Rendersi conto e prendersi cura di chi bussa alla porta della nostra vita
Le parole di don Vito Carpentiere
domenica 25 settembre 2016
12.23
Dal vangelo secondo Luca: "In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «C'era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: "Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma". Ma Abramo rispose: "Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi". E quello replicò: "Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento". Ma Abramo rispose: "Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro". E lui replicò: "No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno". Abramo rispose: "Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti"».
Nel suo racconto san Luca ha particolarmente a cuore sia il tema della povertà sia i poveri, non risparmiando critiche, conseguentemente, ai ricchi che, miserabili interiormente, credono di soddisfare il vuoto interiore cibandosi lautamente e ostentando vesti sontuose. E' necessario ribadire che Gesù non condanna la ricchezza in sé ma l'uso che di essa si fa. E la parabola odierna è anzitutto indirizzata ai farisei, che avevano deriso Gesù per la frase "non potete servire Dio e la ricchezza" e contiene l'unico nome che in questo genere letterario "inventato" da Gesù è contenuto: Lazzaro, ovvero "Dio viene in aiuto".
Il ricco non ha commesso alcun crimine nei confronti del povero Lazzaro, ma neanche si era minimamente accorto della sua presenza alla sua porta né del suo bisogno. La sua unica colpa è una grave omissione (il bene che avrei potuto fare e che invece non ho fatto), essendo il ricco epulone miope, ovvero tutto concentrato su di sé e per nulla attento ai bisogni e alle necessità degli altri (per la serie "sazio il mio corpo...."). La morte, tuttavia, comune eredità di tutti i viventi, segna due destini differenti: Lazzaro è accolto nel seno di Abramo, nostro padre nella fede; il ricco si trova invece tra i tormenti. Solo allora si accorge di Lazzaro e, non sazio della sua vita, continua ad ordinare, a comandare: manda Lazzaro a intingere.... Abramo che, interpellato, interviene, presenta l'impossibilità del passaggio da una situazione all'altra quando si è nell'eternità; prima sì, durante la vita è possibile passare da una condizione all'altra, mentre nella vita eterna tutto diventa definitivo. E, non sazio, il ricco comanda ancora: manda ai miei fratelli... continua a pensare solo al suo clan familiare e non, magari, a tutti gli uomini. E qui Abramo dice: hanno Mosè e i profeti, ascoltino loro! Lo dice per quei farisei che riferendosi continuamente a Mosè in realtà ne distorcevano l'insegnamento a proprio uso e consumo, dimenticando di quando Mosè raccomanda di non lasciare nessuno nella povertà. Se non mi pongo in attento ascolto della Parola di Dio non potrò aprirmi alla fede nella resurrezione dai morti. Per questo la Parola è detta "lampada per i miei passi e luce per rischiarare il mio cammino". La Parola di Dio è "utile" mentre siamo nel tempo, non quando saremo nell'eternità!
Ancora: il povero ha un nome, Lazzaro, mentre il ricco no; ciò vuol dire che al posto del ricco possiamo mettere il nostro nome, il nostro volto, la nostra storia! "Il Signore non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva!" Che comprendiamo questa Parola come messaggio forte per noi e apriamo i nostri occhi per scorgere i poveri che Egli ha messo sul nostro cammino, dietro i quali si nasconde Lui stesso! Buona domenica.
don Vito
Nel suo racconto san Luca ha particolarmente a cuore sia il tema della povertà sia i poveri, non risparmiando critiche, conseguentemente, ai ricchi che, miserabili interiormente, credono di soddisfare il vuoto interiore cibandosi lautamente e ostentando vesti sontuose. E' necessario ribadire che Gesù non condanna la ricchezza in sé ma l'uso che di essa si fa. E la parabola odierna è anzitutto indirizzata ai farisei, che avevano deriso Gesù per la frase "non potete servire Dio e la ricchezza" e contiene l'unico nome che in questo genere letterario "inventato" da Gesù è contenuto: Lazzaro, ovvero "Dio viene in aiuto".
Il ricco non ha commesso alcun crimine nei confronti del povero Lazzaro, ma neanche si era minimamente accorto della sua presenza alla sua porta né del suo bisogno. La sua unica colpa è una grave omissione (il bene che avrei potuto fare e che invece non ho fatto), essendo il ricco epulone miope, ovvero tutto concentrato su di sé e per nulla attento ai bisogni e alle necessità degli altri (per la serie "sazio il mio corpo...."). La morte, tuttavia, comune eredità di tutti i viventi, segna due destini differenti: Lazzaro è accolto nel seno di Abramo, nostro padre nella fede; il ricco si trova invece tra i tormenti. Solo allora si accorge di Lazzaro e, non sazio della sua vita, continua ad ordinare, a comandare: manda Lazzaro a intingere.... Abramo che, interpellato, interviene, presenta l'impossibilità del passaggio da una situazione all'altra quando si è nell'eternità; prima sì, durante la vita è possibile passare da una condizione all'altra, mentre nella vita eterna tutto diventa definitivo. E, non sazio, il ricco comanda ancora: manda ai miei fratelli... continua a pensare solo al suo clan familiare e non, magari, a tutti gli uomini. E qui Abramo dice: hanno Mosè e i profeti, ascoltino loro! Lo dice per quei farisei che riferendosi continuamente a Mosè in realtà ne distorcevano l'insegnamento a proprio uso e consumo, dimenticando di quando Mosè raccomanda di non lasciare nessuno nella povertà. Se non mi pongo in attento ascolto della Parola di Dio non potrò aprirmi alla fede nella resurrezione dai morti. Per questo la Parola è detta "lampada per i miei passi e luce per rischiarare il mio cammino". La Parola di Dio è "utile" mentre siamo nel tempo, non quando saremo nell'eternità!
Ancora: il povero ha un nome, Lazzaro, mentre il ricco no; ciò vuol dire che al posto del ricco possiamo mettere il nostro nome, il nostro volto, la nostra storia! "Il Signore non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva!" Che comprendiamo questa Parola come messaggio forte per noi e apriamo i nostri occhi per scorgere i poveri che Egli ha messo sul nostro cammino, dietro i quali si nasconde Lui stesso! Buona domenica.
don Vito