Porto di Barletta: è buio sul faro
Perché trascuriamo il faro napoleonico?. Quando la memoria storica cade nel dimenticatoio
lunedì 28 giugno 2010
19.30
Pensi al porto di Barletta e immagini gli enormi silos metallici, le navi industriali ancorate alla banchina, gli operatori intenti al trasporto delle merci, l'odore di carburante, le reti intrecciate sul molo.
Pensi al porto di Barletta e non immagini che un luogo del genere possa nascondere un piccolo gioiello di storia antica: il faro napoleonico. Camminando lungo il braccio, prima di giungere alla sua punta più estrema, nascosto fra gli altri edifici si erge questo monumento in pietra bianca, dall'impianto artistico-architettonico di derivazione barocca. Alto 15 metri, la sua costruzione si deve all'ingegnere Domenico Luigi Chiarelli, e la sua inaugurazione avvenne nel 1807 da parte di Giuseppe Napoleone I, fratello del più famoso Napoleone Bonaparte, che dall'anno precedente aveva acquisito il titolo di re di Napoli.
Sembra di essere tornati indietro nel tempo, quando il traffico di grano era l'unica risorsa economica della città e quel faro – ora inutilizzato e pericolante – era la luce speranzosa per le navi che approdavano nel porto di Barletta, con gli scafi carichi di merce. Ed è un peccato che una tale memoria storica non venga maggiormente valorizzata, in una città come la nostra per cui la navigazione è sempre stata una vocazione, e che ha nel porto un suo fondamentale punto di riferimento.
Pensi al porto di Barletta e non immagini che un luogo del genere possa nascondere un piccolo gioiello di storia antica: il faro napoleonico. Camminando lungo il braccio, prima di giungere alla sua punta più estrema, nascosto fra gli altri edifici si erge questo monumento in pietra bianca, dall'impianto artistico-architettonico di derivazione barocca. Alto 15 metri, la sua costruzione si deve all'ingegnere Domenico Luigi Chiarelli, e la sua inaugurazione avvenne nel 1807 da parte di Giuseppe Napoleone I, fratello del più famoso Napoleone Bonaparte, che dall'anno precedente aveva acquisito il titolo di re di Napoli.
Sembra di essere tornati indietro nel tempo, quando il traffico di grano era l'unica risorsa economica della città e quel faro – ora inutilizzato e pericolante – era la luce speranzosa per le navi che approdavano nel porto di Barletta, con gli scafi carichi di merce. Ed è un peccato che una tale memoria storica non venga maggiormente valorizzata, in una città come la nostra per cui la navigazione è sempre stata una vocazione, e che ha nel porto un suo fondamentale punto di riferimento.