Quella felicità che già ci circonda. Ora!
Il vangelo di oggi con don Vito Carpentiere
domenica 29 gennaio 2017
Dal vangelo secondo Matteo: "In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli»".
La lettura continuata del vangelo di Matteo, che già ci ha accompagnato per tutto l'Avvento, ha ripreso il suo corso domenica scorsa ed oggi ferma la nostra attenzione sulla pagina programmatica che costituisce la novità del messaggio proclamato da Gesù: le beatitudini! Una piccola premessa. San Matteo scrive il suo Vangelo avendo come principali destinatari coloro che diventavano cristiani provenendo dalla fede ebraica. Per questo motivo, in questo brano programmatico, presenta Gesù che "sul monte", come Mosè nell'Antico Testamento sul Sinai coi comandamenti, promulga la nuova legge, che ha come scopo precipuo il cammino di felicità dell'uomo. E questa felicità non è una meta da raggiungere, e che vedendola noi spesso irraggiungibile ci lascia afflitti e depressi, ma una condizione di vita che, quando ci sentiamo amati, ci abita, ma che non possiamo tenere per noi perché la felicità è reale quando è condivisa!
San Matteo è stato molto attendo nella redazione delle beatitudini e anche con i numeri ha voluto dirci qualcosa. Anzitutto le beatitudini sono otto, numero che per i primi cristiani evocava l'ottavo giorno, quello della risurrezione, di cui noi siamo resi partecipi mediante il sacramento della rigenerazione cristiana, il battesimo, come per dire che i figli della luce condividono questo percorso di vita. Poi le parole adoperate, 72, ci ricordano i popoli di tutta la terra così come elencati nella versione greca della Genesi, come per dire che questa pagina è per tutti i popoli della terra, è universale.
Quando sono felice? Quando, non avendo troppi beni da difendere o biglietti vincenti da attendere, mi sento veramente libero di essere amato e di amare; quando non mi sento un super-uomo ed ho bisogno di essere consolato; quando metto da parte l'arroganza e ho la gioia di mostrare tutta la mia vulnerabilità; quando sono capace di presentare la verità senza piegarla al mio interesse. E poi...la felicità consiste nel prendermi cura degli altri, quando sono capace di guardare gli altri con uno sguardo puro e nessun tornaconto personale, quando divento io stesso ponte per gli altri, e quando, accettando le umiliazioni della vita trovo la mia unica consolazione nel sentirmi avvolto dalla tenerezza di Dio. Sì, perché quel "Regno dei cieli" è Dio stesso che apre e chiude la pagina di felicità della mia vita nel pellegrinaggio terreno, preparandomi alla gioia eterna in cui mi attende.
E allora smetterò di dire "magari" (che letteralmente traduce oggi il termine "makariois", "beato") e aprirò gli occhi con fiducia sul mio presente, nel quale, con tutti i bisogni che avverto, sarò più libero di sentirmi amato e di amare. Buona domenica!
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli»".
La lettura continuata del vangelo di Matteo, che già ci ha accompagnato per tutto l'Avvento, ha ripreso il suo corso domenica scorsa ed oggi ferma la nostra attenzione sulla pagina programmatica che costituisce la novità del messaggio proclamato da Gesù: le beatitudini! Una piccola premessa. San Matteo scrive il suo Vangelo avendo come principali destinatari coloro che diventavano cristiani provenendo dalla fede ebraica. Per questo motivo, in questo brano programmatico, presenta Gesù che "sul monte", come Mosè nell'Antico Testamento sul Sinai coi comandamenti, promulga la nuova legge, che ha come scopo precipuo il cammino di felicità dell'uomo. E questa felicità non è una meta da raggiungere, e che vedendola noi spesso irraggiungibile ci lascia afflitti e depressi, ma una condizione di vita che, quando ci sentiamo amati, ci abita, ma che non possiamo tenere per noi perché la felicità è reale quando è condivisa!
San Matteo è stato molto attendo nella redazione delle beatitudini e anche con i numeri ha voluto dirci qualcosa. Anzitutto le beatitudini sono otto, numero che per i primi cristiani evocava l'ottavo giorno, quello della risurrezione, di cui noi siamo resi partecipi mediante il sacramento della rigenerazione cristiana, il battesimo, come per dire che i figli della luce condividono questo percorso di vita. Poi le parole adoperate, 72, ci ricordano i popoli di tutta la terra così come elencati nella versione greca della Genesi, come per dire che questa pagina è per tutti i popoli della terra, è universale.
Quando sono felice? Quando, non avendo troppi beni da difendere o biglietti vincenti da attendere, mi sento veramente libero di essere amato e di amare; quando non mi sento un super-uomo ed ho bisogno di essere consolato; quando metto da parte l'arroganza e ho la gioia di mostrare tutta la mia vulnerabilità; quando sono capace di presentare la verità senza piegarla al mio interesse. E poi...la felicità consiste nel prendermi cura degli altri, quando sono capace di guardare gli altri con uno sguardo puro e nessun tornaconto personale, quando divento io stesso ponte per gli altri, e quando, accettando le umiliazioni della vita trovo la mia unica consolazione nel sentirmi avvolto dalla tenerezza di Dio. Sì, perché quel "Regno dei cieli" è Dio stesso che apre e chiude la pagina di felicità della mia vita nel pellegrinaggio terreno, preparandomi alla gioia eterna in cui mi attende.
E allora smetterò di dire "magari" (che letteralmente traduce oggi il termine "makariois", "beato") e aprirò gli occhi con fiducia sul mio presente, nel quale, con tutti i bisogni che avverto, sarò più libero di sentirmi amato e di amare. Buona domenica!