Pioggia di euro 'europei' sulla BT per la crisi occupazionale

Ma rimane alto il numero di disoccupati e cassintegrati. Intanto aumenta il divario economico fra Nord e Sud Italia

lunedì 24 gennaio 2011
A cura di Emanuele Porcelluzzi
E' certo che sei milioni di euro, anche se fossero di più, non sarebbero in grado di dare sollievo al nostro martoriato territorio, ma non per incolpare la classe dirigente locale, che, qualche "mea culpa" lo dovrebbe pur recitare, bensì alla politica economica governativa, non tanto attenta e avveduta, per quanto concerne la politica dello sviluppo economico della Puglia , riguardante, in particolare modo, l'agevolazione dell'insediamento delle grandi strutture industriali, capofila di indotti occupazionali e del conseguente benessere. Il che avrebbe consentito di affrontare la crisi, pur se mondiale, con la prospettiva di uscirvi dal suo tunnel prima e senza aver del tutto le ossa rotte, se aiutati però dalla contestuale ripresa dell'attività industriale anche se marciante a passo di lumaca. Basta guardarsi attorno per scorgere lo scenario desertico delle zone industriali, di cui sono visibili le schiere dei capannoni e i cancelli, su cui sono apposti robusti chiavistelli, che lasciano presagire aperture, lontane nel tempo oppure giammai, tracce di delocalizzazioni per i minori costi salariali o per i benefici fiscali elargiti da parte dei paesi accoglienti.

Il "divario" tra il Nord e il Sud emerge con grande chiarezza, in occasione di questa crisi attanagliante, in cui è evidente un sorta di solidarietà geografica per la semplice ragione che la locomotiva del Nord-Est ha tirato con sé una parte dello sviluppo italiano, facendo anche camminare il treno che aveva la sua locomotiva a Nord-Ovest ma che con la crisi della grande industria, cominciava a segnare il passo come motore della manifattura italiana. Tanto è vero che, oltre alla manifattura, è aumentata la produzione di servizi verso la popolazione, che ha spostato la domanda verso beni orientati al benessere, come testimonia la forte crescita dell'occupazione nei settori della salute, della cultura, dell'ambiente e dell'ospitalità. Del resto la morìa di aziende medio piccole e la falcidia dei posti di lavoro sta a dimostrare che, forse, nell'industria nulla sarà più come prima. Se ci sono i servizi, ci dovrebbero essere anche i soldi dello Sato per le opere che non riescono a essere attraenti per i privati e la logistica che potrebbe fare della Puglia lo snodo dei traffici verso l'area balcanica, e di Bari, un centro metropolitano sulla sua "periferia", svolgendo così un ruolo propulsore per l'economia. Tornando alla "BT", l'annunciata formazione professionale autofinanziata, ispirata allo svilimento del titolo di studio come ostacolo all'inserimento nelle realtà lavorative non innovative, si attesta su nuove figure professionali, non di apicale scolarizzazione, come l'operatore del benessere fisico, l'assistente alla poltrona odontoiatrica, l'onicotecnico, il truccatore, il consulente d'immagine, il life looching, l'installatore di pannelli voltaici e l'enery manager. Forse, inavvertitamente, ci si scorda del congruo numero di disoccupati di sesso maschile e femminile, di cassintegrati e di gente stanca e demoralizzata di cercare lavoro che non c'è: il risultato che gli innanzi menzionati profili professionali, alcuni in soprannumero, saranno utili ai soliti e pochi abbienti.