Prof. Gianfranco Viesti: «La vera locomotiva d’Italia è il Sud»
Smontare il teorema meridionale per guardare al futuro. Presentato a Barletta l’ultimo libro dell’economista pugliese
sabato 22 giugno 2013
14.00
Un teorema meridionale, fondato su parassitismo, corruzione politica, criminalità, e su una diversità quasi antropologica, del Sud, dei meridionali, dal resto dell'Italia. Un teorema "che ha la sua logica. Ma è falso". Smontare questo teorema, e la sua tesi dell'ineluttabile condizione di minorità del Mezzogiorno, è l'obiettivo che l'economista Gianfranco Viesti, professore di Economia Internazionale presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell'Università di Bari, ex presidente della Fiera del Levante (fino a due mesi fa), si pone nel suo ultimo libro, edito da Laterza: "Il Sud vive sulle spalle dell'Italia che produce. Falso!". Ieri sera, a Barletta, la presentazione del libro, presso Casa Liberincipit, a cura del giornalista Rai, Costantino Foschini. «Non voglio dire che il Sud sia una meraviglia - ha detto Viesti - Ma un cittadino di Bologna, che ha letto solo il Corriere della Sera, che può pensare del Sud? Che non funziona niente. Ma questo non è vero - ha ribadito - E' importante che gli italiani si diano una mossa. Bisogna fare piazza pulita di tutti gli stereotipi, come il fatto che si può fare a meno del Sud».
Il pubblico e il privato - «Il settore pubblico ha problemi di qualità ed efficienza. E' impossibile però tagliare parti del settore pubblico, senza ridurre servizi disponibili - ha aggiunto - Nel Sud il settore privato è invece molto piccolo. Questo ha portato uno squilibrio molto forte. Il potere politico è stato molto più forte che al Nord. La soluzione al Sud passa per l'aumento del settore privato».
La questione meridionale - «E' la mancanza di sufficienti posti di lavoro decenti, cioè sufficientemente retribuiti e a norma - spiega - Nessuno ne parla. L'Italia non ha fatto un patto con il Mezzogiorno. Perché non se ne parla? Perché la politica non ne ha voglia? - si chiede - Bersani aveva un'idea sbagliata su questo tema: "Quando riparte il Nord, si porta dietro tutto il resto". Ma la vera locomotiva d'Italia è il Sud. Ce lo dice la Banca d'Italia. Se mettete 100 euro al Sud, 30 tornano al Nord - sottolinea - Tremonti disprezza profondamente il Mezzogiorno. Lui ha sostenuto due strategie economiche per l'Italia. Ma l'economia italiana è una, ed è molto integrata al suo interno - afferma Viesti - Tra Nord e Sud ci sono quasi 50 miliardi di differenza nei trasferimenti. Ma con questi però, il Sud compra beni e servizi dal Nord». Viesti ha poi evidenziato come il teorema meridionale, del Nord nei confronti del Sud Italia, sia sia in qualche modo trasferito in Europa, nell'atteggiamento dei paesi nordeuropei, a partire dalla Germania, nei confronti dei paesi del Mediterraneo.
La sanità - «E' uno dei casi in cui il paese è fatto da centro nord, Lazio, e Sud - ha detto Viesti - La sanità italiana è la seconda del mondo, come capacità di cura. Al Sud, c'è stata una storia di conquista del diritto alla salute. Negli anni '80 però è cresciuta male: troppi centri, troppo personale, con lo Stato che interveniva per ripianare tutti i deficit. Nella sanità, come sappiamo, si è intervenuti con dolorosissimi piani di rientro, ma secondo me giustissimi. Si è tagliato però più sui servizi, che sugli sprechi».
Il futuro - «Se accettate che al Sud ci siano i buoni e i cattivi, è indispensabile tifare per i buoni. Solo che i buoni non li riconosciamo più, non tifiamo per loro - sottolinea – I margini più alti di miglioramento dei servizi sono al Sud. E chi se ne gioverebbe? Tutta l'Italia. Sono convinto che un paese si guidi, mediando gli interessi. Tutto può cambiare e migliorare, ma non si ha un paese che corre, senza un livello di istruzione adeguato. Siamo in crisi, perché siamo un paese che non si proietta la futuro. Siamo diventati vecchi. Dobbiamo tornare allo spirito degli anni '50».
Il pubblico e il privato - «Il settore pubblico ha problemi di qualità ed efficienza. E' impossibile però tagliare parti del settore pubblico, senza ridurre servizi disponibili - ha aggiunto - Nel Sud il settore privato è invece molto piccolo. Questo ha portato uno squilibrio molto forte. Il potere politico è stato molto più forte che al Nord. La soluzione al Sud passa per l'aumento del settore privato».
La questione meridionale - «E' la mancanza di sufficienti posti di lavoro decenti, cioè sufficientemente retribuiti e a norma - spiega - Nessuno ne parla. L'Italia non ha fatto un patto con il Mezzogiorno. Perché non se ne parla? Perché la politica non ne ha voglia? - si chiede - Bersani aveva un'idea sbagliata su questo tema: "Quando riparte il Nord, si porta dietro tutto il resto". Ma la vera locomotiva d'Italia è il Sud. Ce lo dice la Banca d'Italia. Se mettete 100 euro al Sud, 30 tornano al Nord - sottolinea - Tremonti disprezza profondamente il Mezzogiorno. Lui ha sostenuto due strategie economiche per l'Italia. Ma l'economia italiana è una, ed è molto integrata al suo interno - afferma Viesti - Tra Nord e Sud ci sono quasi 50 miliardi di differenza nei trasferimenti. Ma con questi però, il Sud compra beni e servizi dal Nord». Viesti ha poi evidenziato come il teorema meridionale, del Nord nei confronti del Sud Italia, sia sia in qualche modo trasferito in Europa, nell'atteggiamento dei paesi nordeuropei, a partire dalla Germania, nei confronti dei paesi del Mediterraneo.
La sanità - «E' uno dei casi in cui il paese è fatto da centro nord, Lazio, e Sud - ha detto Viesti - La sanità italiana è la seconda del mondo, come capacità di cura. Al Sud, c'è stata una storia di conquista del diritto alla salute. Negli anni '80 però è cresciuta male: troppi centri, troppo personale, con lo Stato che interveniva per ripianare tutti i deficit. Nella sanità, come sappiamo, si è intervenuti con dolorosissimi piani di rientro, ma secondo me giustissimi. Si è tagliato però più sui servizi, che sugli sprechi».
Il futuro - «Se accettate che al Sud ci siano i buoni e i cattivi, è indispensabile tifare per i buoni. Solo che i buoni non li riconosciamo più, non tifiamo per loro - sottolinea – I margini più alti di miglioramento dei servizi sono al Sud. E chi se ne gioverebbe? Tutta l'Italia. Sono convinto che un paese si guidi, mediando gli interessi. Tutto può cambiare e migliorare, ma non si ha un paese che corre, senza un livello di istruzione adeguato. Siamo in crisi, perché siamo un paese che non si proietta la futuro. Siamo diventati vecchi. Dobbiamo tornare allo spirito degli anni '50».