Perchè votare alle primarie
Domenica la scelta del candidato premier di centrosinistra. Contro la logica spicciola del “Non voto perché tanto si sa chi vince”
mercoledì 21 novembre 2012
La questione se votare o meno alle Primarie, siano del centrosinistra o del centrodestra, mi ha fatto pensare intensamente all'asino di Buridano, anche noto come paradosso dell'asino: "Un asino affamato e assetato è accovacciato esattamente tra due mucchi di fieno con, vicino a ognuno, un secchio d'acqua, ma non c'è niente che lo determini ad andare da una parte piuttosto che dall'altra. Perciò, resta fermo e muore".
Ho incontrato, per le strade della città, elettori medi delle Primarie del centrosinistra, che domenica prossima parteciperanno all'appuntamento elettorale a Barletta, in piazza A. Moro, organizzato dalla coalizione progressista, così come in tutta Italia. Da loro ho voluto sapere quali sono le motivazioni che li hanno spinti a scegliere di partecipare, nonostante i maldipancia dell'opinione pubblica nei confronti dei partiti. Ne riassumiamo i principali pensieri.
Il principio che convince a partecipare alle Primarie è lo stesso per cui tutti i cittadini dovrebbero, consapevolmente e con coscienza, compiere il diritto-dovere di votare alle elezioni ordinarie. Perché le votazioni sono uno dei pochi strumenti che i cittadini hanno per cambiare, o perlomeno per tentare di farlo, il futuro del Paese. Quella di domenica 25, ma anche se e quando ci saranno primarie di centrodestra, è sicuramente un'importante festa democratica a cui è sbagliato mancare. Scegliere di non scegliere non porta lontano. Si dice che non si va a votare domenica, pur sentendosi da sempre di area di centrosinistra, per protesta verso la partitocrazia, ma non sarà l'ennesima 'Secessione dell'Aventino' a cambiare l'esito della storia, anzi. E' una riflessione troppo sbrigativa questa, forse anche un po' comoda, che abitua le menti alla negazione del "migliore dei mondi possibili", le scelte democratiche. Non è il contrasto a decisioni partitocratiche, ma un 'lassaiz faire' politico, che fa intravedere una deriva oscura, fatta di disaffezione totale per la politica e di un qualunquismo crescente. E questo non va bene. Si devono cambiare questi giochi, questi partiti, questi politici, non fare di tutta l'erba un fascio. Bisogna imparare a distinguere, a capire chi va bene e chi no.
Altra idea rappresentativa è: "Non voto perché tanto si sa chi vince". A parte che la probabilità non è la certezza, poi serve anche a delineare il peso di determinate idee e ideali nella futura coalizione, che stando a tutti i sondaggi sarà quella che andrà a governare. Sostenere Vendola o Tabacci è chiaro che ha un valore piuttosto diverso. Quindi anche concretezza e realismo sono quelli che spingono a votare domenica, gli elettori di centrosinistra.
Il paradosso dell'asino di Buridano può dar spazio a molteplici letture, la cosa certa è che l'asino alla fine muore; muore perché non sa scegliere, o preferisce non scegliere. Ultimo consiglio che raccogliamo è di non confondere il piano locale e quello nazionale: si vota 'solo' per il candidato premier.
Ho incontrato, per le strade della città, elettori medi delle Primarie del centrosinistra, che domenica prossima parteciperanno all'appuntamento elettorale a Barletta, in piazza A. Moro, organizzato dalla coalizione progressista, così come in tutta Italia. Da loro ho voluto sapere quali sono le motivazioni che li hanno spinti a scegliere di partecipare, nonostante i maldipancia dell'opinione pubblica nei confronti dei partiti. Ne riassumiamo i principali pensieri.
Il principio che convince a partecipare alle Primarie è lo stesso per cui tutti i cittadini dovrebbero, consapevolmente e con coscienza, compiere il diritto-dovere di votare alle elezioni ordinarie. Perché le votazioni sono uno dei pochi strumenti che i cittadini hanno per cambiare, o perlomeno per tentare di farlo, il futuro del Paese. Quella di domenica 25, ma anche se e quando ci saranno primarie di centrodestra, è sicuramente un'importante festa democratica a cui è sbagliato mancare. Scegliere di non scegliere non porta lontano. Si dice che non si va a votare domenica, pur sentendosi da sempre di area di centrosinistra, per protesta verso la partitocrazia, ma non sarà l'ennesima 'Secessione dell'Aventino' a cambiare l'esito della storia, anzi. E' una riflessione troppo sbrigativa questa, forse anche un po' comoda, che abitua le menti alla negazione del "migliore dei mondi possibili", le scelte democratiche. Non è il contrasto a decisioni partitocratiche, ma un 'lassaiz faire' politico, che fa intravedere una deriva oscura, fatta di disaffezione totale per la politica e di un qualunquismo crescente. E questo non va bene. Si devono cambiare questi giochi, questi partiti, questi politici, non fare di tutta l'erba un fascio. Bisogna imparare a distinguere, a capire chi va bene e chi no.
Altra idea rappresentativa è: "Non voto perché tanto si sa chi vince". A parte che la probabilità non è la certezza, poi serve anche a delineare il peso di determinate idee e ideali nella futura coalizione, che stando a tutti i sondaggi sarà quella che andrà a governare. Sostenere Vendola o Tabacci è chiaro che ha un valore piuttosto diverso. Quindi anche concretezza e realismo sono quelli che spingono a votare domenica, gli elettori di centrosinistra.
Il paradosso dell'asino di Buridano può dar spazio a molteplici letture, la cosa certa è che l'asino alla fine muore; muore perché non sa scegliere, o preferisce non scegliere. Ultimo consiglio che raccogliamo è di non confondere il piano locale e quello nazionale: si vota 'solo' per il candidato premier.
Nella foto di Sky Tg24, da sinistra, i candidati alle Primarie Pd Bruno Tabacci, Laura Puppato, Matteo Renzi, Nichi Vendola, Pier Luigi Bersani.