Quattro chiacchiere e un caffè...con Angelo Nardelli
L'autore di "Vieni a prendere un caffè" ai nostri microfoni. Un'autobiografia che lascia ampio spazio alle riflessioni
martedì 12 giugno 2012
0.20
Prima prendeva il caffè da solo, poi andava a prenderlo in compagnia, infine sono gli altri che ora vanno da lui, che finalmente ha una "casa" a tutti gli effetti, a convenire a tavola con lui per godere della piacevole bevanda che allieta i post-pranzo di quasi tutti gli italiani. È la storia di Angelo Nardelli, quarantunenne scrittore tarantino, ma barlettano "di adozione".
Lo scorso 7 aprile, a Barletta, nella Chiesa di S. Gaetano, l'autore ha presentato la nuova edizione di un libro autobiografico in più puntate, di cui quest'ultima ha il curioso titolo "Vieni A Casa A Prendere Un Caffè?", un'iniziativa promossa da Racconti di famiglia – UNITALSI sottosezione di Barletta – Fondazione Lamacchia. Noi di Barlettalife.it, a un anno di distanza dalla prima volta, abbiamo incontrato nuovamente Angelo, ovviamente davanti a un buon caffè per parlare nuovamente della "genesi" di questa terza opera.
Angelo, terza ristampa e terza edizione del tuo libro. Cosa si prova ogni volta che si mette mano al manoscritto?
"Ogni volta è un'emozione diversa. Ogni volta c'è da ringraziare qualcuno, ho nuove emozioni, nuovi stimoli. Io ringrazio tutti gli aiutanti della "Casa-Famiglia" che mi hanno fatto da rocce, come Margherita, gli educatori, Mariella e Cosimo, i quali mi hanno fatto da riferimento e stimolo da quando sono qui. Quando sono arrivato qui, loro hanno creduto in me per primi. Poi ci sono una serie di amici che mi hanno dato una mano: l'uomo da solo non arriva da nessuna parte, ha sempre bisogno degli altri. La forza di questo libro non sono io, ma gli altri, prima di tutti Mariella e Cosimo, e con loro tutti quelli che hanno creduto in me e ancora oggi mi danno la possibilità di scrivere e portare fuori dall'Unitalsi la Casa-Famiglia e il suo concetto. Loro portano avanti il progetto: io sono la mente, ma loro sono le braccia".
Che emozioni hai provato per questo terzo sforzo letterario?
"È stato sicuramente meglio del primo: è stato curato meglio, mi sono lasciato guidare, e ho provato un certo turbinio di emozioni.Spero che questa ristampa vada meglio delle altre, dato che è anche più curata nei particolari. Sono stato contento della presenza, durante la prima presentazione a Barletta, del sindaco Maffei e degli assessori regionali Pastore e Mennea, con questi ultimi che hanno sposato a pieno il progetto della Casa-Famiglia".
C'è' un'altra protagonista nel libro, che tu definisci la tua "più fedele compagna".
"Con la carrozzina c'è un rapporto di necessità, che non mi pesa, però del quale ognuno farebbe volentieri a meno di avere. Se tu stai bene fisicamente, stai meglio: io sono limitato in tante cose da questa carrozzina, dal poter tirare un calcio a un pallone, a tanti altri gesti del quotidiano. La carrozzina è un mezzo, e l'ho spiegato grazie al libro".
Barletta è una città che permette tranquillamente il transito in sedia a rotelle?
"Molto spesso no. La gente ha barriere mentali prima che architettoniche, e le barriere architettoniche sono spesso superabili quando trovi persone intelligenti. Dipende spesso da chi ti trovi di fronte. E' ovviamente anche una questione di cattiva volontà da parte di tutti, dai cittadini alle amministrazioni comunali: spesso hanno fatto orecchie da mercante alle nostre richieste, ho spesso posato per manifesti di protesta, che purtroppo non sono serviti a niente. Io devo dire grazie all'Unitalsi se oggi sono diventato quel che sono. Devo dire grazie a Cosimo, a Mariella, che mi sostengono e incoraggiano da 10 anni, e grazie a tutti i dipendenti della fondazione che hanno fatto sì che i disabili fossero protagonisti della loro vita. Io devo essere orgoglioso di quanto avviene nella Casa-Famiglia, e vado avanti grazie a quello che loro mi hanno dato e continuano a dare ogni giorno".
Cosa racconti nel libro?
Questo volume è stato l'atto conclusivo dei passaggi in Casa-Famiglia. Io non posso né leggere né scrivere, quindi devo ringraziare gli operatori della Casa-Famiglia, che hanno creduto in me, mi hanno stimolato, il che significa vedere la disabilità con occhi diversi. È questo il loro compito: farti sentire autonomo al 100%, ora mi sento pronto a vivere la vita fuori di qui. Il ruolo di Cosimo è stato fondamentale, ha curato la grafica, ha avuto quasi un ruolo fraterno, di guida e supporto. La prefazione del libro è stata curata da Salvatore Pagliuca, presidente nazionale dell'Unitalsi, il che avrà certo un gran riscontro: Pagliuca ha ben pensato di collaborare al libro appena visionata la bozza".
Nel libro parli anche della Casa-Famiglia: cosa rappresenta per te?
Per me la Casa-Famiglia è la famiglia che non ho mai avuto. Loro mi danno modo di vivere meglio la mia vita, di fare politica, aiutare gli altri. La Casa-Famiglia per me è ancora oggi un susseguirsi di emozioni. Oggi mi dedico molto alle pubbliche relazioni, e vivo ogni giorno con entusiasmo, e questo ti deve portare a pensare che il disabile può essere utile all'interno della società".
Voi il 14 giugno partite per Lourdes. Cosa significa questa esperienza che ogni anno si rinnova?
"Credo che sia un'esperienza che va a toccare, con il gruppo Unitalsi, con mano, le gioie e le sofferenze di ogni giorno. Si toccano con mano: io sono convinto che certe esperienze vanno vissute nel contesto dell'Unitalsi, perchè solo con loro e grazie a loro puoi vedere fattivamente quello che loro fanno ogni giorno con amore e senza finalità economiche. Devo ringraziare soprattutto per le opere che la Madonna li spinge a fare. Abbiamo costruito da poco la "Casa della Speranza" per bimbi, dove si occupano anche di madri abbandonate e disagiate, e ogni loro gesto è fatto gratuitamente".
Gratuitamente, senza contributi dalle istituzioni?
"Adesso per quanto riguarda la Casa-Famiglia, abbiamo un minimo contribuito dalle istituzioni: andiamo avanti grazie a dei benefattori, e quello che le istituzioni non hanno ancora capito è che questa struttura deve essere un fiore all'occhiello. Abbiamo ottenuto la Convenzione solo l'1 maggio 2011, alle loro condizioni, ma in queste strutture se non c'è l'amore e si pensa ai soldi non si arriva da nessuna parte".
I tuoi obiettivi per il futuro personale e professionale.
"Continuare sicuramente a scrivere e occuparmi degli altri. Anche se lo faccio tramite l'Unitalsi, vorrei dare un aiuto alla città di Barletta, anche se entrare in gioco politicamente a Barletta non ne vale la pena. Credo di restare nell'ambito dell'Unitalsi, dove tutti lavoriamo senza interessi, in favore dei più deboli. Come diceva Cosimo Cilli, io sono una pietra scartata ad angolo, e se ho ottenuto certi risultati, e non voglio peccare di presunzione, devo dire grazie a lui, a Mariella, e tutti gli operatori che mi stimolano ogni giorno ad andare avanti".
Ci saluti con un tuo motto?
"Continuare ad essere una forza predominante per l'Unitalsi, e fare del bene, sempre".
E noi te lo auguriamo di cuore Angelo. A presto!
(Twitter: @GuerraLuca88)
Lo scorso 7 aprile, a Barletta, nella Chiesa di S. Gaetano, l'autore ha presentato la nuova edizione di un libro autobiografico in più puntate, di cui quest'ultima ha il curioso titolo "Vieni A Casa A Prendere Un Caffè?", un'iniziativa promossa da Racconti di famiglia – UNITALSI sottosezione di Barletta – Fondazione Lamacchia. Noi di Barlettalife.it, a un anno di distanza dalla prima volta, abbiamo incontrato nuovamente Angelo, ovviamente davanti a un buon caffè per parlare nuovamente della "genesi" di questa terza opera.
Angelo, terza ristampa e terza edizione del tuo libro. Cosa si prova ogni volta che si mette mano al manoscritto?
"Ogni volta è un'emozione diversa. Ogni volta c'è da ringraziare qualcuno, ho nuove emozioni, nuovi stimoli. Io ringrazio tutti gli aiutanti della "Casa-Famiglia" che mi hanno fatto da rocce, come Margherita, gli educatori, Mariella e Cosimo, i quali mi hanno fatto da riferimento e stimolo da quando sono qui. Quando sono arrivato qui, loro hanno creduto in me per primi. Poi ci sono una serie di amici che mi hanno dato una mano: l'uomo da solo non arriva da nessuna parte, ha sempre bisogno degli altri. La forza di questo libro non sono io, ma gli altri, prima di tutti Mariella e Cosimo, e con loro tutti quelli che hanno creduto in me e ancora oggi mi danno la possibilità di scrivere e portare fuori dall'Unitalsi la Casa-Famiglia e il suo concetto. Loro portano avanti il progetto: io sono la mente, ma loro sono le braccia".
Che emozioni hai provato per questo terzo sforzo letterario?
"È stato sicuramente meglio del primo: è stato curato meglio, mi sono lasciato guidare, e ho provato un certo turbinio di emozioni.Spero che questa ristampa vada meglio delle altre, dato che è anche più curata nei particolari. Sono stato contento della presenza, durante la prima presentazione a Barletta, del sindaco Maffei e degli assessori regionali Pastore e Mennea, con questi ultimi che hanno sposato a pieno il progetto della Casa-Famiglia".
C'è' un'altra protagonista nel libro, che tu definisci la tua "più fedele compagna".
"Con la carrozzina c'è un rapporto di necessità, che non mi pesa, però del quale ognuno farebbe volentieri a meno di avere. Se tu stai bene fisicamente, stai meglio: io sono limitato in tante cose da questa carrozzina, dal poter tirare un calcio a un pallone, a tanti altri gesti del quotidiano. La carrozzina è un mezzo, e l'ho spiegato grazie al libro".
Barletta è una città che permette tranquillamente il transito in sedia a rotelle?
"Molto spesso no. La gente ha barriere mentali prima che architettoniche, e le barriere architettoniche sono spesso superabili quando trovi persone intelligenti. Dipende spesso da chi ti trovi di fronte. E' ovviamente anche una questione di cattiva volontà da parte di tutti, dai cittadini alle amministrazioni comunali: spesso hanno fatto orecchie da mercante alle nostre richieste, ho spesso posato per manifesti di protesta, che purtroppo non sono serviti a niente. Io devo dire grazie all'Unitalsi se oggi sono diventato quel che sono. Devo dire grazie a Cosimo, a Mariella, che mi sostengono e incoraggiano da 10 anni, e grazie a tutti i dipendenti della fondazione che hanno fatto sì che i disabili fossero protagonisti della loro vita. Io devo essere orgoglioso di quanto avviene nella Casa-Famiglia, e vado avanti grazie a quello che loro mi hanno dato e continuano a dare ogni giorno".
Cosa racconti nel libro?
Questo volume è stato l'atto conclusivo dei passaggi in Casa-Famiglia. Io non posso né leggere né scrivere, quindi devo ringraziare gli operatori della Casa-Famiglia, che hanno creduto in me, mi hanno stimolato, il che significa vedere la disabilità con occhi diversi. È questo il loro compito: farti sentire autonomo al 100%, ora mi sento pronto a vivere la vita fuori di qui. Il ruolo di Cosimo è stato fondamentale, ha curato la grafica, ha avuto quasi un ruolo fraterno, di guida e supporto. La prefazione del libro è stata curata da Salvatore Pagliuca, presidente nazionale dell'Unitalsi, il che avrà certo un gran riscontro: Pagliuca ha ben pensato di collaborare al libro appena visionata la bozza".
Nel libro parli anche della Casa-Famiglia: cosa rappresenta per te?
Per me la Casa-Famiglia è la famiglia che non ho mai avuto. Loro mi danno modo di vivere meglio la mia vita, di fare politica, aiutare gli altri. La Casa-Famiglia per me è ancora oggi un susseguirsi di emozioni. Oggi mi dedico molto alle pubbliche relazioni, e vivo ogni giorno con entusiasmo, e questo ti deve portare a pensare che il disabile può essere utile all'interno della società".
Voi il 14 giugno partite per Lourdes. Cosa significa questa esperienza che ogni anno si rinnova?
"Credo che sia un'esperienza che va a toccare, con il gruppo Unitalsi, con mano, le gioie e le sofferenze di ogni giorno. Si toccano con mano: io sono convinto che certe esperienze vanno vissute nel contesto dell'Unitalsi, perchè solo con loro e grazie a loro puoi vedere fattivamente quello che loro fanno ogni giorno con amore e senza finalità economiche. Devo ringraziare soprattutto per le opere che la Madonna li spinge a fare. Abbiamo costruito da poco la "Casa della Speranza" per bimbi, dove si occupano anche di madri abbandonate e disagiate, e ogni loro gesto è fatto gratuitamente".
Gratuitamente, senza contributi dalle istituzioni?
"Adesso per quanto riguarda la Casa-Famiglia, abbiamo un minimo contribuito dalle istituzioni: andiamo avanti grazie a dei benefattori, e quello che le istituzioni non hanno ancora capito è che questa struttura deve essere un fiore all'occhiello. Abbiamo ottenuto la Convenzione solo l'1 maggio 2011, alle loro condizioni, ma in queste strutture se non c'è l'amore e si pensa ai soldi non si arriva da nessuna parte".
I tuoi obiettivi per il futuro personale e professionale.
"Continuare sicuramente a scrivere e occuparmi degli altri. Anche se lo faccio tramite l'Unitalsi, vorrei dare un aiuto alla città di Barletta, anche se entrare in gioco politicamente a Barletta non ne vale la pena. Credo di restare nell'ambito dell'Unitalsi, dove tutti lavoriamo senza interessi, in favore dei più deboli. Come diceva Cosimo Cilli, io sono una pietra scartata ad angolo, e se ho ottenuto certi risultati, e non voglio peccare di presunzione, devo dire grazie a lui, a Mariella, e tutti gli operatori che mi stimolano ogni giorno ad andare avanti".
Ci saluti con un tuo motto?
"Continuare ad essere una forza predominante per l'Unitalsi, e fare del bene, sempre".
E noi te lo auguriamo di cuore Angelo. A presto!
(Twitter: @GuerraLuca88)
LA RECENSIONE:
Un colpo all'anima: questa è la lettura di Vieni A Casa A Prendere Un Caffè?. Un racconto autobiografico nel quale l'autore, Angelo Nardelli, ci mette di fronte alle sue dure, per qualcuno forse insuperabili, esperienze di vita, a volte subite, molto più spesso affrontate vis-a-vis.
Una narrazione "forte", ricca di dignità, che trova concreta espressione nella voglia di combattere senza tracotanza alcuna, che questo ragazzo ha saputo sempre opporre alla vita; un racconto "didattico" per chi legge e per chi l'ha scritto e concepito, un percorso di maturazione collettiva che accomuna lettore e autore. Ventitre brevi capitoli, due ore per leggerli, una vita per ricordarli.
L'autore ci ringrazia dell'attenzione alla fine, spiegando che talvolta ha urlato solo per farsi ascoltare. Al lettore verrà naturale ringraziare Nardelli sottovoce, perché il suo libro restituisce a chiunque ne sfogli le pagine un piccolo pezzo di vita.
Un colpo all'anima: questa è la lettura di Vieni A Casa A Prendere Un Caffè?. Un racconto autobiografico nel quale l'autore, Angelo Nardelli, ci mette di fronte alle sue dure, per qualcuno forse insuperabili, esperienze di vita, a volte subite, molto più spesso affrontate vis-a-vis.
Una narrazione "forte", ricca di dignità, che trova concreta espressione nella voglia di combattere senza tracotanza alcuna, che questo ragazzo ha saputo sempre opporre alla vita; un racconto "didattico" per chi legge e per chi l'ha scritto e concepito, un percorso di maturazione collettiva che accomuna lettore e autore. Ventitre brevi capitoli, due ore per leggerli, una vita per ricordarli.
L'autore ci ringrazia dell'attenzione alla fine, spiegando che talvolta ha urlato solo per farsi ascoltare. Al lettore verrà naturale ringraziare Nardelli sottovoce, perché il suo libro restituisce a chiunque ne sfogli le pagine un piccolo pezzo di vita.