Rischio estinzione della storia dell’arte per la Riforma Gelmini
Parte la petizione e la protesta. Il commento del prof. Vitali a Barlettalife
venerdì 18 ottobre 2013
"I Ministri passano, gli uomini restano" diceva Totò in una sua delle tante battute. Vero ma lasciano, con le loro riforme o leggi, un segno che è destinato a restare anche negli anni seguenti. Nella fattispecie parliamo della cosiddetta riforma Gelmini del 2010, che indica gli interventi volti a riformare la scuola italiana effettuati mentre era in carica il Ministro Mariastella Gelmini dell'ultimo governo Berlusconi. In particolare per quello che riguarda la scuola secondaria, essa è intervenuta con un netto taglio negli orari di alcune materie.
La riforma entrerà in vigore dal prossimo anno scolastico. C'è dunque il tempo d'intervenire su alcuni tagli, come quello dello studio della Storia dell'arte, prevedendo l'eliminazione in molti istituti professionali (anche l'alberghiero-turistico), tecnici (anche nel biennio di quello a indirizzo turistico), ma soprattutto liceali. Tra questi i bienni dei licei linguistici, e di Scienze Umane, oltre al taglio alla materia del Disegno; nel liceo classico era già assente nel Ginnasio da qualche anno; e riduzioni di ore in molte altre scuole.
L'incoerente decisione ha trovato la resistenza di molti insegnanti e personalità sensibili, spingendo ad indire una petizione, sottoscritta anche dall'attuale Ministro dei Beni Culturali, Massimo Bray, e da oltre seimila firme, rivolta al Ministro dell'Istruzione Carrozza per tentare di salvare tale disciplina da un'eclisse più o meno totale dai programmi scolastici. Abbiamo chiesto un parere a riguardo a chi ha dedicato la vita all'arte e alla scuola, proprio come docente di Disegno e Storia dell'arte a Barletta, il prof. Paolo Vitali.
«Non posso che essere solidale con chi ha proposto la petizione: sono addolorato per le decisioni causate dalla riforma. Quando insegnavo al Liceo Scientifico, spesso, giocando, chiedevo agli alunni quali fossero le due o tre materie fondamentali nei licei; dopo un attimo di riflessione, questi, che mi conoscevano, prontamente rispondevano: "Educazione Fisica", io rispondevo certo l'educazione fisica potrebbe essere fondamentale per la persona; poi qualcuno accennava "Storia dell'Arte", poco convinto, ma io con entusiasmo che soprattutto la Storia dell'Arte era fondamentale. Anzi dicevo che bisognerebbe estenderla a tutte le scuole a partire dalle scuole materne. L'altra materia fondamentale, suggerivo, è la Storia delle Religioni, non solo quella cattolica; questa è un misto di tante filosofie e culture, e guardare a tutte le religioni significa essere disponibili al dialogo filosofico. Questo gioco era un gioco serio, poiché avevo già intuito che per la Storia dell'Arte sarebbero arrivati tempi difficili, era nell'aria.
Il mio parere che i programmi di molte materie, considerate giustamente importanti, vengano snelliti, non svuotati, in modo da consentire la convivenza di materie diverse tra loro come quelle che riguardano le più moderne tecnologie e anche l'Arte. Ciò è ovviamente difficile sia dal punto di vista programmatico, sia per i docenti, poiché non tutti hanno le capacità 'prensili' di spiegare Manzoni in poche lezioni suscitandone comunque il fascino, devi essere anche molto bravo come docente. Ai miei alunni ho spesso raccontato un aneddoto di quando il Presidente Statunitense Clinton venne in Italia con la figlia giovanissima, ebbe a complimentarsi per la Scuola italiana e soprattutto per l'impostazione umanistica, che negli USA non è così diffusa rendendo il processo di apprendimento molto più freddo, lui si raccomandò di mantenere di tale impostazione.
Purtroppo è un discorso di preparazione e cultura, che i Ministri non sempre hanno: evidentemente la Gelmini non ha interesse per la Storia dell'Arte perché non la conosce e come lei tanti altri politici e dirigenti. Bisogna rendere evidente nei fatti che l'Italia possiede il 65% dei Beni Culturali del mondo. Il nostro petrolio è questo; non c'è paesino che non nasconda un'opera d'arte, il turismo potrebbe essere portato ad altissimo livello. Quindi condivido le battaglie per ripristinare lo studio della Storia dell'Arte, perché questo vuol dire veramente voler bene all'Italia».
La riforma entrerà in vigore dal prossimo anno scolastico. C'è dunque il tempo d'intervenire su alcuni tagli, come quello dello studio della Storia dell'arte, prevedendo l'eliminazione in molti istituti professionali (anche l'alberghiero-turistico), tecnici (anche nel biennio di quello a indirizzo turistico), ma soprattutto liceali. Tra questi i bienni dei licei linguistici, e di Scienze Umane, oltre al taglio alla materia del Disegno; nel liceo classico era già assente nel Ginnasio da qualche anno; e riduzioni di ore in molte altre scuole.
L'incoerente decisione ha trovato la resistenza di molti insegnanti e personalità sensibili, spingendo ad indire una petizione, sottoscritta anche dall'attuale Ministro dei Beni Culturali, Massimo Bray, e da oltre seimila firme, rivolta al Ministro dell'Istruzione Carrozza per tentare di salvare tale disciplina da un'eclisse più o meno totale dai programmi scolastici. Abbiamo chiesto un parere a riguardo a chi ha dedicato la vita all'arte e alla scuola, proprio come docente di Disegno e Storia dell'arte a Barletta, il prof. Paolo Vitali.
«Non posso che essere solidale con chi ha proposto la petizione: sono addolorato per le decisioni causate dalla riforma. Quando insegnavo al Liceo Scientifico, spesso, giocando, chiedevo agli alunni quali fossero le due o tre materie fondamentali nei licei; dopo un attimo di riflessione, questi, che mi conoscevano, prontamente rispondevano: "Educazione Fisica", io rispondevo certo l'educazione fisica potrebbe essere fondamentale per la persona; poi qualcuno accennava "Storia dell'Arte", poco convinto, ma io con entusiasmo che soprattutto la Storia dell'Arte era fondamentale. Anzi dicevo che bisognerebbe estenderla a tutte le scuole a partire dalle scuole materne. L'altra materia fondamentale, suggerivo, è la Storia delle Religioni, non solo quella cattolica; questa è un misto di tante filosofie e culture, e guardare a tutte le religioni significa essere disponibili al dialogo filosofico. Questo gioco era un gioco serio, poiché avevo già intuito che per la Storia dell'Arte sarebbero arrivati tempi difficili, era nell'aria.
Il mio parere che i programmi di molte materie, considerate giustamente importanti, vengano snelliti, non svuotati, in modo da consentire la convivenza di materie diverse tra loro come quelle che riguardano le più moderne tecnologie e anche l'Arte. Ciò è ovviamente difficile sia dal punto di vista programmatico, sia per i docenti, poiché non tutti hanno le capacità 'prensili' di spiegare Manzoni in poche lezioni suscitandone comunque il fascino, devi essere anche molto bravo come docente. Ai miei alunni ho spesso raccontato un aneddoto di quando il Presidente Statunitense Clinton venne in Italia con la figlia giovanissima, ebbe a complimentarsi per la Scuola italiana e soprattutto per l'impostazione umanistica, che negli USA non è così diffusa rendendo il processo di apprendimento molto più freddo, lui si raccomandò di mantenere di tale impostazione.
Purtroppo è un discorso di preparazione e cultura, che i Ministri non sempre hanno: evidentemente la Gelmini non ha interesse per la Storia dell'Arte perché non la conosce e come lei tanti altri politici e dirigenti. Bisogna rendere evidente nei fatti che l'Italia possiede il 65% dei Beni Culturali del mondo. Il nostro petrolio è questo; non c'è paesino che non nasconda un'opera d'arte, il turismo potrebbe essere portato ad altissimo livello. Quindi condivido le battaglie per ripristinare lo studio della Storia dell'Arte, perché questo vuol dire veramente voler bene all'Italia».