Rievocazione storica di San Ruggero, fra memoria e promozione del territorio

La nota del presidente del comitato Pro Canne della Battaglia, Nino Vinella

giovedì 8 giugno 2023
"L'idea di una rievocazione storica in omaggio alla figura di San Ruggiero (Vescovo di Canne, patrono principale di Barletta e co-patrono dell'Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie) è abbastanza recente. La notizia d'archivio ricorda come grande fu la partecipazione popolare dei fedeli alla "due giorni" di manifestazioni liturgiche e folcloristiche organizzate in occasione del 734° anniversario (1276-2010) della traslazione del suo corpo, a cura della omonima Parrocchia Santuario a Canne della Battaglia, località Boccuta". Così in questo suo intervento il giornalista Nino Vinella, presidente del Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia ODV che quest'anno compie settant'anni dalla sua istituzione (1953).

"Già nel 1977, si deve alla fertile e creativa penna storiografo monsignor Giuseppe D'Amato, il popolarissimo e barlettanissimo "Don Peppuccio" anima della prima rievocazione storica della Disfida (1965), l'abbozzo di quattro proposte pro Canne della Battaglia inserite a conclusione del suo libro per il settimo centenario celebrata l'anno prima: fra queste appunto una possibile rievocazione storica in senso compiuto che divenisse stabile riferimento dopo l'unico precedente costituito dalla solenne processione del 1968 col busto di San Ruggiero attraverso le rovine della Cittadella. Su questo "copione", in quell'anno 2010 il momento più suggestivo e spirituale fu certamente martedì 27 aprile, festa liturgica, nell'arrivo verso il tramonto del busto argenteo raffigurante San Ruggiero al Santuario dopo il trasferimento dalla clausura del monastero di via Cialdini: processione, preghiere ed infine la sosta nel belvedere (battezzato come Oasi della pace) per la benedizione particolare rivolta alla dirimpettaia Cittadella di Canne, distante in linea d'aria poche centinaia di metri e dove ancora oggi si possono visitare i resti della "maior cannensis ecclesia", la basilica dove ebbe la sede vescovile e fu ai suoi tempi una forte personalità carismatica di grande autorità sia nella Chiesa che nell'autorità politica dell'epoca.

Davvero una "prima volta" di assoluta importanza anche storica per il Santuario, a distanza di decenni da quella "ultima volta" che si svolse invece in altre circostanze proprio nella Cittadella (1968, con l'intervento di Mons. Carata, allora Arcivescovo della diocesi), con la lunghissima processione attraverso il decumano, la strada principale dell'antichissima Canne, verso la colonna che domina tuttora la vallata ofantina fino al Gargano.

Dal sarcofago di pietra, purtroppo rovinato e tuttora con la lastra spezzata da un incivile atto vandalico, le reliquie furono traslate nel 1276 durante il tempo di Pasqua a Barletta, prima nella Cattedrale e poi nell'attuale convento delle monache benedettine celestine di via Cialdini, dove sono oggetto di un culto ancora sinceramente popolare benché a "presidiare" le ossa e l'intero complesso abbaziale via sia ormai una comunità monacale recentemente… rinforzata dall'arrivo di tre suore filippine, presenti alle liturgie a Canne.Una presenza di speranza e di fiducia, come fu sottolineato dall'arcivescovo mons. Pichierri nella sua omelia davanti ad un foltissimo pubblico, col sindaco Maffei e le autorità civili e militari.

L'occasione fu propizia per presentare alla cittadinanza il neonato Centro di accoglienza avviatosi a diventare una vera e propria "fraternità" di numerose famiglie sotto la guida pastorale del parroco e rettore don Francesco Fruscio, giovane e zelante canonico animato dall'impegno di fare del Santuario diocesano dedicato al nome di San Ruggiero un punto di riferimento per i ritiri e gli esercizi spirituali pienamente immerso nel silenzio e nella quiete della Boccuta a Canne della Battaglia. E che così oggi ricorda quei momenti: "Giunsero in oltre duemila i partecipanti, ed io stesso, che ne fui promotore ed in qualche modo responsabile come referente religioso ed organizzativo, dovetti gestire come ordine pubblico quella commovente fiumana di gente…"

Domenica 25 aprile, si svolse lo spettacolo folcloristico con animazione nel Santuario di gruppi storici a tema (giullari, saltimbanchi, mangia fuochi e costumi a tema), ideato dal Presidente dell'Associazione Phoenix Paolo Mancini e dallo scenografo Francesco Gorgoglione, che così annunciarono: "Si è intesa realizzare la rievocazione dell' evento storico inerente alla dolorosa migrazione dagli abitanti dell' antica Canne della Battaglia, costretti ad abbandonare in massa quella terra , portando con sè le preziose Reliquie del loro venerato Patrono, San Ruggero Vescovo. Gli antichi Cannensi, infatti, reduci della devastante distruzione della loro città avvenuta nel 1083 per mano del normanno Roberto il Guiscardo, tentarono più volte di riprendere le sorti della loro città, grazie soprattutto all' instancabile lavoro dell'umile vescovo Ruggero. Però, la morte dell'amato Vescovo, avvenuta il 30 dicembre 1060/1070, infranse tutte le speranze di rinascita della città. Infatti il 27 aprile del 1276 i Cannensi migrarono nella vicina Barletta. Anche le spoglie del loro tanto amato Vescovo furono traslate a Barletta presso la chiesa di S. Stefano del monastero delle suore Benedettine Celestine.

A distanza di oltre sette secoli, si è inteso "richiamare" l'antico evento per ridare memoria storica ai figli di Barletta, che spesso non conoscono l'evento medesimo e il santuario stesso, valorizzando così anche il sito archeologico di Canne della Battaglia e restituendo al contempo al Santuario di S. Ruggero, sito attualmente nella stessa Canne, la sua giusta importanza, rinnovando cosi la cultura storica, l'arte, la spiritualità e la fede che nel tempo si era affievolita".

Infatti, purtroppo è risaputo che il Santuario è stato per diversi anni trascurato e dimenticato. La rievocazione storica è stata così attuata. In primis, la celebrazione di una messa solenne in onore di S. Ruggiero officiata dal Rev. Canonico Don Francesco Fruscio, che riunì il popolo presente per la cerimonia liturgica all'aperto, nel sito antistante il Santuario. Al termine della cerimonia è partito in corteo storico in abiti medievali, giunto sul sagrato del Santuario, dove sono state portate le reliquie del Santo per la venerazione del popolo. Tutto il corteo ha presentato una caratteristica particolare per la presenza di molti figuranti che indossavano abiti del tempo, secondo la loro condizione: mendicanti, monaci, armigeri, nomadi, dame, cavalieri.