Quel terreno ai piedi del castello di Barletta, Azzurra Pelle: «Vicenda ancora da chiarire»
L’ex assessora all’urbanistica ribadisce l’importanza di arrivare al Pug e ripercorre alcuni passaggi della faccenda
giovedì 27 maggio 2021
7.39
Una vicenda complessa, ma che richiede attenzione. La città ne ha rivolta molta in questi mesi ai lavori avviati a ridosso del castello di Barletta per la costruzione di un supermercato Lidl e poi sospesi. Adesso tocca alla politica.
All'orizzonte, un provvedimento di autotutela non ancora emanato e una trattativa di perequazione con la società di cui non si hanno notizie. Forse se ne riparlerà il 4 giugno, quando il Consiglio comunale tornerà sull'argomento su indicazione delle opposizioni.
Ma questa storia porta con sé una vicenda amministrativa iniziata 36 anni fa e anche una riflessione sullo sviluppo urbanistico della città. Per questo, dopo aver messo in ordine i fatti e raccolto le considerazioni dell'ex sindaco Pasquale Cascella, abbiamo voluto ascoltare anche la voce di Azzurra Pelle, assessora all'urbanistica nella precedente amministrazione.
Quando è iniziata questa vicenda, lei ha dichiarato che una soluzione sarebbe stata la perequazione. Crede sia ancora questa la via da seguire?
«Ad oggi, l'evoluzione della faccenda non consente ancora di delineare un percorso chiaro di perequazione. Non ci sono ancora tutti gli elementi, perché il secondo condono è stato considerato quantomeno inadeguato dall'avvocatura, ma c'è ancora da discutere del primo condono. Se anche su quello dovessero sorgere dubbi, mi chiederei se fosse opportuno proseguire. L'unica cosa certa è che un'anomalia come quella, sotto il castello, non dovrebbe esserci. Lo ha già detto negli anni '70 il Soprintendente Mola.
In termini amministrativi le procedure che la legge consente di attuare sono quelli di perequazione e compensazione. La mia era una dichiarazione di tipo tecnico che proveniva anche dal fatto che, anni addietro, i Dipaola avevano avviato questo tipo di ragionamento con la nostra amministrazione partecipando ad un bando con cui chiedevano lo spostamento dei loro volumi e superfici altrove».
Perché quella proposta non è mai andata avanti?
«Su questo bisogna fare un po' di chiarezza rispetto a quello che è stato detto. I richiedenti non hanno mai fatto una proposta di perequazione tout court. All'epoca, l'amministrazione Cascella aveva intrapreso un percorso di rigenerazione con una serie di bandi tra cui quello Superare le barriere. Si fece una manifestazione di interesse a cui parteciparono 26 proposte elaborate da associazioni e privati. Tutte queste proposte furono valutate.
L'amministrazione, per il tramite della commissione valutatrice, si è espressa valutando interessante la proposta dei Dipaola, ma ritenendo che fosse più adeguato portarla avanti con una procedura di perequazione o compensazione».
E poi, cosa è successo?
«Provo ad unire i punti. La nostra amministrazione da lì a pochi mesi si sarebbe dimessa. Con la nuova amministrazione, i Dipaola chiedono un permesso di costruire, cambiando direzione rispetto alla concertazione che avevamo da poco avviato. Avevano cambiato idea, non volevano più spostarsi.
Consideriamo però che l'amministrazione Cannito ha portato avanti il bando Superiamo le barriere, quindi era a conoscenza della richiesta di delocalizzare dei richiedenti e delle indicazioni che erano state date loro. Ma è anche vero che chiedendo un permesso di costruire, i richiedenti non hanno più avuto a che fare con la parte politica. Diciamo che se la sono un po' giocata, ecco».
Il sindaco ha annunciato che avrebbe ritirato il provvedimento in autotutela, cosa non ancora avvenuta. Adesso, pare sarà coinvolto il Consiglio comunale.
«Non so se il sindaco voglia sottoporre al Consiglio comunale il provvedimento di autotutela o se, invece, voglia avere un indirizzo dal Consiglio comunale. Il provvedimento di autotutela è un provvedimento gestionale di competenza dei dirigenti. Poi, la stessa avvocatura indicava il Consiglio comunale come organo competente in materia urbanistica.
Sarà la maggioranza a doversi assumere una responsabilità nel merito. Che sia l'autotutela, la scelta di un nuovo suolo o qualsiasi altro indirizzo, sarà con la maggioranza che si dovrà discutere».
Ma esercitare l'autotutela impedirebbe di proseguire con la perequazione?
«Su questo c'è tanta dottrina e tante sentenze. Ormai l'urbanistica si fa con le sentenze e non con i piani regolatori. Ecco perché lo stimolo della nostra amministrazione fu quello di esprimere un forte indirizzo per procedere verso il Pug.
Esercitare l'autotutela significa revocare il permesso di costruire, ma questo potrebbe comportare un contenzioso che potrebbe bloccare tutto. Mi rendo conto che la cosa è molto complicata. Lo dico perché ci sono passata. Questa città ha bisogno di nuove regole, ecco perché l'importanza del nuovo Pug».
Complicata come l'urbanistica. Lei ritiene opportuno che quella delega sia detenuta dal sindaco?
«Io penso che un sindaco abbia tanto da fare, l'ho visto con Cascella. Il sindaco deve dedicarsi all'ordinario, alle questioni di rappresentanza istituzionali. È davvero molto impegnato. Gestire l'urbanistica è molto complicato non solo per la materia, ma anche perché bisogna essere fisicamente negli uffici. Io lo ero ogni giorno, fino a sera. Seguire tutte le pratiche è molto complicato.
Credo che durante l'anno della pandemia il sindaco abbia avuto ben altri problemi da affrontare. Perciò penso che una riflessione su questo avrebbe dovuto farla. Capisco le sue remore e le sue premure, ma se si vuole trattenere la delega all'urbanistica andrebbe dimostrato alla città di compiere atti per andare velocemente verso l'adozione del Pug».
All'orizzonte, un provvedimento di autotutela non ancora emanato e una trattativa di perequazione con la società di cui non si hanno notizie. Forse se ne riparlerà il 4 giugno, quando il Consiglio comunale tornerà sull'argomento su indicazione delle opposizioni.
Ma questa storia porta con sé una vicenda amministrativa iniziata 36 anni fa e anche una riflessione sullo sviluppo urbanistico della città. Per questo, dopo aver messo in ordine i fatti e raccolto le considerazioni dell'ex sindaco Pasquale Cascella, abbiamo voluto ascoltare anche la voce di Azzurra Pelle, assessora all'urbanistica nella precedente amministrazione.
Quando è iniziata questa vicenda, lei ha dichiarato che una soluzione sarebbe stata la perequazione. Crede sia ancora questa la via da seguire?
«Ad oggi, l'evoluzione della faccenda non consente ancora di delineare un percorso chiaro di perequazione. Non ci sono ancora tutti gli elementi, perché il secondo condono è stato considerato quantomeno inadeguato dall'avvocatura, ma c'è ancora da discutere del primo condono. Se anche su quello dovessero sorgere dubbi, mi chiederei se fosse opportuno proseguire. L'unica cosa certa è che un'anomalia come quella, sotto il castello, non dovrebbe esserci. Lo ha già detto negli anni '70 il Soprintendente Mola.
In termini amministrativi le procedure che la legge consente di attuare sono quelli di perequazione e compensazione. La mia era una dichiarazione di tipo tecnico che proveniva anche dal fatto che, anni addietro, i Dipaola avevano avviato questo tipo di ragionamento con la nostra amministrazione partecipando ad un bando con cui chiedevano lo spostamento dei loro volumi e superfici altrove».
Perché quella proposta non è mai andata avanti?
«Su questo bisogna fare un po' di chiarezza rispetto a quello che è stato detto. I richiedenti non hanno mai fatto una proposta di perequazione tout court. All'epoca, l'amministrazione Cascella aveva intrapreso un percorso di rigenerazione con una serie di bandi tra cui quello Superare le barriere. Si fece una manifestazione di interesse a cui parteciparono 26 proposte elaborate da associazioni e privati. Tutte queste proposte furono valutate.
L'amministrazione, per il tramite della commissione valutatrice, si è espressa valutando interessante la proposta dei Dipaola, ma ritenendo che fosse più adeguato portarla avanti con una procedura di perequazione o compensazione».
E poi, cosa è successo?
«Provo ad unire i punti. La nostra amministrazione da lì a pochi mesi si sarebbe dimessa. Con la nuova amministrazione, i Dipaola chiedono un permesso di costruire, cambiando direzione rispetto alla concertazione che avevamo da poco avviato. Avevano cambiato idea, non volevano più spostarsi.
Consideriamo però che l'amministrazione Cannito ha portato avanti il bando Superiamo le barriere, quindi era a conoscenza della richiesta di delocalizzare dei richiedenti e delle indicazioni che erano state date loro. Ma è anche vero che chiedendo un permesso di costruire, i richiedenti non hanno più avuto a che fare con la parte politica. Diciamo che se la sono un po' giocata, ecco».
Il sindaco ha annunciato che avrebbe ritirato il provvedimento in autotutela, cosa non ancora avvenuta. Adesso, pare sarà coinvolto il Consiglio comunale.
«Non so se il sindaco voglia sottoporre al Consiglio comunale il provvedimento di autotutela o se, invece, voglia avere un indirizzo dal Consiglio comunale. Il provvedimento di autotutela è un provvedimento gestionale di competenza dei dirigenti. Poi, la stessa avvocatura indicava il Consiglio comunale come organo competente in materia urbanistica.
Sarà la maggioranza a doversi assumere una responsabilità nel merito. Che sia l'autotutela, la scelta di un nuovo suolo o qualsiasi altro indirizzo, sarà con la maggioranza che si dovrà discutere».
Ma esercitare l'autotutela impedirebbe di proseguire con la perequazione?
«Su questo c'è tanta dottrina e tante sentenze. Ormai l'urbanistica si fa con le sentenze e non con i piani regolatori. Ecco perché lo stimolo della nostra amministrazione fu quello di esprimere un forte indirizzo per procedere verso il Pug.
Esercitare l'autotutela significa revocare il permesso di costruire, ma questo potrebbe comportare un contenzioso che potrebbe bloccare tutto. Mi rendo conto che la cosa è molto complicata. Lo dico perché ci sono passata. Questa città ha bisogno di nuove regole, ecco perché l'importanza del nuovo Pug».
Complicata come l'urbanistica. Lei ritiene opportuno che quella delega sia detenuta dal sindaco?
«Io penso che un sindaco abbia tanto da fare, l'ho visto con Cascella. Il sindaco deve dedicarsi all'ordinario, alle questioni di rappresentanza istituzionali. È davvero molto impegnato. Gestire l'urbanistica è molto complicato non solo per la materia, ma anche perché bisogna essere fisicamente negli uffici. Io lo ero ogni giorno, fino a sera. Seguire tutte le pratiche è molto complicato.
Credo che durante l'anno della pandemia il sindaco abbia avuto ben altri problemi da affrontare. Perciò penso che una riflessione su questo avrebbe dovuto farla. Capisco le sue remore e le sue premure, ma se si vuole trattenere la delega all'urbanistica andrebbe dimostrato alla città di compiere atti per andare velocemente verso l'adozione del Pug».