Quattro chiacchiere con "Barletta si fa in 4"
Carmen Craca, fascinosa presidente, parla con Barlettalife. «Sì, ci starebbe un governo tecnico a Barletta»
lunedì 26 marzo 2012
Colloquio senza peli sulla lingua, quello di Barlettalife con la presidentessa dell'associazione "Barletta si fa in 4" Carmen Craca, barlettana d'adozione da soli pochi anni ma già addentro alle problematiche politiche e non solo della città della Disfida. Intervista corposa e partecipata per dibattere su temi di attualità, di politica e di lavoro.
Lei è presidente di "Barletta si fa in 4", riconducibile al consigliere regionale Mennea. Progettualità e speranze per una Barletta più attiva e intraprendente. I cittadini barlettani hanno compreso questa fatica d'Ercole?
«"Barletta si fa in 4" nasce nel dicembre del 2010, dopo una riunione informale tra amici che avevano voglia di intraprendere e condividere un percorso di impegno sociale. Il sostegno del consigliere regionale Ruggiero Mennea scaturisce da un comune intento di condivisione di riflessioni e spunti di lavoro su tematiche economiche, sociali, culturali e di sviluppo del territorio. In realtà avevo maturato già in precedenza l'idea e la voglia di impegnarmi socialmente e - considerato che la vita mi ha dato tanto e posso ritenermi una persona fortunata dal punto di vista degli studi, del lavoro, della carriera – ho colto la sfida di condurre in qualità di presidente un sodalizio di persone eccezionali, dinamiche e preparate. L'impegno è tanto, tutti gli appartenenti all'associazione sono in prima linea nell'organizzazione degli eventi con attività di ricerca e contributi scientifici finalizzati alla progettualità di strategie di sviluppo della città. Resta fondamentale la valorizzazione delle eccellenze del territorio in termini di risorse umane, ognuno con le proprie competenze: tra di noi ci sono geologi, archeologi, ingegneri, avvocati, commercialisti, studenti, persone in cerca di occupazione, creativi. Siamo tutti giovanissimi under 40, con un minimo di 21 anni».
«Siamo come una goccia che scava la roccia: Barletta è una città difficile da penetrare e la formula scelta da B4 è quella di affrontare i problemi laddove esistono (per es. la scelta di organizzare l'incontro sui capannoni vuoti nel capannone vuoto), è un metodo per attirare l'attenzione non solo parlandone, ma andando a vedere nel concreto che cos'è una fabbrica con i macchinari fermi».
«Non siamo un circolo Pickwick, il nostro intento è progettare, elaborare, fare ricerca e consegnare delle proposte alla classedirigente affinchè le faccia proprie».
«La fatica è compresa parzialmente, mi auguro che sia compresa, così come mi auguro che la politica attinga sempre più dalle nostre proposte nell'ottica di una proficua collaborazione, e naturalmente speriamo che la partecipazione sia sempre più ampia. Da quando è cominciata questa avventura, ho sentito molto affetto intorno al nostro impegno, e di questo ringrazio tutti coloro che ci hanno seguiti».
Provi ad essere critica nonostante la domanda ingenua: positività e criticità dell'uomo politico Mennea.
«Mennea è innanzitutto una persona molto disponbile, aperta, preparata, curiosa, con un grosso impegno all'interno del consiglio della regione Puglia . La vicinanza di Ruggiero all'associazione ci consente di percepire con molta chiarezza quali siano le linee politiche che la regione Puglia ha definito e definisce man mano per lo sviluppo dell'intera regione. Dal punto di vista politico, premetto che non appartengo a nessuna segreteria di partito e quindi il mio giudizio è da cittadina, super partes: Ruggiero Mennea è una persona molto intelligente – devo dirlo – qualità non da poco, con lui ci si capisce al volo, si dialoga bene. Criticità, nel vero senso della parola, non ne trovo».
Tra i progetti cantierizzati da "Barletta si fa in 4" quale l'attrae di più o le è più congeniale data la sua formazione e docenza presso enti di formazione in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro?
«La cultura in primis. L'attenzione che poniamo allo sviluppo e al rilancio della cultura sul territorio si inserisce nel solco di quel ragionamento per cui occorre pensare ad alternativi processi di rilancio finalizzati alla creazione di nuovi posti di lavoro. La cultura è sviluppo, è passare da un comparto produttivo in crisi come quello del tessile, del calzaturiero, a un comparto che si occupi di valorizzazione dei beni culturali, archeologici e ambientali. Abbiamo già lanciato l'iniziativa degli ecomusei e il nuovo TAC (Turismo Ambiente e Cultura). Barletta ha in questo una posizione strategica. Al momento in cantiere è allo studio un convegno sugli strumenti di gestione dei beni culturali che vedano insieme pubblico e privato. La cultura ovviamente ha bisogno di fondi che spesso le risorse pubbliche non riescono a coprire, quindi non bisogna storcere il naso all'ingresso dei privati nell'ambito della cultura».
Lei è un avvocato lavorista. Ci può dire se ha avuto a che fare con casi di problemi sul lavoro a Barletta che la hanno particolarmente colpita? Qualcuno di essi riguarda il servizio pubblico?
«Fermo restando il vincolo deontologico del segreto professionale, in generale i casi di cui ci mi occupo più frequentemente nella professione giuslavoristica riguardano i cosiddetti licenziamenti "economici" (per giustificato motivo oggettivo dovuto a crisi aziendale o a riorganizzazione dell'attività produttiva o a cessazione anche di ramo d'azienda)».
E' a conoscenza di abusi sessuali sul luogo di lavoro?
«Considerata la mia attività professionale e di ricerca in materia di diritto antidiscriminatorio, devo ammettere che i numeri relativi ai casi di molestie (sessuali e non) all'interno dei luoghi di lavoro resta sempre molto elevato. E' chiaro che i dati di cui si può discutere sono quelli relativi ai casi di denuncia, ma ci sono sicuramente tantissimi episodi di lavoratrici che per paura di ritorsioni, o perché magari assunte con contratti di precariato, tacciono e proseguono duramente e coraggiosamente nello svolgimento della loro attività, nonostante le vessazioni».
Ed ora due chiacchiere da donna a donna:
Il genere del lavoro nero a Barletta è prioritariamente femminile?
«Il lavoro nero a Barletta non è prioritariamente femminile, è un caso in cui non si può fare discriminazione di genere. Non lo ritroviamo solo a Barletta: è vero che c'è stato un notevole interesse mediatico a seguito del crollo del 3 ottobre scorso sulla piaga del lavoro nero, ma Barletta non ne è la capitale, né le può essere conferita la maglia del lavoro nero. Piuttosto occorre guardare alle difficoltà economiche degli imprenditori che hanno dovuto far fronte – a volte anche da soli – agli effetti della globalizzazione e trovare delle soluzioni affinchè si possa riemergere dal sommerso e dal lavoro irregolare».
La giunta barlettana è attualmente senza donne. Premettendo che porrei la stessa donna a qualsiasi donna barlettana politicamente e socialmente impegnata, perché nessuno ha mai pensato di portare la questione al Tar?
«La situazione politica di Barletta è piuttosto anomala, anche a causa di una giunta temporanea. Spero, come la maggior parte dei barlettani, che la città finalmente abbia una giunta effettiva, di persone competenti, che sappia traghettare Barletta verso porti più sicuri».
Da persona che gravita in un'area politica di centrosinistra, lei che idea ha dell'attuale impegno dell'amministrazione verso la città? Il malumore è tanto.
«A volte ho la sensazione che la città con i suoi travagli, le difficoltà umane, la sofferenza sociale, abbia superato di gran lunga la politica. Lo dico con rammarico perché purtroppo eventi tragici ci hanno tolto l'allegria intesa come quelle lenti positive attraverso le quali guardare i problemi e trovare delle soluzioni. La situazione è difficile anche a livello nazionale, abbiamo in questo momento il "governo dei professori" che ha messo un po' da parte la politica e tira dritto per portare l'Italia in salvo, e fino ad ora ci sono riusciti: non nego di essere una fan di Monti e del suo governo, con tutti i dovuti distinguo rispetto a scelte politiche quali, per esempio, quella della riforma del mercato del lavoro e quella della riforma fiscale, che sono ancora in discussione».
E a Barletta potrebbe funzionare un governo di professori?
«Da esponente della società civile, mi auguro che ci sia una definizione politica della giunta in tempi rapidi. In alternativa, pensare ad una giunta di tecnici potrebbe essere una soluzione immediata per riprendere in mano le sorti della città».
Chi ha più muscoli in politica: un uomo o una donna? E se dovesse rispondermi con la seconda ipotesi, perché le donne spesso sono ancora relegate a vallette politiche?
«Non parlerei di muscoli, piuttosto parlerei di capacità e sensibilità che entrambi i generi possono esprimere. Le donne affrontano il potere e l'ambizione con un atteggiamento differente, rispetto ai colleghi maschi. Parlerei piuttosto di rappresentanza di genere: è noto che la presenza femminile nelle posizioni apicali manageriali e aziendali così come nella politica sia piuttosto bassa. Per questo Barletta si fa in 4 ha sposato l'iniziativa del comitato promotore della legge regionale sulla "doppia preferenza" avviando in città una raccolta di firme».
«Non condivido la definizione di "valletta politica" perché conosco molte donne in gamba che fanno politica seriamente, con grande impegno, costanza , fra tante difficoltà, anche a Barletta, e sicuramente non hanno un ruolo da valletta, anzi apportano un valore aggiunto ai dibattiti politici e non. Probabilmente dopo l'esperienza del governo Berlusconi rimane ancora nell'immaginario l'idea della "ministra" bella ma pur sempre valletta. E' arrivato il momento di andare oltre».
Lei è presidente di "Barletta si fa in 4", riconducibile al consigliere regionale Mennea. Progettualità e speranze per una Barletta più attiva e intraprendente. I cittadini barlettani hanno compreso questa fatica d'Ercole?
«"Barletta si fa in 4" nasce nel dicembre del 2010, dopo una riunione informale tra amici che avevano voglia di intraprendere e condividere un percorso di impegno sociale. Il sostegno del consigliere regionale Ruggiero Mennea scaturisce da un comune intento di condivisione di riflessioni e spunti di lavoro su tematiche economiche, sociali, culturali e di sviluppo del territorio. In realtà avevo maturato già in precedenza l'idea e la voglia di impegnarmi socialmente e - considerato che la vita mi ha dato tanto e posso ritenermi una persona fortunata dal punto di vista degli studi, del lavoro, della carriera – ho colto la sfida di condurre in qualità di presidente un sodalizio di persone eccezionali, dinamiche e preparate. L'impegno è tanto, tutti gli appartenenti all'associazione sono in prima linea nell'organizzazione degli eventi con attività di ricerca e contributi scientifici finalizzati alla progettualità di strategie di sviluppo della città. Resta fondamentale la valorizzazione delle eccellenze del territorio in termini di risorse umane, ognuno con le proprie competenze: tra di noi ci sono geologi, archeologi, ingegneri, avvocati, commercialisti, studenti, persone in cerca di occupazione, creativi. Siamo tutti giovanissimi under 40, con un minimo di 21 anni».
«Siamo come una goccia che scava la roccia: Barletta è una città difficile da penetrare e la formula scelta da B4 è quella di affrontare i problemi laddove esistono (per es. la scelta di organizzare l'incontro sui capannoni vuoti nel capannone vuoto), è un metodo per attirare l'attenzione non solo parlandone, ma andando a vedere nel concreto che cos'è una fabbrica con i macchinari fermi».
«Non siamo un circolo Pickwick, il nostro intento è progettare, elaborare, fare ricerca e consegnare delle proposte alla classedirigente affinchè le faccia proprie».
«La fatica è compresa parzialmente, mi auguro che sia compresa, così come mi auguro che la politica attinga sempre più dalle nostre proposte nell'ottica di una proficua collaborazione, e naturalmente speriamo che la partecipazione sia sempre più ampia. Da quando è cominciata questa avventura, ho sentito molto affetto intorno al nostro impegno, e di questo ringrazio tutti coloro che ci hanno seguiti».
Provi ad essere critica nonostante la domanda ingenua: positività e criticità dell'uomo politico Mennea.
«Mennea è innanzitutto una persona molto disponbile, aperta, preparata, curiosa, con un grosso impegno all'interno del consiglio della regione Puglia . La vicinanza di Ruggiero all'associazione ci consente di percepire con molta chiarezza quali siano le linee politiche che la regione Puglia ha definito e definisce man mano per lo sviluppo dell'intera regione. Dal punto di vista politico, premetto che non appartengo a nessuna segreteria di partito e quindi il mio giudizio è da cittadina, super partes: Ruggiero Mennea è una persona molto intelligente – devo dirlo – qualità non da poco, con lui ci si capisce al volo, si dialoga bene. Criticità, nel vero senso della parola, non ne trovo».
Tra i progetti cantierizzati da "Barletta si fa in 4" quale l'attrae di più o le è più congeniale data la sua formazione e docenza presso enti di formazione in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro?
«La cultura in primis. L'attenzione che poniamo allo sviluppo e al rilancio della cultura sul territorio si inserisce nel solco di quel ragionamento per cui occorre pensare ad alternativi processi di rilancio finalizzati alla creazione di nuovi posti di lavoro. La cultura è sviluppo, è passare da un comparto produttivo in crisi come quello del tessile, del calzaturiero, a un comparto che si occupi di valorizzazione dei beni culturali, archeologici e ambientali. Abbiamo già lanciato l'iniziativa degli ecomusei e il nuovo TAC (Turismo Ambiente e Cultura). Barletta ha in questo una posizione strategica. Al momento in cantiere è allo studio un convegno sugli strumenti di gestione dei beni culturali che vedano insieme pubblico e privato. La cultura ovviamente ha bisogno di fondi che spesso le risorse pubbliche non riescono a coprire, quindi non bisogna storcere il naso all'ingresso dei privati nell'ambito della cultura».
Lei è un avvocato lavorista. Ci può dire se ha avuto a che fare con casi di problemi sul lavoro a Barletta che la hanno particolarmente colpita? Qualcuno di essi riguarda il servizio pubblico?
«Fermo restando il vincolo deontologico del segreto professionale, in generale i casi di cui ci mi occupo più frequentemente nella professione giuslavoristica riguardano i cosiddetti licenziamenti "economici" (per giustificato motivo oggettivo dovuto a crisi aziendale o a riorganizzazione dell'attività produttiva o a cessazione anche di ramo d'azienda)».
E' a conoscenza di abusi sessuali sul luogo di lavoro?
«Considerata la mia attività professionale e di ricerca in materia di diritto antidiscriminatorio, devo ammettere che i numeri relativi ai casi di molestie (sessuali e non) all'interno dei luoghi di lavoro resta sempre molto elevato. E' chiaro che i dati di cui si può discutere sono quelli relativi ai casi di denuncia, ma ci sono sicuramente tantissimi episodi di lavoratrici che per paura di ritorsioni, o perché magari assunte con contratti di precariato, tacciono e proseguono duramente e coraggiosamente nello svolgimento della loro attività, nonostante le vessazioni».
Ed ora due chiacchiere da donna a donna:
Il genere del lavoro nero a Barletta è prioritariamente femminile?
«Il lavoro nero a Barletta non è prioritariamente femminile, è un caso in cui non si può fare discriminazione di genere. Non lo ritroviamo solo a Barletta: è vero che c'è stato un notevole interesse mediatico a seguito del crollo del 3 ottobre scorso sulla piaga del lavoro nero, ma Barletta non ne è la capitale, né le può essere conferita la maglia del lavoro nero. Piuttosto occorre guardare alle difficoltà economiche degli imprenditori che hanno dovuto far fronte – a volte anche da soli – agli effetti della globalizzazione e trovare delle soluzioni affinchè si possa riemergere dal sommerso e dal lavoro irregolare».
La giunta barlettana è attualmente senza donne. Premettendo che porrei la stessa donna a qualsiasi donna barlettana politicamente e socialmente impegnata, perché nessuno ha mai pensato di portare la questione al Tar?
«La situazione politica di Barletta è piuttosto anomala, anche a causa di una giunta temporanea. Spero, come la maggior parte dei barlettani, che la città finalmente abbia una giunta effettiva, di persone competenti, che sappia traghettare Barletta verso porti più sicuri».
Da persona che gravita in un'area politica di centrosinistra, lei che idea ha dell'attuale impegno dell'amministrazione verso la città? Il malumore è tanto.
«A volte ho la sensazione che la città con i suoi travagli, le difficoltà umane, la sofferenza sociale, abbia superato di gran lunga la politica. Lo dico con rammarico perché purtroppo eventi tragici ci hanno tolto l'allegria intesa come quelle lenti positive attraverso le quali guardare i problemi e trovare delle soluzioni. La situazione è difficile anche a livello nazionale, abbiamo in questo momento il "governo dei professori" che ha messo un po' da parte la politica e tira dritto per portare l'Italia in salvo, e fino ad ora ci sono riusciti: non nego di essere una fan di Monti e del suo governo, con tutti i dovuti distinguo rispetto a scelte politiche quali, per esempio, quella della riforma del mercato del lavoro e quella della riforma fiscale, che sono ancora in discussione».
E a Barletta potrebbe funzionare un governo di professori?
«Da esponente della società civile, mi auguro che ci sia una definizione politica della giunta in tempi rapidi. In alternativa, pensare ad una giunta di tecnici potrebbe essere una soluzione immediata per riprendere in mano le sorti della città».
Chi ha più muscoli in politica: un uomo o una donna? E se dovesse rispondermi con la seconda ipotesi, perché le donne spesso sono ancora relegate a vallette politiche?
«Non parlerei di muscoli, piuttosto parlerei di capacità e sensibilità che entrambi i generi possono esprimere. Le donne affrontano il potere e l'ambizione con un atteggiamento differente, rispetto ai colleghi maschi. Parlerei piuttosto di rappresentanza di genere: è noto che la presenza femminile nelle posizioni apicali manageriali e aziendali così come nella politica sia piuttosto bassa. Per questo Barletta si fa in 4 ha sposato l'iniziativa del comitato promotore della legge regionale sulla "doppia preferenza" avviando in città una raccolta di firme».
«Non condivido la definizione di "valletta politica" perché conosco molte donne in gamba che fanno politica seriamente, con grande impegno, costanza , fra tante difficoltà, anche a Barletta, e sicuramente non hanno un ruolo da valletta, anzi apportano un valore aggiunto ai dibattiti politici e non. Probabilmente dopo l'esperienza del governo Berlusconi rimane ancora nell'immaginario l'idea della "ministra" bella ma pur sempre valletta. E' arrivato il momento di andare oltre».