Politica e morale: c’è qualcosa oltre le doglianze da comunicato stampa?

A breve la politica barlettana avrà due occasioni per riscattarsi

sabato 19 febbraio 2011
A cura di Michele Scarlino
A seguito delle note vicende concorsuali che stanno coinvolgendo il centrodestra a livello provinciale – e su cui ancora non si è fatta piena luce – al centro del dibattito politico locale c'è la cosiddetta "questione morale". Ogni abitante della provincia BT si chiede se chi lo amministra sia di specchiata moralità, non abbia favori da fare o promesse da mantenere a qualcuno esterno alla politica: in definitiva ci si interroga sulla onestà dei politici locali. E' facile trascendere e cadere nel luogo comune del "sono tutti uguali" o del "se fai il politico a qualcuno devi aiutare". Noi ci poniamo questa domanda: è legittimo pensare questo dei politici locali? Cosa è stato fatto da parte della politica per evitare che il comune sentire fosse questo?

Certo, non chiediamo ai politici locali l'impossibile, cioè quello di ridare credibilità alla politica tout court. E' un fatto che la credibilità della classe politica locale è, per buona parte, emanazione di quella della politica nazionale, che attualmente non gode della minima credibilità nella "pubblica opinione". Ma se è vero questo, cioè che localmente si pagano gli errori fatti nazionalmente dalla classe politica, è anche vero che la politica locale nulla ha fatto per accumulare credito nei confronti dei cittadini. Certo, nei comunicati stampa – ma per ora sono in quelli - la cosiddetta "questione morale" è al centro dell'agenda politica di tutti i partiti. Ma oltre a questo, cosa si è fatto?

Alle porte ci sono, per gli schieramenti politici barlettani, due possibili prove nelle quali dimostrare che la tanto decantata questione morale non rimarrà, come è sempre stato, lettera morta: da un lato ci sono le primarie di domenica prossima indette dal centrosinistra barlettano per scegliere il candidato sindaco; in questa occasione saremo molto felici di non vedere "cinesi" – in realtà nel linguaggio politico sarebbe più appropriato dire "cammelli", ovvero persone che vanno a votare non per un loro interesse o per un convincimento politico, ma solo su indicazione di qualcuno, in genere attendendosi qualcosa in cambio - in coda ai seggi. Dall'altro ci sono le elezioni amministrative, quest'ultimo vero banco di prova per la classe dirigente politica locale: assisteremo ai tristissimi pagamenti di voti? Assisteremo a promesse di ogni sorta fatte a gente disperata, magari disoccupata, che non aspetta altro che una parolina – o anche una piccola omissione da parte del candidato, un secco rifiuto non opportunamente esplicitato – per illudersi di trovare un lavoro in cambio di un voto? E soprattutto, se qualcosa di simile dovesse accadere chi pagherà? I responsabili dei diversi partiti locali, gli interi gruppi dirigenti, sono disposti a cacciare a pedate i candidati che faranno incetta di voti con questi metodi? Sono pronti a giocarsi la testa su queste questioni o preferiscono limitare la cosiddetta "questione morale" alla chiacchiera da comizio o da comunicato ad uso stampa dove la suddetta puntualmente salta fuori?

In finale sia ben chiaro che ognuno fa le proprie scelte politiche. Ma se la politica non fa niente di concreto per risanarsi, almeno evitino lorsignori di farci anche la morale.