Periferia di Barletta: l’assedio delle parole, l’annosa attesa di risposte
Ieri sera, dibattito su legalità e socialità, a Largo Primavera. Sicurezza, responsabilità, relazioni sociali
venerdì 23 agosto 2013
11.30
Periferia: tema e realtà su cui si continua a discutere, ma per il quale, la città e i barlettani attendono da anni soluzioni. Ieri sera, a Largo Primavera, nel cuore della cosiddetta zona 167, si è svolto un dibattito dal titolo "Legalità e socialità per dare dignità alle nostre periferie", nell'ambito dell'iniziativa "Periferia in festa", organizzato da Sinistra per Barletta. Durante la serata, moderata dal consigliere comunale di Sinistra Unita, Carmine Doronzo, sono intervenuti Luigi Pannarale (ordinario di sociologia del diritto dell'Università di Bari), Gennaro Memoli (farmacista), Ruggiero Bufo (presidente Dopolavoro Divittorio), Francesco Messina (giudice del Tribunale di Trani), Felice Dilernia (antropologo), Franco Corcella (coordinatore Camera del Lavoro di Barletta), Antonio Rizzi (assessore alle politiche delle Risorse Umane), e il sindaco Pasquale Cascella.
«Abbiamo pagato le urbanizzazioni, ma oggi non c'è nessun servizio, non c'è la fogna bianca, e i numeri civici - così è intervenuto Ruggiero Bufo, che ha registrato negativamente la presenza di pochi cittadini ad ascoltare il dibattito - Non c'è una piazza, non c'è un centro sociale, si vive solo per abitare. La sicurezza è fai da te (inferiate, porte blindate, allarmi), è un quartiere senza controllo». «Questa zona è difficile da controllare, sia per il numero di abitanti, sia per un abbassamento del senso collettivo - ha detto Francesco Messina, che ha ricordato poi, nella sua esperienza di giudice a Barletta, come in questo quartiere ci siano stati vari episodi di arresti per spaccio di droga - Abbiamo avuto un fenomeno di criminalità locale di gestione di un servizio: c'è gente che viene qui in queste zone per acquistare droga - e ha concluso - Dobbiamo evitare una logica di deresponsabilizzazione, delegando tutto a forze dell'ordine e magistrati. In questo, la nostra realtà è a macchia di leopardo».
«La questione è complessa, bisogna lavorare sulla rappresentazione, sul grado di sicurezza percepita - è il senso dell'intervento di Felice Di Lernia, che da anni si occupa di sicurezza urbana, con un consorzio di cooperative sociali - chi si occupa di sicurezza, deve lavorare sia su dati reali che su rappresentazioni. Sono periferie i non luoghi, che non hanno memoria e relazioni, cioè che non hanno un'identità. Un luogo diventa tale quando viene abitato: ciò dipende dalla quantità e dalla qualità delle relazioni, e non dalla presenza di forze dell'ordine». «Il primo sforzo comune deve essere quello di individuare un nome per questo quartiere - ha detto il sindaco Cascella - Guardando l'ex distilleria ci siamo chiesti: perché non si è cominciato il recupero partendo dall'edificio centrale? - ha aggiunto - Abbiamo recuperato dei locali per l'incubatore - e sull'orto botanico - Perché in due anni non si è fatto nulla? Perché c'è stata l'occupazione abusiva di due palazzine - e ha concluso - Il problema non è il lamento, ma l'assunzione di responsabilità».
La città e i barlettani, al momento, rimangono assediati da valanghe di parole che si sprecano in questa città su tante questioni, soprattutto sull'annoso e irrisolto problema della periferia, declamata nelle varie accezioni, tra cui quella di zona 167. Le risposte concrete e le soluzioni, che liberino i cittadini da questo assedio, che passano attraverso responsabilità individuali e collettive, tarderanno a venire ancora per quanto?
«Abbiamo pagato le urbanizzazioni, ma oggi non c'è nessun servizio, non c'è la fogna bianca, e i numeri civici - così è intervenuto Ruggiero Bufo, che ha registrato negativamente la presenza di pochi cittadini ad ascoltare il dibattito - Non c'è una piazza, non c'è un centro sociale, si vive solo per abitare. La sicurezza è fai da te (inferiate, porte blindate, allarmi), è un quartiere senza controllo». «Questa zona è difficile da controllare, sia per il numero di abitanti, sia per un abbassamento del senso collettivo - ha detto Francesco Messina, che ha ricordato poi, nella sua esperienza di giudice a Barletta, come in questo quartiere ci siano stati vari episodi di arresti per spaccio di droga - Abbiamo avuto un fenomeno di criminalità locale di gestione di un servizio: c'è gente che viene qui in queste zone per acquistare droga - e ha concluso - Dobbiamo evitare una logica di deresponsabilizzazione, delegando tutto a forze dell'ordine e magistrati. In questo, la nostra realtà è a macchia di leopardo».
«La questione è complessa, bisogna lavorare sulla rappresentazione, sul grado di sicurezza percepita - è il senso dell'intervento di Felice Di Lernia, che da anni si occupa di sicurezza urbana, con un consorzio di cooperative sociali - chi si occupa di sicurezza, deve lavorare sia su dati reali che su rappresentazioni. Sono periferie i non luoghi, che non hanno memoria e relazioni, cioè che non hanno un'identità. Un luogo diventa tale quando viene abitato: ciò dipende dalla quantità e dalla qualità delle relazioni, e non dalla presenza di forze dell'ordine». «Il primo sforzo comune deve essere quello di individuare un nome per questo quartiere - ha detto il sindaco Cascella - Guardando l'ex distilleria ci siamo chiesti: perché non si è cominciato il recupero partendo dall'edificio centrale? - ha aggiunto - Abbiamo recuperato dei locali per l'incubatore - e sull'orto botanico - Perché in due anni non si è fatto nulla? Perché c'è stata l'occupazione abusiva di due palazzine - e ha concluso - Il problema non è il lamento, ma l'assunzione di responsabilità».
La città e i barlettani, al momento, rimangono assediati da valanghe di parole che si sprecano in questa città su tante questioni, soprattutto sull'annoso e irrisolto problema della periferia, declamata nelle varie accezioni, tra cui quella di zona 167. Le risposte concrete e le soluzioni, che liberino i cittadini da questo assedio, che passano attraverso responsabilità individuali e collettive, tarderanno a venire ancora per quanto?