Ricordi ed emozione: consegnato il Premio Rotary Pietro Mennea
Ieri in Sala Rossa premi per sportivi e studenti, lo struggente ricordo di Manuela Olivieri
venerdì 13 giugno 2014
01.02
Una vita di corsa, all'insegna del sacrificio e della voglia di superare i propri limiti e quelli del territorio circostante. L'insegnamento fornito in vita da Pietro Mennea ha fatto capolino ieri tra le mura del Castello Svevo di Barletta: il maniero federiciano ha ospitato la consegna del "Premio Rotary Pietro Mennea", destinato alle giovani promesse, nonché realtà, dello sport barlettano. Un premio atto a perpetuare il ricordo di colui che ha fatto sognare la nostra comunità e tutto il Belpaese tra gli anni '70 e gli anni '80, collezionando nella specialità dei 200 metri piani il bronzo alle Olimpiadi di Monaco nel '72 e l'oro a Mosca nel 1980, ospitato da una cornice densa di emozioni e ricordi.
L'inno italiano e quello dell'Unione Europea hanno aperto la serata, in una Sala Rossa ricca di ospiti, dai giovanissimi studenti della Bat alle istituzioni, rappresentate da il presidente della Provincia Barletta-Andria-Trani Francesco Ventola, il Prefetto della Provincia Clara Minerva e dal delegato del Coni Bat Isidoro Alvisi. Tra gli ospiti d'onore della serata anche il giornalista Rai e conduttore del Tg1 Francesco Giorgino, la famiglia Mennea rappresentata dalla sorella di Pietro, Angela, e le premiate della scorsa edizione, l'arciera Loredana Spera e la canottiera Paola Piazzolla. «È un messaggio importante, perché Pietro Mennea è stato anticipatore di uno stile che ha poi accompagnato tante realtà del sud-ha spiegato Giorgino- a me piace ricordare l'uomo e l'atleta nella loro grandezza. Oggi sicuramente Mennea avrebbe sorriso di certi protagonismi che vediamo in diverse discipline sportive. Si allenava anche al netto della carenza di strutture, perché andava oltre tutto».
A fare da prequel alla serata la premiazione degli alunni distintisi in "Batti 5", progetto che ha coinvolto gli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado di Barletta e della Bat. A celebrare gli onori di casa Nuccia Cafagna, presidentessa del Rotary Club di Barletta, accompagnata da Renato Cervini, governatore distrettuale del Rotary. «È un evento che il Rotary Club Barletta ha voluto fortemente, in stretto collegamento con un altro evento, risalente a novembre 2012, quando Pietro a Barletta aveva raccontato di sè come mai aveva fatto, facendoci toccare la sua interiorità - l'introduzione della Cafagna - In quella serata gli avevamo conferito la tessera di socio onorario del nostro club, e nessuno sapeva cosa sarebbe successo di li a poco, perché ha vissuto la sua malattia in forma riservata. Una volta saputo della sua scomparsa, abbiamo cercato un modo per onorare al meglio la sua memoria e cosa ha rappresentato per Barletta e per il mondo. Il premio vuole incentivare con borse di studio dal valore simbolico e non solo il percorso dei nostri atleti».
Le radici della Freccia del Sud sono contenute nell'Avis Amatori, il primo team che l'ha accolto e formato. Il decano Enzo Buttari l'ha descritto così: «I suoi numeri sono frutto anche della famiglia che l'ha formato e della società che l'ha sostenuto. Lui per primo ha iniziato a donare sangue all'età di 18 anni. Era abituato a dare l'esempio, in ogni campo della vita. E questo lo rendeva eccezionale». Il ricordo di Pietro è stato tracciato da chi ha vissuto accanto a lui per oltre 20 anni, sua moglie Manuela Olivieri: «Voglio ringraziare la città di Barletta, perché di qui è partito il sogno di Pietro-ha esordito la Olivieri in una platea commossa- Ho condiviso con lui ogni pensiero, ho imparato qualcosa da lui quantomeno per osmosi. Lui amava andare per le scuole, amava comunicare ai ragazzi le radici del suo sogno. Il campione è l'uomo che i ragazzi voglio imitare. Lo sport serve perché è insegnamento, serve ad insegnare l'accettazione delle regole. Pietro aveva quattro lauree e un diploma Isef, passava il fine settimana a studiare. Lo sport è formativo, insegna a dedicarsi a quello che si fa. Pietro cercava sempre di migliorarsi, di mettere un'asticella altissima a qualunque cosa facesse. La cosa più importante non è vincere nello sport, ma vincere nella vita. Chi non ha mai sbagliato nella vita probabilmente non ha fatto nulla, diceva Pietro ».
Era uomo di grande sport e grande cultura, Pietro Mennea. Oltre ai successi planetari, della sua figura ricorderemo sempre la semplice capacità di mantenere il riserbo, di rimanere un po' nell'ombra anche quando non era più sotto le luci della ribalta, un'immagine stridente con i tanti protagonismi che oggi caratterizzano lo sport. È questo il messaggio contenuto nel Premio Rotary 2014: crescere verso vette altissime come sportivi e atleti, tenendo sempre i piedi per terra. Perché la vittoria più bella nella vita è guardarsi indietro ed essere soddisfatti di quello che si è fatto: Pietro Mennea lo era.
(Twitter: @GuerraLuca88)
L'inno italiano e quello dell'Unione Europea hanno aperto la serata, in una Sala Rossa ricca di ospiti, dai giovanissimi studenti della Bat alle istituzioni, rappresentate da il presidente della Provincia Barletta-Andria-Trani Francesco Ventola, il Prefetto della Provincia Clara Minerva e dal delegato del Coni Bat Isidoro Alvisi. Tra gli ospiti d'onore della serata anche il giornalista Rai e conduttore del Tg1 Francesco Giorgino, la famiglia Mennea rappresentata dalla sorella di Pietro, Angela, e le premiate della scorsa edizione, l'arciera Loredana Spera e la canottiera Paola Piazzolla. «È un messaggio importante, perché Pietro Mennea è stato anticipatore di uno stile che ha poi accompagnato tante realtà del sud-ha spiegato Giorgino- a me piace ricordare l'uomo e l'atleta nella loro grandezza. Oggi sicuramente Mennea avrebbe sorriso di certi protagonismi che vediamo in diverse discipline sportive. Si allenava anche al netto della carenza di strutture, perché andava oltre tutto».
A fare da prequel alla serata la premiazione degli alunni distintisi in "Batti 5", progetto che ha coinvolto gli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado di Barletta e della Bat. A celebrare gli onori di casa Nuccia Cafagna, presidentessa del Rotary Club di Barletta, accompagnata da Renato Cervini, governatore distrettuale del Rotary. «È un evento che il Rotary Club Barletta ha voluto fortemente, in stretto collegamento con un altro evento, risalente a novembre 2012, quando Pietro a Barletta aveva raccontato di sè come mai aveva fatto, facendoci toccare la sua interiorità - l'introduzione della Cafagna - In quella serata gli avevamo conferito la tessera di socio onorario del nostro club, e nessuno sapeva cosa sarebbe successo di li a poco, perché ha vissuto la sua malattia in forma riservata. Una volta saputo della sua scomparsa, abbiamo cercato un modo per onorare al meglio la sua memoria e cosa ha rappresentato per Barletta e per il mondo. Il premio vuole incentivare con borse di studio dal valore simbolico e non solo il percorso dei nostri atleti».
Le radici della Freccia del Sud sono contenute nell'Avis Amatori, il primo team che l'ha accolto e formato. Il decano Enzo Buttari l'ha descritto così: «I suoi numeri sono frutto anche della famiglia che l'ha formato e della società che l'ha sostenuto. Lui per primo ha iniziato a donare sangue all'età di 18 anni. Era abituato a dare l'esempio, in ogni campo della vita. E questo lo rendeva eccezionale». Il ricordo di Pietro è stato tracciato da chi ha vissuto accanto a lui per oltre 20 anni, sua moglie Manuela Olivieri: «Voglio ringraziare la città di Barletta, perché di qui è partito il sogno di Pietro-ha esordito la Olivieri in una platea commossa- Ho condiviso con lui ogni pensiero, ho imparato qualcosa da lui quantomeno per osmosi. Lui amava andare per le scuole, amava comunicare ai ragazzi le radici del suo sogno. Il campione è l'uomo che i ragazzi voglio imitare. Lo sport serve perché è insegnamento, serve ad insegnare l'accettazione delle regole. Pietro aveva quattro lauree e un diploma Isef, passava il fine settimana a studiare. Lo sport è formativo, insegna a dedicarsi a quello che si fa. Pietro cercava sempre di migliorarsi, di mettere un'asticella altissima a qualunque cosa facesse. La cosa più importante non è vincere nello sport, ma vincere nella vita. Chi non ha mai sbagliato nella vita probabilmente non ha fatto nulla, diceva Pietro ».
Era uomo di grande sport e grande cultura, Pietro Mennea. Oltre ai successi planetari, della sua figura ricorderemo sempre la semplice capacità di mantenere il riserbo, di rimanere un po' nell'ombra anche quando non era più sotto le luci della ribalta, un'immagine stridente con i tanti protagonismi che oggi caratterizzano lo sport. È questo il messaggio contenuto nel Premio Rotary 2014: crescere verso vette altissime come sportivi e atleti, tenendo sempre i piedi per terra. Perché la vittoria più bella nella vita è guardarsi indietro ed essere soddisfatti di quello che si è fatto: Pietro Mennea lo era.
(Twitter: @GuerraLuca88)