Riordino province, la Puglia decide di non decidere
Giunta regionale e commissione Affari Istituzionali lasciano la decisione al Governo. La scelta della commissione: evitare la battaglia in consiglio regionale
martedì 16 ottobre 2012
19.07
«Non può essere il governo regionale ad assumere una decisione che ha ricadute così significative sul territorio». Così ha parlato ieri, nel corso della riunione della VII commissione consiliare regionale per gli Affari Istituzionali, l'assessora regionale agli Enti Locali, Marida Dentamaro, ribadendo così la posizione che la regione Puglia intende portare avanti, in questo travagliato iter di riordino delle province. All'ordine del giorno della seduta di commissione, la comunicazione dell'assessora Dentamaro, già presentata in giunta regionale, avente ad oggetto "Riordino delle Province di cui all'art.17, comma 3, del d.l. 6 luglio 2012, n. 95, come convertito nella legge 7 agosto 2012, n. 135" (la trovate qui di seguito in allegato), che Dentamaro ha consegnato alla commissione, assieme agli atti pervenuti dai comuni.
Il documento presentato da Dentamaro non lascia, inequivocabilmente, alcun margine per la sopravvivenza della Bat, in virtù dei provvedimenti legislativi citati, sul riordino delle province: "I requisiti minimi demo-territoriali imposti dalle attuali norme e vincolanti per la formulazione di qualsiasi proposta da inviare al Governo da parte della Regione lasciano una possibilità di scelta esclusivamente per le province di Brindisi e Taranto che possono essere accorpate tra loro oppure con la provincia di Lecce, ferme restando le iniziative dei singoli comuni".
"Non sarà il Governo regionale, ma nemmeno il Consiglio regionale, tantomeno la settima Commissione ad assumere una decisione circa la definizione territoriale del nuovo riassetto delle province a seguito della legge 135 del 7 agosto 2012 (spending review) - riporta Puglia Notizie, l'agenzia stampa del consiglio regionale pugliese, escludendo così il passaggio in aula, che sarebbe dovuto avvenire all'interno dell'ordine del giorno della seduta odierna, e aggiunge poi, in merito alle parole di Dentamaro - Questo lascerebbe presupporre che la competenza dovrebbe essere tutta in capo al Consiglio regionale. Ma così non sarà. Pur vincendo alcune resistenze, la Commissione ha deciso di consegnare tutta la documentazione al presidente del Consiglio regionale perché si faccia carico di consegnarla al governo nazionale. Questa scelta eviterà sicuramente al Consiglio regionale una battaglia tutti contro tutti, su una materia che crea non pochi ma di pancia. Il messaggio è chiaro: Il governo ha innescato questa mina, allora completi il misfatto. Per le province decidano a Roma - questa la volontà della commissione, nella quale sono emersi anche dei distinguo - Alcuni consiglieri all'interno della Commissione avrebbero voluto invece decidere del destino dei propri territori, ma così non sarà. Almeno per ora". Almeno fino al 24 Ottobre, l'ultima data utile entro la quale le regioni potranno far pervenire la loro proposta di riordino delle province del loro territorio al governo.
Inoltre, il vicepresidente del consiglio regionale, Antonio Maniglio (Pd) ha presentato, sempre nella stessa seduta di commissione, un ordine del giorno (che trovate anch'esso qui di seguito in allegato) da sottoporre all'attenzione del consiglio regionale, che rivolge un appello al Parlamento "perché si proceda alla modifica della Costituzione e a sopprimere tutte le Province e si trasferiscano funzioni e risorse alle città capoluogo e alle unioni dei comuni, in quanto istituzioni rappresentative delle comunità e, in quanto tali, riconosciute dai cittadini come punto di riferimento per i loro bisogni", e che impegna la giunta regionale "a presentare entro il mese di ottobre un disegno di legge che, in attuazione della normativa nazionale, regolamenti l'organizzazione, la funzione e i poteri delle unioni intercomunali della Puglia"
Il documento presentato da Dentamaro non lascia, inequivocabilmente, alcun margine per la sopravvivenza della Bat, in virtù dei provvedimenti legislativi citati, sul riordino delle province: "I requisiti minimi demo-territoriali imposti dalle attuali norme e vincolanti per la formulazione di qualsiasi proposta da inviare al Governo da parte della Regione lasciano una possibilità di scelta esclusivamente per le province di Brindisi e Taranto che possono essere accorpate tra loro oppure con la provincia di Lecce, ferme restando le iniziative dei singoli comuni".
"Non sarà il Governo regionale, ma nemmeno il Consiglio regionale, tantomeno la settima Commissione ad assumere una decisione circa la definizione territoriale del nuovo riassetto delle province a seguito della legge 135 del 7 agosto 2012 (spending review) - riporta Puglia Notizie, l'agenzia stampa del consiglio regionale pugliese, escludendo così il passaggio in aula, che sarebbe dovuto avvenire all'interno dell'ordine del giorno della seduta odierna, e aggiunge poi, in merito alle parole di Dentamaro - Questo lascerebbe presupporre che la competenza dovrebbe essere tutta in capo al Consiglio regionale. Ma così non sarà. Pur vincendo alcune resistenze, la Commissione ha deciso di consegnare tutta la documentazione al presidente del Consiglio regionale perché si faccia carico di consegnarla al governo nazionale. Questa scelta eviterà sicuramente al Consiglio regionale una battaglia tutti contro tutti, su una materia che crea non pochi ma di pancia. Il messaggio è chiaro: Il governo ha innescato questa mina, allora completi il misfatto. Per le province decidano a Roma - questa la volontà della commissione, nella quale sono emersi anche dei distinguo - Alcuni consiglieri all'interno della Commissione avrebbero voluto invece decidere del destino dei propri territori, ma così non sarà. Almeno per ora". Almeno fino al 24 Ottobre, l'ultima data utile entro la quale le regioni potranno far pervenire la loro proposta di riordino delle province del loro territorio al governo.
Inoltre, il vicepresidente del consiglio regionale, Antonio Maniglio (Pd) ha presentato, sempre nella stessa seduta di commissione, un ordine del giorno (che trovate anch'esso qui di seguito in allegato) da sottoporre all'attenzione del consiglio regionale, che rivolge un appello al Parlamento "perché si proceda alla modifica della Costituzione e a sopprimere tutte le Province e si trasferiscano funzioni e risorse alle città capoluogo e alle unioni dei comuni, in quanto istituzioni rappresentative delle comunità e, in quanto tali, riconosciute dai cittadini come punto di riferimento per i loro bisogni", e che impegna la giunta regionale "a presentare entro il mese di ottobre un disegno di legge che, in attuazione della normativa nazionale, regolamenti l'organizzazione, la funzione e i poteri delle unioni intercomunali della Puglia"
Mennea (Pd): «Non decidere è un comportamento antipolitico che mortifica la Bat»
«Non decidere significa non rispettare la volontà popolare di un territorio, quello della provincia di Barletta-Andria-Trani, che ha lottato oltre un secolo per autodeterminarsi. È un comportamento antipolitico e pilatesco che mortifica la Bat - accusa il consigliere regionale Ruggiero Mennea, che è vicepresidente della VII commissione Affari Istituzionali - l'unica provincia che sarebbe soppressa, in maniera prepotente e quasi violenta. A differenza delle province di Taranto e Brindisi, cui è stata data la possibilità di accorparsi, alla Bat sono stati proposti due vicoli ciechi, l'annessione a Foggia o l'incorporazione nell'area metropolitana di Bari, soluzioni che annienterebbero completamente una precisa identità storica e territoriale».
«Continuo a ritenere che sarebbe opportuno o eliminare tutte le province, senza favoritismi e distinzioni, o tenerle in vita tutte, dando luogo ad una seria riforma costituzionale che investa l'intera architettura istituzionale centrale e territoriale. Fermo restando questo concetto, però, nella situazione attuale il consiglio regionale ha il dovere di prendere una decisione chiara da proporre a Roma, assumendo una posizione che non entri nel merito tecnico-giuridico della questione ma sia squisitamente politico. I dieci comuni della Bat, insieme a quelli che non faranno parte dell'area metropolitana di Bari, per affinità storica e culturale, possono formare una nuova provincia, che tuteli i valori identitari di quel patrimonio indiscutibile che appartiene al territorio nord barese ofantino. Così come il governo nazionale non può limitarsi all'uso inappropriato di una legge che parla di revisione di spesa per sopprimere la sovranità popolare, nella stessa maniera la Regione deve recepire la volontà di un popolo che non vuole essere annesso ad altri enti».
«Il Consiglio regionale, dunque, faccia propria questa proposta e la sottoponga al governo Monti. A Roma, poi, vedremo come si comporteranno i parlamentari del territorio, che dovranno pretendere non un decreto legge ma un disegno di legge, poiché una materia così delicata, lo ribadisco, merita una discussione squisitamente politica. Sono stato eletto nella provincia di Barletta-Andria-Trani e non consentirò a nessuno di cancellare quel territorio. La decisione del consiglio sarà dirimente affinché il governo regionale continui ad avere il mio sostegno e la mia fiducia incondizionata».
«Non decidere significa non rispettare la volontà popolare di un territorio, quello della provincia di Barletta-Andria-Trani, che ha lottato oltre un secolo per autodeterminarsi. È un comportamento antipolitico e pilatesco che mortifica la Bat - accusa il consigliere regionale Ruggiero Mennea, che è vicepresidente della VII commissione Affari Istituzionali - l'unica provincia che sarebbe soppressa, in maniera prepotente e quasi violenta. A differenza delle province di Taranto e Brindisi, cui è stata data la possibilità di accorparsi, alla Bat sono stati proposti due vicoli ciechi, l'annessione a Foggia o l'incorporazione nell'area metropolitana di Bari, soluzioni che annienterebbero completamente una precisa identità storica e territoriale».
«Continuo a ritenere che sarebbe opportuno o eliminare tutte le province, senza favoritismi e distinzioni, o tenerle in vita tutte, dando luogo ad una seria riforma costituzionale che investa l'intera architettura istituzionale centrale e territoriale. Fermo restando questo concetto, però, nella situazione attuale il consiglio regionale ha il dovere di prendere una decisione chiara da proporre a Roma, assumendo una posizione che non entri nel merito tecnico-giuridico della questione ma sia squisitamente politico. I dieci comuni della Bat, insieme a quelli che non faranno parte dell'area metropolitana di Bari, per affinità storica e culturale, possono formare una nuova provincia, che tuteli i valori identitari di quel patrimonio indiscutibile che appartiene al territorio nord barese ofantino. Così come il governo nazionale non può limitarsi all'uso inappropriato di una legge che parla di revisione di spesa per sopprimere la sovranità popolare, nella stessa maniera la Regione deve recepire la volontà di un popolo che non vuole essere annesso ad altri enti».
«Il Consiglio regionale, dunque, faccia propria questa proposta e la sottoponga al governo Monti. A Roma, poi, vedremo come si comporteranno i parlamentari del territorio, che dovranno pretendere non un decreto legge ma un disegno di legge, poiché una materia così delicata, lo ribadisco, merita una discussione squisitamente politica. Sono stato eletto nella provincia di Barletta-Andria-Trani e non consentirò a nessuno di cancellare quel territorio. La decisione del consiglio sarà dirimente affinché il governo regionale continui ad avere il mio sostegno e la mia fiducia incondizionata».