Ricorso inevitabile per lo statuto della sesta provincia
Interviene il professor Vincenzo Piccialli, dirigente del MIDA. Continua la lotta per sede legale e prefettura
venerdì 29 ottobre 2010
A proposito delle polemiche suscitate dal ricorso al TAR Puglia, che chiede l'annullamento degli artt. 1 e 2 dello Statuto della Provincia di Barletta–Andria-Trani, presentato dal Comune di Barletta vanno fatte alcune precisazioni. Intanto tale ricorso è stato fortemente voluto dall'intera Città di Barletta (e non solo dal suo Sindaco pro tempore, ing. Nicola Maffei) e rappresenta un atto dovuto da parte della sua Amministrazione comunale anche per onorare la memoria di tutti i barlettani ormai scomparsi che hanno dedicato e speso la loro esistenza per il progetto della sesta Provincia pugliese e senza il cui tenace e sofferto impegno e sacrificio la Provincia di Barletta-Andria-Trani non sarebbe mai nata.
Poi con tale ricorso finalmente sarà smontato, punto per punto, il fantasioso e bizzarro teorema enunciato nello Statuto provinciale, che non è supportato da nessuna norma, nemmeno dalla legge istitutiva, in base al quale la nostra Provincia non sarebbe policentrica se la Prefettura (ufficio periferico dello Stato) coesistesse nello stesso capoluogo che fosse anche la sua Sede legale (uno tra gli Organi di governo dell'Amministrazione Provinciale), creando ad arte un "vulnus" o pasticcio istituzionale, che dir si voglia e, di conseguenza, ingenerando confusione nelle pubbliche amministrazioni (e nei cittadini amministrati) che poi devono andare ad insediare le loro diramazioni periferiche nella nostra Provincia.
Fatto sta che il processo di dislocazione di enti ed uffici statali e della pubblica amministrazione nella nostra Provincia si è bloccato proprio per l'anomalo strappo (Prefettura in una città e Sede legale-Presidenza in un'altra) venutosi a creare con lo Statuto provinciale, paralizzando ed impedendo di fatto l'effettivo sviluppo del nostro Territorio, obiettivo principale per cui questa Provincia è nata; prestando così il fianco alle lobby e ai potentati politici ed economici baresi da sempre contrari alla nascita della sesta Provincia pugliese e al decollo definitivo della nostra terra, e, allo stesso tempo, accrescendo la schiera dei denigratori dell'ultim'ora dell'istituto della Provincia.
Per la verità il capotico assioma e paradigma, già in passato testardamente evocato da qualche autorevole esponente politico del Territorio, sulla necessaria separazione di queste due istituzioni (Prefettura e Sede legale della Provincia confondendo volutamente questa con l'intera Amministrazione provinciale) ritenuto come condizione imprescindibile perché questa Provincia nascesse, era già stato confutato dal parere dalla Prima Sezione del Consiglio di Stato n.716 del 18/3/1992 (più volte ricordato dal nostro Comitato) che invece identifica il capoluogo inteso come Sede legale con la città in cui ha sede la Prefettura, ma ignorato per biechi motivi da questo Consiglio provinciale e dalla sua Amministrazione che ha assegnato non solo la Sede legale ma l'intera Amministrazione provinciale (Presidenza, Giunta e Consiglio) ad Andria, unicamente per "ritorsione" alla legittima individuazione della Prefettura a Barletta, assegnata dal Governo con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri il 16/11/2007, ai sensi della Legge 148/04, art.4, comma 1 e perciò "blindata" dalla stessa legge istitutiva, per cui appare assolutamente improbabile qualsivoglia alchimia ricattatoria su un possibile trasferimento di questo ufficio periferico dello Stato da Barletta ad Andria in cambio della Sede legale della Provincia.
Difatti il Governo, attraverso il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 16/11/2007 (che è risaputo che nella gerarchia delle fonti normative occupa un livello superiore rispetto a quello di uno Statuto provinciale), dislocando a Barletta la Prefettura, ne aveva implicitamente individuato anche la Sede legale della Provincia, fornendone al Consiglio provinciale un naturale ed ovvio indirizzo.
Anche perché ipotizzando in un futuro più o meno prossimo una probabile abolizione delle Province, le funzioni di queste verrebbero naturalmente assorbite dagli Uffici Territoriali di Governo - Prefetture, in capo alle stesse Province, rappresentandone, di fatto, la Sede legale e di governo nel Territorio di riferimento.
Ma diverse altre sono le contraddizioni emerse nei primi due articoli del contestato Statuto provinciale come, per esempio, la circostanza che mentre la città di Barletta è stata individuata dallo stesso Statuto appartenente al "Polo politico-istituzionale", la città di Andria sarebbe stata riconosciuta appartenere al "Polo dell'ordine e della sicurezza pubblica"; per cui, se così fosse, insieme alla Questura (già assegnata dal Governo alla città di Andria), dovrebbero essere allocati nella stessa città anche il Comando Provinciale dell'Arma dei Carabinieri e il Comando Provinciale della Guardia di Finanza che invece, il Governo, con il citato DPCM del 16/11/2007, ha assegnato ad altre città co-capoluogo (Trani e Barletta).
La Prefettura, assegnata dal Governo a Barletta, invece, appartiene sicuramente al "Polo politico-istituzionale" poiché, quello della sicurezza e dell'ordine pubblico, è una delle competenze della Prefettura, ma non è l'unica, svolgendo, per legge, anche compiti di rappresentanza del Governo nazionale e di amministrazione generale sul territorio di competenza.
Ed ancora: lo Statuto di una Provincia non può entrare nel merito e nei compiti di esclusiva competenza dello Stato distribuendo a destra e a manca uffici periferici dello Stato o di Amministrazioni autonome come la Camera di Commercio, solo perché frutto di transazioni politiche opinabili e/o di meschine valutazioni campanilistiche.
Perciò la maggioranza (peraltro non qualificata) di questo Consiglio provinciale, evidentemente, con l'approvazione di questo Statuto, si è assunta consapevolmente tutte le responsabilità morali e giuridiche, poiché una decisione avversa alle ultrasecolari aspettative dei barlettani avrebbe inevitabilmente comportato da parte di quei cittadini, per il tramite della loro Amministrazione comunale, il ricorso alla giustizia amministrativa (notoriamente più veloce di quella civile e penale e più scevra da condizionamenti di stampo politico).
In conclusione, è vero che questo ricorso al TAR del Comune di Barletta contro la Provincia di Barletta-Andria-Trani decreta realmente la sconfitta della politica (con la p minuscola), anche se questo oggi in Italia non rappresenta più oramai una novità; politica che, per la verità, in merito alla nascita della sesta Provincia pugliese, non ha mai dato il meglio di sé, dando sempre l'impressione, per motivi di bassa lega (campanilistici ed elettoralistici), di prevaricare il Diritto e le leggi esistenti in materia e che, attraverso delle alchimie e dei compromessi, certamente non proprio ortodossi, ha portato ad ottenere, con un colpevole ritardo di almeno un ventennio, una Provincia ancora "monca" ed incompiuta. Per cui l'iniziativa del ricorso ai tribunali amministrativi era, a questo punto, inevitabile e necessaria, innanzitutto per fare finalmente chiarezza sulla questione e poi per restituire fiducia nelle Istituzioni da parte di tutti quei cittadini di questo Territorio, al di là delle appartenenze politiche e municipali, sempre più disillusi dalla nostra classe politica, oggi ritenuta inaffidabile e poco credibile.
Prof. Vincenzo PICCIALLI
Segretario Amministrativo del Comitato
Dirigente MIDA-BT
Poi con tale ricorso finalmente sarà smontato, punto per punto, il fantasioso e bizzarro teorema enunciato nello Statuto provinciale, che non è supportato da nessuna norma, nemmeno dalla legge istitutiva, in base al quale la nostra Provincia non sarebbe policentrica se la Prefettura (ufficio periferico dello Stato) coesistesse nello stesso capoluogo che fosse anche la sua Sede legale (uno tra gli Organi di governo dell'Amministrazione Provinciale), creando ad arte un "vulnus" o pasticcio istituzionale, che dir si voglia e, di conseguenza, ingenerando confusione nelle pubbliche amministrazioni (e nei cittadini amministrati) che poi devono andare ad insediare le loro diramazioni periferiche nella nostra Provincia.
Fatto sta che il processo di dislocazione di enti ed uffici statali e della pubblica amministrazione nella nostra Provincia si è bloccato proprio per l'anomalo strappo (Prefettura in una città e Sede legale-Presidenza in un'altra) venutosi a creare con lo Statuto provinciale, paralizzando ed impedendo di fatto l'effettivo sviluppo del nostro Territorio, obiettivo principale per cui questa Provincia è nata; prestando così il fianco alle lobby e ai potentati politici ed economici baresi da sempre contrari alla nascita della sesta Provincia pugliese e al decollo definitivo della nostra terra, e, allo stesso tempo, accrescendo la schiera dei denigratori dell'ultim'ora dell'istituto della Provincia.
Per la verità il capotico assioma e paradigma, già in passato testardamente evocato da qualche autorevole esponente politico del Territorio, sulla necessaria separazione di queste due istituzioni (Prefettura e Sede legale della Provincia confondendo volutamente questa con l'intera Amministrazione provinciale) ritenuto come condizione imprescindibile perché questa Provincia nascesse, era già stato confutato dal parere dalla Prima Sezione del Consiglio di Stato n.716 del 18/3/1992 (più volte ricordato dal nostro Comitato) che invece identifica il capoluogo inteso come Sede legale con la città in cui ha sede la Prefettura, ma ignorato per biechi motivi da questo Consiglio provinciale e dalla sua Amministrazione che ha assegnato non solo la Sede legale ma l'intera Amministrazione provinciale (Presidenza, Giunta e Consiglio) ad Andria, unicamente per "ritorsione" alla legittima individuazione della Prefettura a Barletta, assegnata dal Governo con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri il 16/11/2007, ai sensi della Legge 148/04, art.4, comma 1 e perciò "blindata" dalla stessa legge istitutiva, per cui appare assolutamente improbabile qualsivoglia alchimia ricattatoria su un possibile trasferimento di questo ufficio periferico dello Stato da Barletta ad Andria in cambio della Sede legale della Provincia.
Difatti il Governo, attraverso il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 16/11/2007 (che è risaputo che nella gerarchia delle fonti normative occupa un livello superiore rispetto a quello di uno Statuto provinciale), dislocando a Barletta la Prefettura, ne aveva implicitamente individuato anche la Sede legale della Provincia, fornendone al Consiglio provinciale un naturale ed ovvio indirizzo.
Anche perché ipotizzando in un futuro più o meno prossimo una probabile abolizione delle Province, le funzioni di queste verrebbero naturalmente assorbite dagli Uffici Territoriali di Governo - Prefetture, in capo alle stesse Province, rappresentandone, di fatto, la Sede legale e di governo nel Territorio di riferimento.
Ma diverse altre sono le contraddizioni emerse nei primi due articoli del contestato Statuto provinciale come, per esempio, la circostanza che mentre la città di Barletta è stata individuata dallo stesso Statuto appartenente al "Polo politico-istituzionale", la città di Andria sarebbe stata riconosciuta appartenere al "Polo dell'ordine e della sicurezza pubblica"; per cui, se così fosse, insieme alla Questura (già assegnata dal Governo alla città di Andria), dovrebbero essere allocati nella stessa città anche il Comando Provinciale dell'Arma dei Carabinieri e il Comando Provinciale della Guardia di Finanza che invece, il Governo, con il citato DPCM del 16/11/2007, ha assegnato ad altre città co-capoluogo (Trani e Barletta).
La Prefettura, assegnata dal Governo a Barletta, invece, appartiene sicuramente al "Polo politico-istituzionale" poiché, quello della sicurezza e dell'ordine pubblico, è una delle competenze della Prefettura, ma non è l'unica, svolgendo, per legge, anche compiti di rappresentanza del Governo nazionale e di amministrazione generale sul territorio di competenza.
Ed ancora: lo Statuto di una Provincia non può entrare nel merito e nei compiti di esclusiva competenza dello Stato distribuendo a destra e a manca uffici periferici dello Stato o di Amministrazioni autonome come la Camera di Commercio, solo perché frutto di transazioni politiche opinabili e/o di meschine valutazioni campanilistiche.
Perciò la maggioranza (peraltro non qualificata) di questo Consiglio provinciale, evidentemente, con l'approvazione di questo Statuto, si è assunta consapevolmente tutte le responsabilità morali e giuridiche, poiché una decisione avversa alle ultrasecolari aspettative dei barlettani avrebbe inevitabilmente comportato da parte di quei cittadini, per il tramite della loro Amministrazione comunale, il ricorso alla giustizia amministrativa (notoriamente più veloce di quella civile e penale e più scevra da condizionamenti di stampo politico).
In conclusione, è vero che questo ricorso al TAR del Comune di Barletta contro la Provincia di Barletta-Andria-Trani decreta realmente la sconfitta della politica (con la p minuscola), anche se questo oggi in Italia non rappresenta più oramai una novità; politica che, per la verità, in merito alla nascita della sesta Provincia pugliese, non ha mai dato il meglio di sé, dando sempre l'impressione, per motivi di bassa lega (campanilistici ed elettoralistici), di prevaricare il Diritto e le leggi esistenti in materia e che, attraverso delle alchimie e dei compromessi, certamente non proprio ortodossi, ha portato ad ottenere, con un colpevole ritardo di almeno un ventennio, una Provincia ancora "monca" ed incompiuta. Per cui l'iniziativa del ricorso ai tribunali amministrativi era, a questo punto, inevitabile e necessaria, innanzitutto per fare finalmente chiarezza sulla questione e poi per restituire fiducia nelle Istituzioni da parte di tutti quei cittadini di questo Territorio, al di là delle appartenenze politiche e municipali, sempre più disillusi dalla nostra classe politica, oggi ritenuta inaffidabile e poco credibile.
Prof. Vincenzo PICCIALLI
Segretario Amministrativo del Comitato
Dirigente MIDA-BT