Renato Russo: «Il problema non sono gli otto sospesi…»

La replica all'articolo di Barlettalife. «Il Comune non ci fa nessun favore»

martedì 15 gennaio 2013 13.36
«Con riferimento al vostro intervento di ieri lunedì 14, inspiegabilmente e gratuitamente offensivo nella forma della esposizione e nella sostanza delle argomentazioni, mi sia consentita qualche precisazione, che mi auguro leggiate senza prevenzione e soprattutto senza l'esercizio di un ridimensionamento censorio». Assoluta prelazione alla contro-nota di Renato Russo che analizza l'articolo pubblicato ieri sul nostro Portale e del quale è sicuro protagonista. Ci piace la sua arguta penna e ci piace che interloquisca con le nostre idee, gratificando, dopo averlo fatto più volte verbalmente, il nostro lavoro corretto e da lui definito gloriosamente "coraggioso". Ci duole, però, che l'amico giornalista Renato, tema qualsivoglia censura al suo pezzo scritto virilmente e d'istinto. Dovrebbe sapere che noi di Barlettalife, semmai censuriamo noi stessi, giammai i pensieri altrui.

«Innanzitutto tengo preliminarmente, ancora una volta, a puntualizzare (come giornalista e non come politico, un mondo che mi sono lasciato alle spalle tanti anni fa) che la mia presa di posizione non è assolutamente a favore degli otto sospesi dal PD di cui a mala pena conosco i nomi. Anzi, ho più volte stigmatizzato il fatto che essi non abbiano portato la sfiducia al sindaco al dibattito in Consiglio Comunale. Il mio disappunto è rivolto contro la condanna degli otto e la nessuna riprovazione verso il sindaco e il suo capostaff che hanno guidato l'amministrazione comunale in questi anni con criteri assolutamente personali. Ci piaccia o meno, è un dato di fatto che l'esito del loro intervento (sia pure censurabile sul piano formale) ha però interrotto di fatto una conduzione gestionale largamente contestata dalla base. Il mio punto di vista è che andavano stigmatizzate entrambe le parti, e non solo gli otto "reprobi", perché diversamente si potrebbe fare strada, nell'opinione pubblica, la plausibilità del modo verticistico di guidare il Comune, mentre la Gazzetta del Mezzogiorno, come le altre testate giornalistiche locali, specialmente negli ultimi tempi, riportavano puntualmente interventi di esponenti politici e del mondo associazionistico in generale, contro questo modo di governare la cosa pubblica. E su tutte, proprio la vostra testata giornalistica si è distinta con incisivi pezzi di Michele Sarcinelli, col quale mi sono complimentato, che ha contribuito forse in maniera determinante a mettere in moto la caduta della giunta Maffei. Per cui oggi non può che sorprendermi il vostro atteggiamento agnostico sulla caduta della Giunta, visto che avete contribuito a farla cadere, stigmatizzandone più volte gli errori gestionali formali e sostanziali».

«Vede, signor Porcelluzzi, la mia ottica è diversa dalla sua. Lei ha interpretato le mie parole, la mia presa di posizione come dettata da meschini calcoli che mi sono stati sempre estranei, perché invece la mia visione delle cose, in politica, è generabilizzabile su più ampi scenari, come la preoccupazione - in questo caso - del futuro che ci aspetta, che aspetta la guida della nostra città nei prossimi anni. Dopo una lunga gestione verticistica a palazzo, gestione che ha ignorato sistematicamente la base nelle sue molteplici espressioni (a cominciare da quelle culturali), la mia preoccupazione è che chi andrà ad occupare domani il posto di primo cittadino, non intenda ripetere questa esperienza di tipo verticistico. Di qui la mia irritazione che non venga censurato. Non ho nulla di personale contro Maffei, che anzi sul piano personale è una brava e onesta persona, ma sul piano politico egli ha espropriato il Palazzo di Città delle sue più elementari prerogative di conduzione democratica, con l'aggravante di affidare parte della gestione della sua "potestas gubernandi" al suo capostaff (come ha denunciato più volte il vostro direttore). Per il resto, il piccolo cabotaggio, le piccole furbizie, i piccoli calcoli di retrobottega, mi sono sempre stati estranei e non me ne sento sfiorato per nulla».

«Per quanto riguarda "i motivi di opportunità" della mia presa di posizione - come li chiama lei - cioè inopportuni perché "Il Fieramosca" sarebbe "gratificato" dal Comune, tengo a puntualizzare che il Comune non ci fa nessun favore, ma si limita ad applicare la normativa di legge che prescrive alle pubbliche amministrazioni di dare visibilità del proprio operato a mezzo stampa e con altri mezzi audiovisivi. E pertanto noi abbiamo sempre distinto le pagine delle iniziative del Comune da quelle che sono le nostre opinioni alle quali non abbiamo mai rinunciato. Certo, non usando i toni drastici e circostanziati della vostra coraggiosa testata, ma esprimendo comunque il nostro punto di vista critico e dando anzi spazio anche a quello degli altri oppositori dell'amministrazione (specialmente culturali, politici e sindacali). Quanto ai libri acquistati dalla Biblioteca Comunale, effettivamente essa ne acquista annualmente per molte decine di migliaia di euro, ma mai dalla Rotas, mentre da sempre, da quando è nata (nell'86) la nostra casa editrice ha donato i suoi libri alla Biblioteca, e non uno per titolo, ma in diverse copie! Per quanto riguarda i libri di storia che il Comune prende da noi annualmente, una tantum e non sempre, personalmente non ho mai chiesto né ricavato un euro da questi acquisti, per il mio lavoro di ricerca e di scrittura, mentre i libri di cui si tratta, son testi di approfondimento di storia sulla nostra città che credo abbiano colmato una lacuna nella nostra cultura storica cittadina, e sui quali peraltro ho più volte tenuto degli incontri nelle scuole, senza mai percepire nulla!!»

«Quanto poi alla conclusione della vostra corrispondenza, su ipotetici calcoli che mi avrebbero spinto a scrivere questi articoli per avere l'amicizia di qualche consigliere comunale in più a palazzo, la cosa mi ha fatto sorridere non solo perché oggi il Consiglio Comunale è sciolto e quindi non capisco a chi dovrei indirizzare le mie attenzioni, ma soprattutto perché sono espedienti così meschini e per me inimmaginabili ai quali non ho mai fatto ricorso in vita mia. Grazie dell'ospitalità e cordiali saluti».