Polveri sottili, Barletta come Torchiarolo

La riflessione del professor Ruggiero Maria Dellisanti. «Bisogna ripristinare la centralina in via Canosa»

domenica 24 marzo 2013
Non è mai troppo tardi per spendere nuove parole sulla salvaguardia ambientale, soprattutto se parliamo della nostra città. Respirare l'aria di Barletta sta diventando un interrogativo da non sottovalutare, ancor più dubbioso alla luce della recente rimozione della centralina di rilevamento dell'Arpa in via Canosa. Il professore e geologo Ruggiero Maria Dellisanti propone ai lettori di Barlettalife una riflessione sulla qualità dell'aria, di quell'aria che circola nei nostri polmoni ma sulla quale - forse - sappiamo ben poco. «Recentemente, in una mia lezione sugli effetti dell'inquinamento prodotto dalla combustione dei combustibili fossili con particolare riferimento agli effetti prodotti dalle polveri sottili per la nostra salute qual è il PM10 - scrive Dellisanti - mi veniva posta da parte di un alunno una domanda: «Prof, qual è la città in puglia, che nel 2012, ha fatto registrare il picco più alto di polveri sottili?». La risposta da parte del resto della classe fu quasi unanime e immediata: «Taranto

Era evidente che le vicende dell'ILVA avevano lasciato il segno. Conoscendo già la risposta, invitai gli alunni ad effettuare una ricerca più approfondita proprio sul PM10, estendendola anche al PM 2,5. Dopo alcuni giorni l'esito della ricerca fu unanime: Torchiarolo. Ai più questo paese non significava niente mentre approfondendo la tematica scoprirono che Torchiarolo, comune di circa cinquemila anime della provincia di Brindisi, nel 2012 ha fatto registrare oltre 49 giorni di superamento delle polveri sottili contro i 36 di Taranto (rione Tamburri – zona ILVA) e i 25 di Taranto via Archimede; il limite è di 35 giorni/anno.

Il dato più sconcertante però che destò grande interesse e attenzione, da parte degli studenti, fu il trovare, tra le città che avevano fatto registrare la maggior presenza di polveri sottili, anche la città di Barletta, con i suoi 30 giorni di superamento dei 50 microgrammi su metro cubo di PM10, citato in un articolo di un giornale online redatto in provincia di Brindisi. Si veda il seguente link del giornale online Brindisi report del 25 gennaio 2013. Ora se per Torchiarolo, le cause sono imputabili all'uso della legna quale combustibile per riscaldare le case e forse in qualche modo anche collegate all'influenza degli effetti nefasti della centrale a carbone di Cerano, per Barletta, nel 2012, la soglia dei 30 giorni di superamento dei limiti del PM10 è un chiaro segnale di allarme tale che se si fosse superare il limite dei 35 giorni avrebbe comportato misure drastiche per il traffico e per il riscaldamento domestico.

Il dato del 2012 deve ancor di più far riflettere, oggi, a causa dell'inattività dell'unica centralina in grado di registrare il valore killer, delle polveri sottili, non avendo più un riferimento, nelle zone più critiche della città. Visti i risultati dello scorso anno a questo punto è meglio che la centralina resti inattiva così non registrando nulla, il problema non sussiste! Anzi, è meglio eliminarla del tutto e lasciare la rilevazione solo al mezzo mobile da ubicare in opportuni luoghi idonei in grado di tranquillizzarci sempre, tanto l'aria di Barletta è salubre.

A questo punto vorrei lanciare un appello al Commissario prefettizio e ai suoi sub Commissari di attivarsi verso l'Arpa Puglia, affinché ripristini al più presto la centralina posta nell'edificio scolastico San Domenico Savio, in via Canosa, e che la stessa possa darci informazioni quotidiane sulla qualità dell'aria con particolare riferimento al valore del PM10, e visto che sono costretti a permanere nella nostra città, credo che sia anche nel Loro interesse comprendere quale aria si respira in città.

Infine, per chi volesse approfondire il tema e soprattutto gli effetti infausti sulla salute e sull'ambiente causate dalle polveri sottili, consiglio di visitare il sito dell'Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente della Provincia Autonoma di Trento».