigliere regionale percepisce una indennità vicina ai 12.OOO euro. Quanti di questi destina alle sue iniziative politiche individuali e per caso, parlando di trasparenza della politica, sarebbe disposto a rendere pubblica la sua dichiarazione dei redditi?
«Certo, e vi comunico le cifre precise, per la massima trasparenza. Una quota riguarda l'indennità vera e propria e l'altra il rimborso. Questi sono i dati risalenti a gennaio: rimborso lordo 5.629,90€, indennità lorda 10.805,35€, per un lordo totale di 16.435,25€, da questa cifra vengono sottratti 6.976,85€ e arriviamo ad un netto complessivo di 9.458€. Di queste risorse, impegno circa il 50-60% in attività di segreteria locale, spese per la sede, attività politica sul territorio, organizzazione di convegni ecc. Restituisco molto di ciò che guadagno, senza considerare il tempo che sottraggo alla mia professione di dottore commercialista».
• Tra i suoi interessi di questo mandato consiliare c'è l'Ofanto. Svariati i suoi comunicati tesi alla valorizzazione di questo corso d'acqua . Ora sono in arrivo i fondi Cipe, per intervenire alla foce e ridurre i rischi di esondazione, così da poter eliminare i vincoli del Pai (Piano di assetto idrogeologico) e procedere in un secondo momento alla progettazione di strutture turistiche. Da qui a un anno, la situazione dell'Ofanto cambierà?
«Ci sono due problematiche legate al fiume Ofanto: una riguarda la messa in sicurezza del fiume, e l'altra concerne bonifica, tutela e valorizzazione. Io mi sono focalizzato maggiormente sul primo aspetto, ovvero la messa in sicurezza dell'Ofanto, che significa eliminare concretamente i rischi legati al dissesto idrogeologico, e realizzare le opere necessarie per ridurre rischi di esondazione. Mettere in sicurezza vuol dire far stare al sicuro i cittadini di Margherita di Savoia e di Barletta, oltre che gli agricoltori che lavorano in prossimità del corso del fiume. Attenuati i rischi, la zona può essere pianificata meglio dal punto di vista urbanistico-ambientale. Obiettivo cardine è quindi mettere in sicurezza e realizzare opere strutturali per eliminare i rischi. Ho chiesto che per l'Ofanto vengano subito realizzate le opere di cui esiste già progettazione: mi risulta che vi sono alcuni progetti pronti a Margherita di Savoia, da Barletta invece non ho alcun tipo di riscontro.
L'altro obiettivo è disinquinare il fiume, che deve essere considerato una risorsa, non un problema. Ho detto all'assessore regionale Amati che il mio sogno (anche i politici ogni tanto sognano) è di vedere l'Ofanto navigabile, che il fiume diventi fruibile perché disinquinato, tutelato, valorizzato. Il che ha come conseguenza una nuova delimitazione per il parco dell'Ofanto, che deve diventare molto più grande della sua estensione odierna: se il fiume attraversa ben 3 regioni, il parco non può limitarsi a quello attuale. Io, Amati e il professor Di Santo, direttore dell'ATO (Ambito Territoriale Ottimale), stiamo organizzando un convengo scientifico, con i rettori dell'università di Foggia, Basilicata e Campania, per formare un tavolo istituzionale che produca un progetto interregionale per mettere in sicurezza e valorizzare l'Ofanto. Ho avuto già l'ok del presidente Vendola per avviare il convegno, poi saltato a causa della più urgente emergenza meteo. In prospettiva, vi è possibilità di creare sviluppo turistico autosostenibile ed ecosostenibile: non come coloro che sono intervenuti impropriamente parlando di cementificazioni, perché l'Ofanto è un sito di interesse comunitario che invece bisogna preservare in ogni modo da abusi e cementificazioni. A questo proposito, sono perfettamente in linea con l'analisi del professor Dellisanti. Abbiamo visionato con il prefetto e il responsabile del nucleo di vigilanza ittico-faunistica Giuseppe Cava lo stato di salute del fiume e la situazione della foce, con un'ispezione in jeep, e presto completeremo il controllo in elicottero. Abbiamo registrato i numerosi abusi, soprattutto i luoghi di pesca abusiva, e lo stato attuale del letto del fiume. Risolvere il problema dell'Ofanto significa creare le condizioni reali per pianificare lo sviluppo futuro turistico della città e per restituire ai cittadini un luogo naturale di pregio».
• Continuando a parlare di territorio e turismo, Lei punta molto sulla valorizzazione di Canne della Battaglia, in prospettiva storico-culturale, ma anche turistica. Nella fattività, qual è il futuro della cittadella di Canne? Le risorse ci sono (200 mila euro dalla Regione, in un emendamento di cui anche lei è stato promotore): allora a chi dare la colpa della loro mancata valorizzazione? Basti notare la recente "dimenticanza" alla BIT.
«Io penso che ci sia un vulnus dietro questo incapacità di garantire i servizi minimi di assistenza turistica per Canne della Battaglia, a partire dalla competenza gestionale ora attribuita alla sovrintendenza, e che dovrebbe essere invece trasferita al comune (che detiene circa il 75% del patrimonio demaniale) incamerando nel proprio demanio quel restante 25% dell'area che ora appartiene allo Stato. Per cui, paradossalmente, la gestione dell'area è oggi affidata al "proprietario" di minoranza, in virtù di un protocollo sottoscritto nel lontano 1999, che discrezionalmente può ritenere "conveniente" anche la cancellazione dei servizi minimi (ricordiamo il caso del bookshop). Per evitare l'attuale stato di abbandono il comune deve appropriarsi della gestione dell'intera area di Canne e fornire i migliori servizi di assistenza turistica. Per quanto riguarda la dimenticanza della BIT, come posso rispondere per il comune? Non conosco le ragioni e non riesco neppure ad immaginarle. Il caso dei 750mila euro persi per l'antiquarium sono emblematici di una certa scarsa attenzione. La mia legge regionale approvata per Canne – secondo esempio in Italia – potrebbe dare la possibilità al comune di contribuire a sostenere economicamente la gestione, sapendo già che vi sono dei fondi stanziati pari a 207mila euro. Anche la soprindendenza potrebbe essere d'accordo. Sto organizzando nell'ambito della commissione provinciale BT competente un'audizione con me e il dott. Francesco Palumbo, dirigente d'area regionale per i Beni Culturali, in cui spiegheremo come mettere in rete quattro strumenti di finanziamento: la legge su Canne, i SAC – Sistemi Ambientali e Culturali (che prevedono una dotazione di 2mln di euro), il bando musei che scade a marzo prossimo e la legge sugli ecomusei. Il comune dovrebbe partecipare con un progetto serio di gestione al bando musei e istituire a Canne il museo archeologico, da cui poter recuperare subito i 750mila euro per completare l'antiquarium. I SAC potrebbero finanziare il sistema strutturale per i servizi turistici per la fruizione ottimale, come visite guidate, percorsi per i turisti, strutture mobili ed altro ancora. La legge sugli ecomusei potrebbe servire a mettere in relazione funzionale Canne con l'Ofanto e, infine, la legge su Canne potrebbe essere la ciliegina sulla torta, grazie alla quale poter fare marketing internazionale e far entrare Canne della Battaglia in un più ampio network turistico».
• Trasferimento Asl BT. Torno ancora su una domanda che Le ho posto in una precedente intervista ma che vorrei ancora sottolineare. I nomi sono: Alfarano, Mennea, Caracciolo, Pastore. La squadra dei quattro consiglieri regionali da Barletta. Contro hanno la vivacità del consigliere andriese di minoranza Nino Marmo, attualmente vincente sullo sbarramento trasferimento sede Asl a Barletta. La vicenda rischia di estinguersi in commissione e non andare neppure in aula. Scongiura questo epilogo?
«Questo non è l'epilogo che si prospetta. La chiara volontà politica emersa è che la sede legale della ASL BT deve essere trasferita a Barletta. La proposta di legge dei quattro consiglieri è stata incardinata in commissione e bloccata dalla minoranza per l'assenza di copertura finanziaria; la ragioneria ha poi confermato che di questa copertura non c'è bisogno, visto che sarà inserita nel bilancio di previsione della Asl BT. Lo stesso direttore generale della Asl Gorgoni ha dichiarato in commissione e nella conferenza dei sindaci di aver convenienza economica al trasferimento perché i dipendenti sono dispersi in più sedi, con disagi ai cittadini e all'attività stessa degli impiegati. Gorgoni ha auspicato che in uno stesso luogo fisico tutte queste risorse possano essere accorpate. Quei 450mila euro, spauracchio che agita tanto Nino Marmo, verrebbero recuperati e ammortizzati subito e per sempre. E' debole come opposizione».
• Torniamo a parlare del "Distretto della Sicurezza" dopo le lunghe polemiche, soffermandoci sui risultati concreti. Che tipo di efficacia ha avuto l'incontro con le aziende barlettane?
«Questo progetto ha avuto il merito di aver fatto conoscere all'assessore Gentile la nostra realtà imprenditoriale, che non è quella descritta dalle cronache giornalistiche del 3 ottobre (ossia Barletta associata al lavoro nero) e per prendere coscienza che a Barletta finito un ciclo economico, ne deve iniziare uno nuovo. Istituire il distretto della sicurezza servirà a favorire la riconversione del settore manifatturiero che deve andare nella direzione di accessori e abbigliamento per la sicurezza sul lavoro, servizi e consulenza, puntando anche sulla sicurezza ambientale e alimentare. Ci stiamo attivando per individuare strumenti di finanziamento per agevolare questa riconversione, per far emergere il lavoro nero, favorire nuove assunzioni, formare e riqualificare il personale e finanziare lo start-up delle nuove attività manifatturiere "riconvertite e non ". E' un modo di ragionare non solo frutto mio e della Gentile, ma già ampiamente analizzato da noti economisti. La ritengo un'ottima iniziativa su tutti i fronti. Altri imprenditori mi hanno già telefonato per farmi conoscere la loro attività».
• Cosa risponde a chi l'accusa di essere un "politico solitario"? Parrebbe che lei ci si stia affezionando a questo appellativo e che un po' anche lo strumentalizzi…
«Se mi vedono solitario, forse è chi lo dice che non riesce a stare al mio passo. Credo che ogni consigliere abbia un'autonomia e delle prerogative tutte proprie. La storia politica, professionale, familiare di ognuno di noi è diversa: non mi sento obbligato ad andare a braccetto con un altro consigliere, anche del mio stesso partito, per qualunque tipo di iniziativa. Solo per l'interesse supremo della mia città non esiterei a rinunciare alla mia autonomia e alle mie prerogative. E questo l'ho ampiamente dimostrato. Comunque, non sono io ad essere solitario, chi lo dice forse si sente solo e magari soffre della sindrome dell'ultimo della classe o di chi copia sempre il compito dal vicino di banco».
• Potrebbe definire il suo impegno o addirittura la sua evidente iperattività per Barletta, quasi un assessorato honoris causa che in verità sta procurando evidenti fastidi al Sindaco Maffei?
«Io spero che il sindaco, almeno in cuor suo, possa apprezzare l'attività che svolgo per Barletta, così come in passato ha apprezzato e beneficiato dei circa vent'anni della mia attività politica. Certo è che non ho avuto evidente riscontro - lo dico a malincuore – in azioni di coinvolgimento o in espressioni di compiacimento per i risultati che sto ottenendo, come la legge su Canne della Battaglia, fatto storico per Barletta che il sindaco non ha considerato adeguatamente, anzi, direi che ha inspiegabilmente ignorato. Probabilmente il mio amico Maffei è condizionato dalla sua formazione di insegnante di scuola media, dove era abituato a stare in cattedra lui solo e solo lui. Me ne dispiace molto, comunque».
• Si avvicina la data del congresso cittadino. Le propongo questa ripartizione del PD a Barletta: attribuiamo un 40% ai caraccioliani, un 25% a Lei, un 10% ad una frangia più eterogenea e il restante 25% al Sindaco Maffei. Pronti ad accettare eventuali sue correzioni in questa ripartizione, le chiedo quali chance pensa di avere per diventare affermato riferimento al Comune alla luce dell'attuale precarietà amministrativa?
«Quel 10% lo assegnerei al gruppo capeggiato dal giovanissimo Michele Lasala. Poi assegnerei un 40% agli amici di Caracciolo, un 25% per Maffei e per il gruppo Modem, cui faccio riferimento io, il restante 25%. Di certo utilizzeremo la nostra forza congressuale solo per favorire un accordo con chi sposa il rispetto del codice etico, con chi affronta non ipocritamente la questione morale, con chi premia l'alternanza di genere e soprattutto con chi predilige nella scelta della classe dirigente il principio della Meritocrazia da contrapporre a tanta Peggiocrazia presente oggi in alcuni settori del Palazzo e dei partiti. Insomma, faremo un alleanza con persone serie, che vogliono dare alla politica e non prendere dalla politica, moralmente ineccepibili e che possano rappresentare la futura classe dirigente della città. In caso contrario, formeremo una opposizione che lavorerà per l'alternanza e per tirare fuori dalle secche la città, smascherando definitivamente chi dice oggi che la Barletta sta affondando per colpa dello scoglio».
• Sarà Lei il prossimo parlamentare PD del territorio?
«No, non credo. Il parlamento lo vedo molto lontano dal territorio, mi piacerebbe invece continuare l'esperienza in consiglio regionale, magari con un incarico di governo. Io voglio rimanere ancorato alla mia terra per servire le comunità che rappresento. Poi ognuno può fare tutti i progetti che vuole, Barletta, Bari, Roma, Bruxelles. E' sempre il popolo che decide se meriti o non meriti di rappresentarlo in ogni dove. Per fare politica seriamente oggi, senza prender in giro i cittadini, bisogna avere prima di tutto un proprio lavoro, un titolo di studio adeguato, un curriculum, una sana moralità, altrimenti non sei credibile e non puoi interpretare al meglio e in modo esclusivo gli interesse della collettività».
• Consigliere Mennea, mi consenta di iniziare con una domanda prosaica. In qualità di consigliere regionale percepisce una indennità vicina ai 12.OOO euro. Quanti di questi destina alle sue iniziative politiche individuali e per caso, parlando di trasparenza della politica, sarebbe disposto a rendere pubblica la sua dichiarazione dei redditi?
«Certo, e vi comunico le cifre precise, per la massima trasparenza. Una quota riguarda l'indennità vera e propria e l'altra il rimborso. Questi sono i dati risalenti a gennaio: rimborso lordo 5.629,90€, indennità lorda 10.805,35€, per un lordo totale di 16.435,25€, da questa cifra vengono sottratti 6.976,85€ e arriviamo ad un netto complessivo di 9.458€. Di queste risorse, impegno circa il 50-60% in attività di segreteria locale, spese per la sede, attività politica sul territorio, organizzazione di convegni ecc. Restituisco molto di ciò che guadagno, senza considerare il tempo che sottraggo alla mia professione di dottore commercialista».
• Tra i suoi interessi di questo mandato consiliare c'è l'Ofanto. Svariati i suoi comunicati tesi alla valorizzazione di questo corso d'acqua . Ora sono in arrivo i fondi Cipe, per intervenire alla foce e ridurre i rischi di esondazione, così da poter eliminare i vincoli del Pai (Piano di assetto idrogeologico) e procedere in un secondo momento alla progettazione di strutture turistiche. Da qui a un anno, la situazione dell'Ofanto cambierà?
«Ci sono due problematiche legate al fiume Ofanto: una riguarda la messa in sicurezza del fiume, e l'altra concerne bonifica, tutela e valorizzazione. Io mi sono focalizzato maggiormente sul primo aspetto, ovvero la messa in sicurezza dell'Ofanto, che significa eliminare concretamente i rischi legati al dissesto idrogeologico, e realizzare le opere necessarie per ridurre rischi di esondazione. Mettere in sicurezza vuol dire far stare al sicuro i cittadini di Margherita di Savoia e di Barletta, oltre che gli agricoltori che lavorano in prossimità del corso del fiume. Attenuati i rischi, la zona può essere pianificata meglio dal punto di vista urbanistico-ambientale. Obiettivo cardine è quindi mettere in sicurezza e realizzare opere strutturali per eliminare i rischi. Ho chiesto che per l'Ofanto vengano subito realizzate le opere di cui esiste già progettazione: mi risulta che vi sono alcuni progetti pronti a Margherita di Savoia, da Barletta invece non ho alcun tipo di riscontro.
L'altro obiettivo è disinquinare il fiume, che deve essere considerato una risorsa, non un problema. Ho detto all'assessore regionale Amati che il mio sogno (anche i politici ogni tanto sognano) è di vedere l'Ofanto navigabile, che il fiume diventi fruibile perché disinquinato, tutelato, valorizzato. Il che ha come conseguenza una nuova delimitazione per il parco dell'Ofanto, che deve diventare molto più grande della sua estensione odierna: se il fiume attraversa ben 3 regioni, il parco non può limitarsi a quello attuale. Io, Amati e il professor Di Santo, direttore dell'ATO (Ambito Territoriale Ottimale), stiamo organizzando un convengo scientifico, con i rettori dell'università di Foggia, Basilicata e Campania, per formare un tavolo istituzionale che produca un progetto interregionale per mettere in sicurezza e valorizzare l'Ofanto. Ho avuto già l'ok del presidente Vendola per avviare il convegno, poi saltato a causa della più urgente emergenza meteo. In prospettiva, vi è possibilità di creare sviluppo turistico autosostenibile ed ecosostenibile: non come coloro che sono intervenuti impropriamente parlando di cementificazioni, perché l'Ofanto è un sito di interesse comunitario che invece bisogna preservare in ogni modo da abusi e cementificazioni. A questo proposito, sono perfettamente in linea con l'analisi del professor Dellisanti. Abbiamo visionato con il prefetto e il responsabile del nucleo di vigilanza ittico-faunistica Giuseppe Cava lo stato di salute del fiume e la situazione della foce, con un'ispezione in jeep, e presto completeremo il controllo in elicottero. Abbiamo registrato i numerosi abusi, soprattutto i luoghi di pesca abusiva, e lo stato attuale del letto del fiume. Risolvere il problema dell'Ofanto significa creare le condizioni reali per pianificare lo sviluppo futuro turistico della città e per restituire ai cittadini un luogo naturale di pregio».
• Continuando a parlare di territorio e turismo, Lei punta molto sulla valorizzazione di Canne della Battaglia, in prospettiva storico-culturale, ma anche turistica. Nella fattività, qual è il futuro della cittadella di Canne? Le risorse ci sono (200 mila euro dalla Regione, in un emendamento di cui anche lei è stato promotore): allora a chi dare la colpa della loro mancata valorizzazione? Basti notare la recente "dimenticanza" alla BIT.
«Io penso che ci sia un vulnus dietro questo incapacità di garantire i servizi minimi di assistenza turistica per Canne della Battaglia, a partire dalla competenza gestionale ora attribuita alla sovrintendenza, e che dovrebbe essere invece trasferita al comune (che detiene circa il 75% del patrimonio demaniale) incamerando nel proprio demanio quel restante 25% dell'area che ora appartiene allo Stato. Per cui, paradossalmente, la gestione dell'area è oggi affidata al "proprietario" di minoranza, in virtù di un protocollo sottoscritto nel lontano 1999, che discrezionalmente può ritenere "conveniente" anche la cancellazione dei servizi minimi (ricordiamo il caso del bookshop). Per evitare l'attuale stato di abbandono il comune deve appropriarsi della gestione dell'intera area di Canne e fornire i migliori servizi di assistenza turistica. Per quanto riguarda la dimenticanza della BIT, come posso rispondere per il comune? Non conosco le ragioni e non riesco neppure ad immaginarle. Il caso dei 750mila euro persi per l'antiquarium sono emblematici di una certa scarsa attenzione. La mia legge regionale approvata per Canne – secondo esempio in Italia – potrebbe dare la possibilità al comune di contribuire a sostenere economicamente la gestione, sapendo già che vi sono dei fondi stanziati pari a 207mila euro. Anche la soprindendenza potrebbe essere d'accordo. Sto organizzando nell'ambito della commissione provinciale BT competente un'audizione con me e il dott. Francesco Palumbo, dirigente d'area regionale per i Beni Culturali, in cui spiegheremo come mettere in rete quattro strumenti di finanziamento: la legge su Canne, i SAC – Sistemi Ambientali e Culturali (che prevedono una dotazione di 2mln di euro), il bando musei che scade a marzo prossimo e la legge sugli ecomusei. Il comune dovrebbe partecipare con un progetto serio di gestione al bando musei e istituire a Canne il museo archeologico, da cui poter recuperare subito i 750mila euro per completare l'antiquarium. I SAC potrebbero finanziare il sistema strutturale per i servizi turistici per la fruizione ottimale, come visite guidate, percorsi per i turisti, strutture mobili ed altro ancora. La legge sugli ecomusei potrebbe servire a mettere in relazione funzionale Canne con l'Ofanto e, infine, la legge su Canne potrebbe essere la ciliegina sulla torta, grazie alla quale poter fare marketing internazionale e far entrare Canne della Battaglia in un più ampio network turistico».
• Trasferimento Asl BT. Torno ancora su una domanda che Le ho posto in una precedente intervista ma che vorrei ancora sottolineare. I nomi sono: Alfarano, Mennea, Caracciolo, Pastore. La squadra dei quattro consiglieri regionali da Barletta. Contro hanno la vivacità del consigliere andriese di minoranza Nino Marmo, attualmente vincente sullo sbarramento trasferimento sede Asl a Barletta. La vicenda rischia di estinguersi in commissione e non andare neppure in aula. Scongiura questo epilogo?
«Questo non è l'epilogo che si prospetta. La chiara volontà politica emersa è che la sede legale della ASL BT deve essere trasferita a Barletta. La proposta di legge dei quattro consiglieri è stata incardinata in commissione e bloccata dalla minoranza per l'assenza di copertura finanziaria; la ragioneria ha poi confermato che di questa copertura non c'è bisogno, visto che sarà inserita nel bilancio di previsione della Asl BT. Lo stesso direttore generale della Asl Gorgoni ha dichiarato in commissione e nella conferenza dei sindaci di aver convenienza economica al trasferimento perché i dipendenti sono dispersi in più sedi, con disagi ai cittadini e all'attività stessa degli impiegati. Gorgoni ha auspicato che in uno stesso luogo fisico tutte queste risorse possano essere accorpate. Quei 450mila euro, spauracchio che agita tanto Nino Marmo, verrebbero recuperati e ammortizzati subito e per sempre. E' debole come opposizione».
• Torniamo a parlare del "Distretto della Sicurezza" dopo le lunghe polemiche, soffermandoci sui risultati concreti. Che tipo di efficacia ha avuto l'incontro con le aziende barlettane?
«Questo progetto ha avuto il merito di aver fatto conoscere all'assessore Gentile la nostra realtà imprenditoriale, che non è quella descritta dalle cronache giornalistiche del 3 ottobre (ossia Barletta associata al lavoro nero) e per prendere coscienza che a Barletta finito un ciclo economico, ne deve iniziare uno nuovo. Istituire il distretto della sicurezza servirà a favorire la riconversione del settore manifatturiero che deve andare nella direzione di accessori e abbigliamento per la sicurezza sul lavoro, servizi e consulenza, puntando anche sulla sicurezza ambientale e alimentare. Ci stiamo attivando per individuare strumenti di finanziamento per agevolare questa riconversione, per far emergere il lavoro nero, favorire nuove assunzioni, formare e riqualificare il personale e finanziare lo start-up delle nuove attività manifatturiere "riconvertite e non ". E' un modo di ragionare non solo frutto mio e della Gentile, ma già ampiamente analizzato da noti economisti. La ritengo un'ottima iniziativa su tutti i fronti. Altri imprenditori mi hanno già telefonato per farmi conoscere la loro attività».
• Cosa risponde a chi l'accusa di essere un "politico solitario"? Parrebbe che lei ci si stia affezionando a questo appellativo e che un po' anche lo strumentalizzi…
«Se mi vedono solitario, forse è chi lo dice che non riesce a stare al mio passo. Credo che ogni consigliere abbia un'autonomia e delle prerogative tutte proprie. La storia politica, professionale, familiare di ognuno di noi è diversa: non mi sento obbligato ad andare a braccetto con un altro consigliere, anche del mio stesso partito, per qualunque tipo di iniziativa. Solo per l'interesse supremo della mia città non esiterei a rinunciare alla mia autonomia e alle mie prerogative. E questo l'ho ampiamente dimostrato. Comunque, non sono io ad essere solitario, chi lo dice forse si sente solo e magari soffre della sindrome dell'ultimo della classe o di chi copia sempre il compito dal vicino di banco».
• Potrebbe definire il suo impegno o addirittura la sua evidente iperattività per Barletta, quasi un assessorato honoris causa che in verità sta procurando evidenti fastidi al Sindaco Maffei?
«Io spero che il sindaco, almeno in cuor suo, possa apprezzare l'attività che svolgo per Barletta, così come in passato ha apprezzato e beneficiato dei circa vent'anni della mia attività politica. Certo è che non ho avuto evidente riscontro - lo dico a malincuore – in azioni di coinvolgimento o in espressioni di compiacimento per i risultati che sto ottenendo, come la legge su Canne della Battaglia, fatto storico per Barletta che il sindaco non ha considerato adeguatamente, anzi, direi che ha inspiegabilmente ignorato. Probabilmente il mio amico Maffei è condizionato dalla sua formazione di insegnante di scuola media, dove era abituato a stare in cattedra lui solo e solo lui. Me ne dispiace molto, comunque».
• Si avvicina la data del congresso cittadino. Le propongo questa ripartizione del PD a Barletta: attribuiamo un 40% ai caraccioliani, un 25% a Lei, un 10% ad una frangia più eterogenea e il restante 25% al Sindaco Maffei. Pronti ad accettare eventuali sue correzioni in questa ripartizione, le chiedo quali chance pensa di avere per diventare affermato riferimento al Comune alla luce dell'attuale precarietà amministrativa?
«Quel 10% lo assegnerei al gruppo capeggiato dal giovanissimo Michele Lasala. Poi assegnerei un 40% agli amici di Caracciolo, un 25% per Maffei e per il gruppo Modem, cui faccio riferimento io, il restante 25%. Di certo utilizzeremo la nostra forza congressuale solo per favorire un accordo con chi sposa il rispetto del codice etico, con chi affronta non ipocritamente la questione morale, con chi premia l'alternanza di genere e soprattutto con chi predilige nella scelta della classe dirigente il principio della Meritocrazia da contrapporre a tanta Peggiocrazia presente oggi in alcuni settori del Palazzo e dei partiti. Insomma, faremo un alleanza con persone serie, che vogliono dare alla politica e non prendere dalla politica, moralmente ineccepibili e che possano rappresentare la futura classe dirigente della città. In caso contrario, formeremo una opposizione che lavorerà per l'alternanza e per tirare fuori dalle secche la città, smascherando definitivamente chi dice oggi che la Barletta sta affondando per colpa dello scoglio».
• Sarà Lei il prossimo parlamentare PD del territorio?
«No, non credo. Il parlamento lo vedo molto lontano dal territorio, mi piacerebbe invece continuare l'esperienza in consiglio regionale, magari con un incarico di governo. Io voglio rimanere ancorato alla mia terra per servire le comunità che rappresento. Poi ognuno può fare tutti i progetti che vuole, Barletta, Bari, Roma, Bruxelles. E' sempre il popolo che decide se meriti o non meriti di rappresentarlo in ogni dove. Per fare politica seriamente oggi, senza prender in giro i cittadini, bisogna avere prima di tutto un proprio lavoro, un titolo di studio adeguato, un curriculum, una sana moralità, altrimenti non sei credibile e non puoi interpretare al meglio e in modo esclusivo gli interesse della collettività».