Ricerche petrolifere al largo della Bat, nuovo allarme
Le associazioni Folgore e Demetra di Trani mantengono alta l’allerta. Ci sono ancora richieste in corso della Northern Petroleum
venerdì 14 giugno 2013
11.49
Le Associazioni ambientaliste Folgore e Demetra di Trani, sempre alla continua e costante ricerca di attività che possano compromettere il nostro ambiente ed il nostro mare, chiedono l'intervento di tutte le amministrazioni comunali costiere della Bat (sindaci, giunte e Consigli comunali) affinchè esprimano tutti il loro diniego alle istanze e attività di ricerca Idrocarburi nel mare Adriatico al largo delle nostre coste, finalizzate alle trivellazioni di pozzi petroliferi esplorativi destinati a divenire permanenti in presenza di petrolio nei nostri fondali marini.
La società petrolifera Northern Petroleum Ltd ha in essere diverse istanze di permesso di ricerca nel mare pugliese. In particolare, stando a quanto pubblicato nel bollettino ufficiale degli idrocarburi e delle georisorse del ministero dello sviluppo economico, sono tuttora attive le due istanze situate nell'area di mare di fronte ai Comuni costieri di Bisceglie, Trani, Barletta e Margherita di Savoia ed in parte anche nella provincia di Bari. Per La superficie di mare interessata da questi due permessi di ricerca idrocarburi è di 728,3 chilometri quadrati per la prima e di 711,6 chilometri quadrati per la seconda e l'ultima fase del procedimento amministrativo risale al 26 marzo 2013. A conti fatti, soltanto per queste due istanze attive abbiamo un totale di ben 1.439,9 chilometri quadrati del mare Adriatico pugliese ipotecati dal rischio di nuove estrazioni petrolifere.
Le associazioni Folgore e Demetra mettono in guardia circa i danni alla pesca ed alla flora marina causati dalle ispezioni sismiche realizzate con la tecnica dell'air-gun per la ricerca di petrolio nei fondali marini della costa pugliese, non escludendo che la stessa ispezione sismica possa provocare il disorientamento dei cetacei a causa delle violente esplosioni di aria compressa dell'air-gun e che l'enorme pressione delle onde sonore cosi generate possa avere effetti di destabilizzazione sul delicato equilibrio marino. Inoltre, le ricerche petrolifere nel nostro mare potrebbero avere un forte impatto negativo sulle dinamiche dell'economia locale in quanto le nostre comunità locali vivono e sopravvivono grazie al settore turismo, oltre che al settore della pesca, le quali attività sarebbero seriamente compromesse.
La società petrolifera Northern Petroleum Ltd ha in essere diverse istanze di permesso di ricerca nel mare pugliese. In particolare, stando a quanto pubblicato nel bollettino ufficiale degli idrocarburi e delle georisorse del ministero dello sviluppo economico, sono tuttora attive le due istanze situate nell'area di mare di fronte ai Comuni costieri di Bisceglie, Trani, Barletta e Margherita di Savoia ed in parte anche nella provincia di Bari. Per La superficie di mare interessata da questi due permessi di ricerca idrocarburi è di 728,3 chilometri quadrati per la prima e di 711,6 chilometri quadrati per la seconda e l'ultima fase del procedimento amministrativo risale al 26 marzo 2013. A conti fatti, soltanto per queste due istanze attive abbiamo un totale di ben 1.439,9 chilometri quadrati del mare Adriatico pugliese ipotecati dal rischio di nuove estrazioni petrolifere.
Le associazioni Folgore e Demetra mettono in guardia circa i danni alla pesca ed alla flora marina causati dalle ispezioni sismiche realizzate con la tecnica dell'air-gun per la ricerca di petrolio nei fondali marini della costa pugliese, non escludendo che la stessa ispezione sismica possa provocare il disorientamento dei cetacei a causa delle violente esplosioni di aria compressa dell'air-gun e che l'enorme pressione delle onde sonore cosi generate possa avere effetti di destabilizzazione sul delicato equilibrio marino. Inoltre, le ricerche petrolifere nel nostro mare potrebbero avere un forte impatto negativo sulle dinamiche dell'economia locale in quanto le nostre comunità locali vivono e sopravvivono grazie al settore turismo, oltre che al settore della pesca, le quali attività sarebbero seriamente compromesse.